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La guerra non è mai una soluzione, porta comunque morte e distruzione

Di fronte all'angoscia che provo per la situazione che stiamo vivendo, un piccolo conforto mi deriva dai discorsi che  mettono in luce la necessità di scambiare idee, informazioni, confrontarsi, prima di trinciare giudizi dettati da appartenenze politiche e/o ideologiche. Certo che è difficile districarsi tra la manipolazione delle notizie, la strumentalizzazione di stati emotivi alimentati ad arte per mettere le persone di fronte ad alternative apparentemente insuperabili, questa è poi la funzione di una guerra, come di tutte, spazzare via ogni ipotesi di mediazione, si sbattono sulla bilancia orrori di cadaveri e massacri, per nascondere le ragioni per le quali si è giunti a questo punto, e soprattutto gli interessi contrapposti in gioco.
Io provo angoscia e disorientamento, non solo per quanto accade, ma per gli accanimenti dialettici che suscita.
Le certezze, prive di ogni ragionevole dubbio, mi terrorizzano sempre, da qualunque parte politica siano espresse, rivelano simmetria di posizioni e sentimenti totalitari, soprattutto trascurano ogni considerazione in merito alle concrete e materiali vite di donne e uomini.
Posso solo continuare a cercare di capire, a partire da un punto fermo: la guerra non è mai una soluzione, porta comunque morte e distruzione (qualcuno parla del salvataggio del popolo libico inondato di uranio impoverito?) alle persone che vuole "salvare" (intervento umanitario).
I mezzi per tentare di bloccare le prepotenze più gravi ci sarebbero stati comunque, in ragione dell'integrazione economico-finanziaria, politica e sociale del mondo di oggi, se non vi si è ricorso prima è perché si è voluto che le cose arrivassero a un punto di non ritorno per eterogeneità dei fini: le armi ci sono e vanno usate per rinnovarle e comprare quelle che nel frattempo sono prodotte, ci sono motivi geopolitici, di prestigio internazionale, le persone schiacciate sulla dimensione amico/nemico sono più controllabili, perché hanno maggiori difficoltà a pensare...
Forse le possibilità di usare altri mezzi ci sono ancora oggi, continuiamo a cercare.

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo