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Lettera al Presidente per un 2 giugno civile

Per una festa della Repubblica e della Costituzione tutta civile
Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,

sono un cittadino che apprezza molti aspetti del Suo servizio civile alla Repubblica.
Voglio essere obbediente alla Costituzione italiana, scritta subito dopo il flagello del secondo conflitto mondiale, e proprio per questo tesa al ripudio della guerra stessa, come dispone l’articolo 11. È la stessa Costituzione che ci indica che la nostra Repubblica è fondata sulla forza del lavoro (articolo 1) e non delle armi.

Circolano oggi alcune interpretazioni forzate dell’art. 11 per giustificare le disastrose “nuove guerre”, che hanno frustrato la possibilità di far valere il diritto internazionale di pace, dopo i grandi eventi del 1989.

Molti ritengono ancora che la Repubblica abbia bisogno della pericolosa difesa armata, nonostante una reale ma ignorata storia di difesa nonviolenta dei diritti umani e dei popoli.

Così, nella preparazione e fabbricazione di armi supercostose – come gli F35, strumenti di guerra aggressiva – si sprecano enormi risorse materiali e umane, anche con profitti indebiti.

Per tutto questo anch’io con tanti altri non posso comprendere perché la Festa della Repubblica, il 2 giugno, venga celebrata con le parate militari, la sfilata della armi, la mostra degli ordigni bellici. E’ una contraddizione divenuta ormai insopportabile, che ignora e offende il senso profondo della Costituzione e la coscienza civile.

L’emblema più vero della Repubblica non sono le armi, ma le arti, la cultura, la scienza, tutto il lavoro umano, anzitutto il più umile e meno rispettato.

Il 2 giugno ricorda un giorno di democrazia, di dignità popolare. La scheda è un mezzo civile, alternativo all’arma che uccide. Nessun altro giorno di festa nazionale italiana è altrettanto libero ed estraneo alle armi e al loro funesto simbolismo.

Il 2 giugno hanno diritto di sfilare soltanto le forze del lavoro, i sindacati, le categorie delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini con le madri e i padri, le ragazze e i ragazzi del servizio civile. Non i militari e le armi.

I militari hanno già la loro festa, il 4 novembre, che ricorda una guerra che si poteva e doveva evitare, e una vittoria militare dolorosissima e dannosa per la storia italiana, tanto che portò al fascismo.
A lei, Presidente della Repubblica, chiedo anch’io, come chiedo da qualche decennio a Lei e ai Suoi predecessori, di abolire la parata militare del 2 giugno, anche per rispettare la necessità di risparmio economico (l’anno scorso costò quasi 10 milioni di euro). Sia Lei in persona ad invitare i giovani disoccupati e i pensionati come degni rappresentanti del popolo italiano in sofferenza. E’ un vero e proprio scandalo che mentre si impongono pesanti sacrifici a tutti, il Parlamento ed il Governo abbiano confermato l’enorme spesa di oltre 10 miliardi di euro per l’acquisto dei cacciabombardieri d’attacco F35.
I cercatori di pace interpelleranno le autorità civili locali e dove possibile organizzeranno sfilate dove i cittadini disarmati innalzeranno i cartelli con l’articolo 11 della Costituzione.

La saluto con rispetto, con fiducia e attesa.

Torino, 26 aprile 2012

Fonte: Centro Studi Sereno Regis