Sono nemico della tua violenza, ma voglio essere amico tuo.
Se ti ho fatto dei torti, li voglio riconoscere, parliamone, sono deciso a ripararli per quanto è possibile.
Diciamoci i mali che entrambi ci siamo fatti, per superarli insieme. Se siamo nemici per il passato, possiamo collaborare per il futuro di entrambi. Ciò sarebbe il vero guadagno da questo conflitto. La tua minaccia mi induce a minacciarti il peggior male che posso farti. Non voglio farti quel male, non voglio gareggiare in violenza, perché perderemmo entrambi, nella vita, nell'onore e nell'intelligenza. Due dolori non tolgono il primo dolore. La vendetta non placa l'offesa, ma attira male su male, come catena tormentosa.
Se deciderai per la violenza, ti resisterò fino a frustrare la tua idea di sottomettermi.
Decido di non colpirti perché mi appello alla tua intelligenza umana per vedere riconosciute le mie giuste ragioni, come io voglio riconoscere le tue.
Scegliamo un mediatore giusto, che ci aiuti a trovare un terreno di trattativa e di accordo.
Se entrambi andiamo più su della volontà di dominio sull'altro, possiamo guadagnare i vantaggi della collaborazione.
Dopo i messaggi facciamo incontrare nostri messaggeri intelligenti, con mano aperta e animo disarmato.
Potranno fare piccoli passi, poi più grandi, verso la vita giusta per entrambe le nostre parti.
Sono nemico della tua violenza, anche della mia, perché voglio vivere e collaborare. Conviene a me, conviene anche a te.
(Enrico Peyretti)