Mai più la guerra

La morte è l'ineluttabile fine terrena di ogni essere umano. Ma se la morte sopravviene per mano di un altro essere umano, e se questa morte avviene perché qualcuno ha scatenato una guerra, e se di queste morti ce ne sono milioni, allora tutto questo è inaccettabile e occorre ribellarsi e indignarsi.

Si può dunque chiamare "festa" questa "inutile strage"? Eppure il 4 novembre, fine dell'inutile strage (come la definì Papa Benedetto XV) della prima guerra mondiale, è ancor oggi festeggiata con una bolsa retorica militarista invece che divenire occasione per un rinnovato impegno contro tutte le guerre, per mettere in atto quel "Mai più la guerra, spirale di lutto e di violenza" di un altro Papa, Giovanni Paolo II.
Con don Milani diciamo: "Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima. Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano". Oggi ai giovani occorre insegnare che "essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo nè davanti agli uomini nè davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto".
Il 4 novembre può diventare una grande occasione collettiva per dire no per sempre alla guerra e alla sua preparazione.

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo