Almeno 65 morti e oltre 300 feriti - donne e bambine/i in maggioranza: è l'ancora incerto bilancio dell'ennesimo giorno del terrore, questa volta a Lahore, in Pakistan, in un parco giochi. Parigi, Bruxelles, Istanbul... la lista è lunga e fa il giro del mondo. Leggeremo le analisi, ascolteremo le invettive e le richieste di guerra - muri - espulsioni - più armi, più morti, più morti, più morti. I terroristi stanno avendo questo successo: ci reclutano. Siamo spinti ad adottare la loro visione del mondo, a usare le loro parole, a chieder loro scusa per Guantanamo (di cui non può fregargliene di meno) mentre lasciano una scia di corpi spezzati ovunque passino e che nulla con Guantanamo avevano a che fare, oppure a credere che l'unica risposta sia un imperialismo ancora più bellicoso e razzista di quello esistente. Paura e arroccamento. Odio contro odio.
Il terrorismo funziona perché divide tutti coloro che gli sopravvivono, polarizzandoli e imponendo loro di schierarsi. Con chi stai, con noi assassini o con gli assassini americani? Fanno le manifestazioni per Bruxelles, vedi, ma di quello che è successo con i droni a casa tua se ne fregano.
Io vorrei dare una risposta, ma non posso darla da sola. Ho bisogno che il movimento pacifista, il movimento nonviolento e il movimento delle donne la diano con me, e a livello internazionale. Fissiamo un giorno e scendiamo davvero nelle strade, in tutto il mondo, come facemmo contro la guerra in Iraq, a dire che noi siamo schierate/i contro la violenza. Che ogni vittima, ovunque, chiunque l'abbia strappata alla vita l'ha strappata anche al nostro cuore e non lo accettiamo. Vi prego.
Fonte: Centro di ricerca per la pace e i diritti umani