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Niente nuvole sull'Arena

Il 25 aprile all'Arena di Verona c'era una luce abbagliante, il sole per fortuna splendeva tutto il pomeriggio e l'evento ha ridato fiducia a migliaia di persone nel movimento per la pace. Certamente i tempi limitati, e l'obbligo imposto dalla Fondazione Arena di mantenere prevalente la componente artistica dell'evento, hanno costretto gli organizzatori a limitare il numero degli interventi, ma decine e decine di persone hanno parlato dal palco. Donne e uomini di tutte le età, con proposte costruttive che andavano ben oltre il semplice e necessario NO agli F35, portavoci di reti più che di singole organizzazioni.

E' proprio questo il segnale che ci stiamo allontanando dalla cultura leaderistica che ha caratterizzato tanti eventi associativi negli ultimi anni, a partire dalla Marcia della Pace Perugia-Assisi. Per la gestione monopolitistica di questo evento, non per la sua scelta di candidarsi alle ultime elezioni politiche, Flavio Lotti è stato sfiduciato dalle reti di società civile organizzata che cercano ora con modalità più partecipative di portare avanti campagne ed eventi inclusivi e rispettosi dei valori della nonviolenza.

Grazie a questo nuovo processo di convergenza tra reti, è stata lanciata all'Arena di Verona e pubblicamente presentata il 2 giugno con un comunicato ufficiale, la Campagna per il disarmo e la difesa civile, con una proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione e il finanziamento del “Dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta”. Tale campagna viene proposta da Rete Italiana per il Disarmo – Controllarmi (www.disarmo.org), Conferenza Nazionale Enti di Servizio Civile – CNESC (www.cnesc.it), Forum Nazionale per il Servizio Civile – FNSC (www.forumserviziocivile.it), Tavolo Interventi Civili di Pace – ICP (www.interventicivilidipace.org), Campagna Sbilanciamoci! (www.sbilanciamoci.org), Rete della Pace (www.retedellapace.it). Si veda il comunicato disponibile qui: http://www.unponteper.it/il-2-giugno-e-la-festa-della-repubblica-che-ripudia-la-guerra/

Niente mediazioni dunque con la politica, niente disponibilità a negoziare una “diminuzione” della spesa militare, ma la forte richiesta di azzerare programmi come quello degli F35 e iniziare a costruire con serietà un nuovo sistema organico di difesa civile nonviolenta. Nessun tavolo di trattative con il governo o i parlamentari per la campagna Difesa Civile, ma la richiesta alla politica di discuterne apertamente in eventi pubblici dal momento in cui il testo verrà presentato in Cassazione.

I Corpi Civili di Pace potrebbero già iniziare ad operare tramite la sperimentazione finanziata per gli anni 2014-2015-2016, ma i 9 milioni di euro previsti sono stati stanziati sul bilancio dell'Ufficio Nazionale Servizio Civile, che deve ancora produrre un bando sperimentale su queste progettazioni.

C'è da dire che da dicembre 2013, quando il finanziamento è stato approvato, è cambiato il governo, sono rimasti senza nomine per mesi i sottosegretari, e senza un referente politico l'UNSC ha dichiarato di non poter procedere. Ora il referente c'è, è il Sottosegretario Bobba, che speriamo possa riaprire immediatamente il percorso di sperimentazione dei Corpi Civili di Pace.

Nel frattempo molte associazioni del Tavolo Interventi Civili di Pace stanno studiando possibili interventi da sottoporre a eventuale bando CCP, ma non conosciamo ancora il nuovo meccanismo di accreditamento degli enti (molti di noi non sono enti di servizio civile quindi non avrebbero titolo, ad ora, per entrare nella sperimentazione) né i tempi e le caratteristiche di un eventuale bando sperimentale. Per stimolare le istituzioni a propore un modello per noi minimamente accettabile abbiamo prodotto un documento firmato da tutte le reti rilevanti, di cui speriamo venga compreso il valore. Certamente non è facile decidere di impegnarsi in interventi seri con i progetti poverissimi del servizio civile italiano, quindi la sfida sarà convincere chi può veramente organizzare interventi di peacebuilding a partecipare al bando e reperire da sé i confinanziamenti necessari.

Una collaborazione di questi Corpi Civili con agenzie ONU sarebbe auspicabile nella lunga durata ma l'emendamento Marcon alla finanziaria ha collocato i 9 milioni di euro sul bilancio dell'UNSC quindi ci vorrebbe una nuova decisione politica e un nuovo voto per dirottarli su missioni ONU. Inoltre, persino gli UN Volunteers richiedono finanziamenti e standard ben diversi da quelli che può offrire il sistema italiano del servizio civile, e se l'Italia decidesse di finanziare un programma come quello non farebbe che trasferire il budget alle Nazioni Unite, perdendo qualsiasi chance di sviluppare una capacità italiana di peacebuilding e difesa civile nonviolenta. Una collaborazione futura tra i nostri progetti e missioni ONU può essere costruita ma richiederebbe anni (non mesi) di mediazione con l'ONU, da parte di gruppi già presenti sul terreno su particolari scenari, come fatto recentemente da Nonviolent Peaceforce.

La United Nations Logistics Base http://www.unlb.org/ di Bridisi si occupa di mera logistica e telecomunicazioni per le missioni di peacekeeping: acquistare beni tramite aste, immagazzinarli e poi smistare mezzi e container alle operazioni di peacekeeping. Persino i corsi di formazione della Center of Excellence Training Facility sono strettamente legati alla logistica. Non è facile quindi trovare in Italia centri e strutture ONU con cui programmare attività che possano essere stimolanti per noi, ma un dialogo con il programma UN Volunteers può iniziare in qualsiasi momento se c'è volontà politica per tesserlo negli anni.

Speriamo nel frattempo che chi, nei nostri ministeri, si occupa di gestione civile delle situazioni di crisi, in collegamento con agenzie dell'Unione Europea e dell'ONU, inizi a dialogare maggiormente con la società civile. Un'occasione potrebbe essere quella offerta dal nuovo Istituto Europeo per la Pace, inaugurato a Bruxelles qualche settimana fa e per ora interamente governativo. All'Arena di Verona non sapevamo nemmeno se l'Italia avrebbe aderito, ma ora la decisione politica è stata presa e l'italiano Staffan De Mistura presiede il comitato direttivo dell'Istituto. Abbiamo chiesto in questi giorni di interloquire con il Ministero degli Esteri sull'impostazione del centro e speriamo vi siano spazi, al suo interno, per sviluppare con la società civile metodologie nonviolente e innovative di trasformazione dei conflitti. Chissà che questo non possa offrire uno stimolo utile, anche in Italia, alla rinascita degli Studi sulla Pace.

Martina Pignatti Morano – Un ponte per... e Tavolo Interventi Civili di Pace