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Una resistenza nel segno dell'amore (Coord. Cristiani per la pace di Vicenza)

Il Coordinamento dei Cristiani per la Pace di Vicenza ha elaborato una lettera aperta ai cristiani, significativamente intitolata "Una resistenza nel segno dell'amore". La lettera è stata stampata in 50.000 copie, ormai in gran parte distribuite, tanto che ne è prevista la ristampa di altre 25.000. Il documento, oltre ad essere liberamente scaricabile dal sito, è da alcuni giorni aperto alla sottoscrizione di singoli e gruppi. Per aderire, basta compilare un semplice modulo (nome, cognome, comune di residenza...) sul sito indicato qui sopra. Di seguito, vi riporto il testo del documento. Premessa

Vicenza, in questi ultimi anni, si è misurata e confrontata con una realtà decisamente problematica: la possibilità, prima, e la scelta, poi, di costruire nel suo territorio, quello adiacente all’aeroporto “Dal Molin”, praticamente dentro la città, una nuova base militare U.S.A. Questa realtà ha fortemente provocato anche le coscienze cristiane con una serie di dibattiti sia pubblici che privati. Questo evento, emblematico di quanto sta avvenendo a livello mondiale sul piano della corsa al riarmo e dello sfruttamento delle risorse del pianeta, impone una scelta di campo per una radicale opzione di PACE, intesa non solo come atteggiamento interiore, ma anche come obiettivo concreto da raggiungere.

Costituzione del “Coordinamento cristiani per la pace di Vicenza”

Il Coordinamento cristiani per la pace di Vicenza nasce con l’obiettivo di far incontrare le persone che hanno a cuore lo svolgersi di questo dibattito e confronto, sia all’interno che verso l’ “esterno” della Chiesa, sulle tematiche della Pace, della Giustizia e della Salvaguardia del Creato, convinte che il messaggio di Cristo dice “oggi e qui” parole chiare, comprensibili ad ogni donna e ad ogni uomo. Nel Coordinamento cristiani per la pace intendiamo aprirci all’incontro con quanti hanno a cuore il bene dell’umanità e credono che annunciare il Vangelo comporta esporsi in prima persona definendo con chiarezza un pensiero e una posizione, secondo la fede trasmessaci da Gesù Cristo, nostra luce e punto di riferimento.
Su questo versante si incontrano il sogno di Gesù (“che sian perfetti nell’unità e il mondo creda che tu mi hai mandato” Gv 17,21) e il nostro sogno di una umanità finalmente libera e pacificata.
Con questa lettera aperta vogliamo far risuonare pubblicamente la nostra voce come umile contributo alla più grande professione di fede di tutta la Chiesa. Siamo convinti, infatti, che nessuno può sottrarsi alla responsabilità evangelica di rendere ragione della propria fede di fronte ai propri figli, di fronte a Dio e di fronte alla storia.
Riteniamo che questo avvenga con la testimonianza concreta e coerente nelle scelte quotidiane e nello stile di vita, soprattutto per coloro che rivestono ruoli di responsabilità e di riferimento nel mondo della politica, del lavoro, dell’economia, dell’educazione e della comunità ecclesiale. A tutte le persone che ricoprono ruoli istituzionali, ci rivolgiamo con particolare premura, perché la vicenda “Dal Molin” è emersa e si sta sviluppando all’interno di un quadro di grande ambiguità e persistente gravità.

I nostri fondamenti

Crediamo che Gesù Cristo sia la fonte della nostra Pace. Lui solo è quella sorgente di pacificante serenità che orienta ed illumina il nostro stare attivamente e responsabilmente dentro la storia, in questo tempo così difficile e complesso, ma sempre carico di speranza.
Crediamo che la Chiesa, comunità di fratelli voluta da Gesù, è abitata da un unico amore, sempre impegnata a ricomporre la relazione di fraternità tra tutti i figli dello stesso Padre.
Crediamo che la condizione battesimale di figli di Dio e l’impegno a vivere il Vangelo di pace siano inscindibili: è proprio su questo fonte battesimale, da cui ogni battezzato riceve il compito di essere testimone di pace, che si fonda l’evangelica beatitudine “beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9).

Da questa nostra scelta di affidarci all’amore di Dio, sentiamo di dover affermare che nessuna guerra è giusta, nessuna guerra è umanitaria, nessuna guerra è intelligente e che la guerra preventiva è una perversione politica contemporanea.

Non possiamo non ricordare alle nostre comunità di fratelli che la produzione di armi è peccato grave. Non possiamo non dire a tutti che la violenza genera sempre e comunque altra violenza. L’unica via indicata da Gesù e dai grandi testimoni di pace della storia (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Gandhi, Martin Luther King) è sempre quella di rispondere al male con il bene e di opporsi con coraggio alla malvagità distruttiva, continuando a percorrere e a indicare la via di un amore sapiente, solidale, gratuito, disposto a “dare la vita”. La “pace” militarizzata e le guerre non possono che generare violenza, distruzione e morte.

Anche la Chiesa, nei documenti del Magistero, da tempo sottolinea in maniera esplicita che il ricorso alle armi non è, nella maniera più assoluta, lo strumento per perseguire la giustizia, garantire la pace e la sicurezza globali. “Pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia è al di fuori di qualsiasi ragionevolezza (alienum a ratione, fuori di testa)”. (Giovanni XXIII, Lettera enciclica “Pacem in terris” - 1963 - n° 67).
Il grande divario che tutti i paesi del mondo ancora mantengono tra le spese militari e quelle sociali, ci fa ritenere che “l’economia di guerra” è un’ingiustizia nei riguardi dei milioni di poveri, oppressi e vulnerabili delle nostre società e dell’intero mondo. Non ci sta a cuore solo la città di Vicenza, ma vogliamo raccogliere il grido che ci viene da tutte le vittime, soprattutto quelle civili, sempre più numerose nei conflitti contemporanei.
Rimangono ancora tristemente attuali le parole di Paolo VI: “Quando tanti popoli hanno fame, quando tante famiglie soffrono la miseria... ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo intollerabile. Noi abbiamo il dovere di denunciarlo. Vogliano i responsabili ascoltarci prima che sia troppo tardi”. (Paolo VI, Lettera enciclica Populorum Progressio - 1967- n° 53).
Sulla stessa linea di denuncia profetica già si erano mossi i padri conciliari, quando affermavano nel documento “Gaudium et spes”: “È necessario ancora una volta dichiarare: la corsa agli armamenti è una delle piaghe più gravi dell’umanità e danneggia in modo intollerabile i poveri; e c’è molto da temere che, se tale corsa continuerà, produrrà un giorno tutte le stragi, delle quali va già preparando i mezzi” (G.S. 81).
L’azione nella realtà locale Non dovrebbero esserci dubbi per un’azione dei cristiani contro la decisione di installare a Vicenza la nuova base militare statunitense; ma ci siamo accorti che talune volte così non è: sorgono distinguo e attenuazioni, ricorsi ad accordi ancora vincolanti (che sembrano intoccabili) fra Stati, preoccupazioni di sicurezza internazionale, nazionale e locale.
Il messaggio evangelico si scolora, perde luminosità, non sconvolge più. Parte dei credenti si raffredda e zittisce di fronte alla concreta realtà della scelta di oggi; invece noi riteniamo che qui, a Vicenza, bisogna schierarsi, senza paura di essere strumentalizzati. La buona notizia evangelica ci chiede, infatti, di fare scelte chiare a favore della vita, partendo proprio dalla nostra città. Appoggiamo e siamo in sintonia con la coraggiosa presa di posizione di un gruppo di sacerdoti della nostra diocesi contro l’installazione della base militare al Dal Molin. Apertamente essi ci ricordano come “il Vangelo non ci concede deroghe alla lotta fatta solo con le armi dell’amore e della nonviolenza”. Crediamo che la Chiesa di Vicenza abbia un’opportunità storica e un serio impegno morale: testimoniare l’Amore di Dio per gli uomini, attraverso l’opposizione totale e netta alla costruzione della nuova base degli U.S.A al “Dal Molin” (e in ogni altro luogo).
Non ci riteniamo più cristiani di altri fratelli nella fede e migliori dei concittadini che la pensano diversamente. Ma allo stesso tempo non possiamo tacere di fronte alla responsabilità morale che ci viene dalla nostra comprensione della realtà e dalla fede in Gesù Cristo: la nuova base si pone come un grave attentato al futuro, alla speranza, ad una prospettiva di convivenza e di pace.

Vorremmo inoltre esprimere il nostro disaccordo con quanti sono preoccupati che l’opzione radicale a favore del Vangelo della Pace sia portatrice di divisione nel tessuto ecclesiale. Siamo, al contrario, convinti che essa non potrà che favorire l’incontro di tutte le persone di buona volontà e dei credenti di tutte le Chiese cristiane e di tutte le religioni. Questo incontro è possibile nel comune impegno di interrompere la spirale di connivenza al processo di distruzione dell’umanità e di avviare un nuovo corso di trasformazione dei rapporti tra i popoli nel segno del dialogo, del riconoscimento della dignità di ognuno e di una più giusta distribuzione delle risorse.

Nella fede in Dio vediamo nel campo della carità, della solidarietà e della giustizia il vero spazio della comunione, attiva e operosa, che porterà a superare gli steccati dottrinali e ideologici e tornerà a fare della terra il luogo che Dio ha desiderato: l’incontro delle religioni e delle persone di profonda sensibilità etica sul comune terreno di un grande progetto di promozione e tutela dei diritti umani e di salvaguardia del pianeta.

La nostra opposizione alla costruzione di una nuova base di guerra è e sarà evangelica e nonviolenta, ma oltremodo categorica. Proprio per questo parliamo di resistenza nel segno dell’amore. Non c’è, a parer nostro, nessun aspetto cristiano che possa dare a questo tragico progetto un qualche minimo elemento di accettazione e giustificazione, sia nei fini che porta, sia nei mezzi con cui è giunto all’attenzione della società civile e della nostra comunità.
In Gesù Cristo, maestro dell’Amore e della Pace, coltiviamo nella fede e nella preghiera la certezza che, indipendentemente dagli esiti cui assisteremo, la nostra azione non sarà stata inutile, per i nostri figli, per il futuro di tutta l’umanità e del creato dono di Dio.

Vicenza, gennaio 2008
Coordinamento dei cristiani per la pace

Gruppi promotori del Coordinamento:
Famiglie per la pace di Vicenza; Famiglie per la pace di Costabissara; Agesci Vicenza-Berica; Ass. Papa Giovanni XXIII; Beati i Costruttori di Pace; Commissioni giustizia e pace: Famiglia Servi/e di Maria Lombardia-Veneto e delle Parrocchie di S. Lazzaro e Cuore Immacolato di Maria di Vicenza; Pax Christi; Mir Vicenza - Acli Vicentine; Traiettorie di Pace; GIM (Giovani Impegno Missionario dei Comboniani).