C'è una rappresentanza di donne coraggiose premiate nel 2017 con il premio "International Women Courage Award" di cui si è parlato molto poco.
Il premio, istituito nel 2007 negli Stati Uniti, viene conferito annualmente a donne di tutto il mondo che abbiano dimostrato un eccezionale coraggio nel difendere la pace, la giustizia, i diritti umani, l'uguaglianza e l'emancipazione femminile, spesso correndo gravi rischi personali. Non si può iniziare il nuovo anno senza raccontare il coraggio di queste donne. Le premiate per l'anno 2017 sono:
Suor Carolin Tahhan Fachakh, delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) in Siria. Suor Carol è rimasta a Damasco, rischiando la vita per aiutare la gente nel Paese dilaniato dalla guerra. Gestisce un asilo nido con più di duecento bambini musulmani e cristiani, molti dei quali traumatizzati dagli eventi bellici. Gestisce inoltre un laboratorio di sartoria, in collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che fornisce supporto alle donne sfollate. Oltre cento donne musulmane e cristiane partecipano al programma. Alla fine della formazione, le donne possono iniziare a lavorare a casa con una macchina da cucire fornita dalla scuola e guadagnare un salario. I profitti delle vendite aiutano la scuola a comprare cibo per le famiglie bisognose e per pagare i farmaci e le spese ospedaliere. Suor Carol spiega: "Noi aiutiamo tutti, senza distinzioni tra cristiani e musulmani, seguendo l'esempio di Gesù. Nel nostro lavoro siamo aiutate anche da volontari musulmani, persone buone e generose che lavorano con grande dedizione".
Rebecca Kabugho, attivista del movimento cittadino LUCHA nella Repubblica Democratica del Congo. Nonostante le repressioni, le minacce quotidiane e il rischio di arresto, Rebecca ha coraggiosamente svolto una serie di manifestazioni pacifiche e non violente a favore della libertà, della democrazia e dei diritti umani. Il governo l'ha arrestata, i social media e la stampa internazionale l'hanno elogiata come la più giovane prigioniera di coscienza del mondo. Grazie al suo coraggio, Rebecca è diventata un esempio per molte giovani ragazze del suo Paese.
Fadia Najib Thabet, attivista per i diritti umani nello Yemen, ha rischiato la vita per proteggere i bambini dalle milizie di Al Qaeda. Attraverso il suo coraggioso lavoro, ha dissuaso molti giovani dall'entrare nei gruppi terroristici. Ha denunciato il reclutamento di bambini soldato e documentato casi di rapimenti, stupri e altre violazioni dei diritti umani. Ha lavorato con genitori, comunità e scuole per salvare i bambini dalla guerra.
Natalia Ponce de Leon, presidente della Fondazione "Natalia Ponce de Leon" in Colombia. La Fondazione è nata per difendere i diritti delle vittime di aggressioni con l'acido. La sua vita è cambiata nel marzo 2014, quando uno stalker le ha gettato addosso un litro di acido solforico. Rinata dalle ceneri di quell'attacco, è diventata il simbolo del potere riparatore del perdono. Ha combattuto per ottenere una legge che aumentasse le pene per gli aggressori. Ora sta lavorando a stretto contatto con l'Istituto nazionale di medicina legale per far sì che le vittime di aggressioni con l'acido possano ricevere un appropriato trattamento medico e psicologico.
Malebogo Molefhe, attivista per i diritti umani in Botswana. Giocatrice di basket della Nazionale, ha subito le violenze e l'attacco armato del suo ex fidanzato. E' sopravvissuta ai colpi di pistola ed è rimasta paralizzata su una sedia a rotelle. Insieme ad altre ragazze che hanno vissuto analoghe esperienze, ha creato un'associazione per difendere le donne dagli abusi e dalle violenze. Avendo giocato a basket dai 18 anni ai 29 anni, Malebogo promuove la riabilitazione attiva per le donne disabili, in particolare quelle la cui disabilità è conseguente alla violenza domestica.
Sono state inoltre premiate:
Jannat Al Ghezi, che ha fornito aiuto alle donne yazide e dell'area di Mosul, orribilmente vessate sotto la brutale occupazione dell'ISIS; Aichatou Ousmane Issaka, che ha lavorato per la pace in Niger contro l'organizzazione terrorista Boko Haram; Saadet Ozkan, una ex insegnante di scuola elementare, attivista in Turchia, che è diventata una campionessa nella difesa delle vittime di abusi sui minori; Nguyen Ngoc Nhu
Quynh, blogger e attivista ambientale in Vietnam, che dal 2006 conduce campagne per la difesa dei diritti umani; Sharmin Akter, attivista contro i matrimoni forzati in Bangladesh; Sandya Eknelygoda, attivista per i diritti umani nello Sri Lanka; Veronica Simogun (Nuova Guinea) e Cindy Arlette Contreras Bautista (Perù) impegnate contro la violenza sulle donne.
www.frammentidipace.it , 3 gennaio 2018