In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
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Antonio Bruno: Saper mettere insieme persone di culture differenti per la pace.
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Carlo Gubitosa: La Marcia Perugia-Assisi, nata come azione diretta nonviolenta per la generazione che mi ha preceduto, è diventata nella mia esperienza personale come una grande "scuola di alternativa", un laboratorio culturale nel quale ho potuto incontrare la cultura della nonviolenza, il pensiero anarchico e libertario, l'ecopacifismo e altre filosofie che a mio avviso dovrebbero far parte del percorso curricolare della scuola dell'obbligo, ma che purtroppo sono sempre più difficili da incontrare in una stagione dove anche l'alternativa sta diventando massificata e appiattita. A questo va aggiunta la dimensione umana, la conoscenza e l'incontro con tanti validissimi "amici della nonviolenza", che per me è stato sempre una grande fonte di nutrimento intellettuale e spirituale.
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Brunetto Salvarani: A mio parere, prima di tutto il tenere il punto sulla lotta per la pace e la gestione nonviolenta dei conflitti, in una fase per nulla facile anche da questo punto di vista.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?
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Antonio Bruno: Cosa dovrebbe caratterizzare... unire per lottare insieme contro il complesso militare-industriale-finanziario.
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Carlo Gubitosa: Penso che quella di quest'anno sia una marcia che ha come primi interlocutori i ragazzi di una generazione diversa dalla mia, che non hanno ancora trovato degli spazi di aggregazione per reagire in modo organizzato alla barbarie della guerra straniera contro i poveri e della violenza domestica contro i migranti. La marcia sarà una grande occasione per "svirtualizzare" le relazioni, guardarsi in faccia, progettare alternative possibili.
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Brunetto Salvarani: Mi auguro soprattutto tre temi: l'uscita dell'Italia da ogni forma di guerra in cui è impegnata, in primo luogo quella in Libia; poi, la connessione inevitabile fra il lavoro per la pace e un cambiamento nella situazione politica in Italia; infine, la richiesta di operare per una via italiana all'intercultura e all'accoglienza dei migranti, che ancora non c'e'. E si sente.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
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Antonio Bruno: È più praticata che voluta, anche soggetti che non escludono la violenza oggi, di fronte alle rivolte sostanzialmente nonviolente di Egitto e Tunisia, cercano di sperimentare forme di resistenza nonviolenta. Per quanto riguarda la nonviolenza teorica, ideale, spirituale essa deve sporcarsi più le mani e saper accettare qualche imperfezione per poter evolvere verso la nonviolenza integrale.
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Carlo Gubitosa: È una bellissima filosofia che nessuno mette in pratica, al netto di poche e rare eccezioni. Proprio oggi mi stupivo di come tutti siano pronti ad applaudire l'azione nonviolenta di Turi Vaccaro (che lotta da solo a mani nude dall'alto di un albero contro i devastanti progetti criminali nascosti dietro la retorica del progresso ferroviario) e al tempo stesso sono pochissimi quelli che cercano di fare qualcosa di analogo, provando a organizzare percorsi di lotta e resistenza nonviolenta. È più difficile, anche perché ormai le parole "lotta" e "resistenza" sono state espulse quasi totalmente dal vocabolario della politica, ma credo che una delle più grandi responsabilità della politica, soprattutto a livello locale, sia quello di dare all'impegno giovanile una alternativa tra l'impotenza passiva e lo sfogo rabbioso. Ma non possiamo aspettarci poi molto da chi chiama "squadristi" i giovani che fischiano i potenti disarmati e a mani nude, solo perché esprimono un potere diverso da quello di chi siede sul palco.
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Brunetto Salvarani: Direi letteralmente deprimente, al di là della straordinaria volontà di tanti suoi attori: basti pensare al fatto che non scuote le coscienze italiane, salvo eccezioni limitate, il partecipare a tante guerre (spesso mascherate da operazioni di pace!) nell'anno del Signore 2011, quando quasi mezzo secolo fa Giovanni XXIII aveva definito la guerra alienum a ratione, nella Pacem in terris. Vale a dire: una cosa del tutto folle.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
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Antonio Bruno: Essere il sale all'interno delle lotte per la pace, contro la Tav, contro il precariato, per diversi stili di vita.
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Carlo Gubitosa: Penso che il Movimento Nonviolento dovrebbe diventare il movimento degli amici della nonviolenza, aprendosi a tutte le iniziative di resistenza che oggi sono il vero capitale sociale del nostro paese. La sfida è quella di uscire dai propri circuiti autoreferenziali, appesantiti anche dall'età anagrafica, per mettersi al servizio dei ragazzi di vent'anni che cercano nuovi modi di ribellarsi alle ingiustizie. In questa particolare fase storica, anche grazie all'uso delle nuove tecnologie, il Movimento Nonviolento dovrebbe diventare il catalizzatore e il punto di raccordo di tutte le iniziative di resistenza alla violenza economica, razzista, militare, ambientale e sociale. Le proteste degli studenti e dei giovani precari, la resistenza contro gli abusi predatori delle grandi opere, le iniziative di cittadinanza attiva che si moltiplicano sul territorio: gli amici organizzati della nonviolenza possono dare un grande contributo a tutte queste esperienze, diventando un prezioso "lievito" culturale, informativo e organizzativo, capace di incidere sul metodo dei processi di cambiamento sociale indipendentemente dal merito delle questioni.
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Brunetto Salvarani: Beh, credo occorrerebbe il più possibile raccordarsi agli altri movimenti che, già in occasione dei recenti referendum sui beni comuni, hanno dato un primo scossone alla morta gora della coscienza civile italiana. Fare rete, ben sapendo che è difficile. Ma indispensabile... Favorendo, in primo luogo, la crescita di uno sguardo glocale sulla realta'.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
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Antonio Bruno: Le rivoluzioni egiziane e tunisine hanno avuto una forte impronta nonviolenta e anche in Italia la lotta in Val di Susa o le manifestazioni per il decennale del luglio 2001 di Genova hanno coinvolto in tecniche nonviolente settori tradizionalmente ostili.
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Carlo Gubitosa: Indubbiamente la protesta dei cittadini spagnoli, una cartina di tornasole che ha messo in evidenza il grande abisso culturale che ci separa da loro. In Italia, sia al potere che all'opposizione, la nostra azione è viziata dalla cultura del leaderismo, che trasforma i cittadini liberi e uguali in seguaci del "capo" di turno che meglio sa incarnare le nostre aspirazioni, siano esse di natura materiale/economica o di natura ideale/spirituale. Una delle ragioni che rende così difficile aprire percorsi di resistenza nonviolenta nel nostro paese è proprio questa continua ed eterna attesa di un "Guru" che ci dica dove andare, cosa fare, quali petizioni firmare, a quali iniziative partecipare. In questo senso il merito della marcia Perugia-Assisi è quello di non essere una iniziativa che nell'immaginario collettivo non viene associata ad un "personaggio", ma ad un variegato insieme di idee.
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Brunetto Salvarani: Sinceramente non saprei, credo per ignoranza mia. Ma non ho percepito un movimento di massa contro le operazioni belliche in Libia, e contro il silenziatore che è stato messo al riguardo sul piano mediatico. Dato che posso parlare soprattutto di ciò che conosco, non posso che segnalare il fatto che il prossimo 27 ottobre verrà celebrata, in tutta Italia, la decima Giornata ecumenica del dialogo cristianoislamico, segno tangibile della possibilità che qualcosa di nuovo sgorghi dal basso, più che dalle istituzioni (purtroppo, aggiungo). È un'iniziativa di base che coniuga istanze di dialogo, pace e nonviolenza, nata grazie alla volontà irriducibile di alcuni amici di inserire il tema del dialogo interreligioso nelle agende pubbliche, giunta sorprendentemente al suo primo decennale (per informazioni: www.ildialogo.org).
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
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Antonio Bruno: Mettere in rete le lotte e vertenze territoriali per un nuovo modello economico contro le grandi opere e le spese militari.
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Carlo Gubitosa: L'attenzione ai giovani, la difesa della scuola pubblica, il dialogo interreligioso, lo sviluppo di una cultura e di una spiritualità liberati dai condizionamenti delle varie "chiese" laiche e confessionali. Tutti temi che hanno avuto come pioniere e sperimentatore Aldo Capitini, che aveva organizzato la sua marcia "scomunicato" dalla chiesa ufficiale, ma anche dal Pci, l'altra potentissima "chiesa" del tempo; aveva concluso la prima edizione della marcia parlando dell'urgenza di far incontrare le religioni dell'oriente e dell'occidente, aveva saputo motivare tantissimi giovani appassionandoli all'esercizio del pensiero critico, aveva fondato già nel 1959 l'"Associazione di difesa e sviluppo della scuola pubblica in Italia". Formazione, studio, preparazione, approfondimento, lettura critica della storia: il lavoro da fare è tutto pre-politico, e riguarda il nutrimento culturale di almeno tre generazioni che devono ancora disintossicarsi da una pesantissima bulimia televisiva, fin troppo sottovalutata nelle analisi politiche in proporzione agli effetti devastanti che ha prodotto sulla politica, l'economia e la vita quotidiana del paese. Oggi più che mai è necessario combattere la devastazione culturale di massa attraverso piccoli centri di resistenza e di formazione che possano consegnare ai cittadini una "cassetta degli attrezzi intellettuale" indispensabile per non trasformarsi in sudditi, servi o seguaci di qualcuno.
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Brunetto Salvarani: Credo di aver già risposto.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?
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Antonio Bruno: Cercare di costruire un futuro senza violenza e sopraffazione e questo non lo si può fare con strumenti che ti fanno diventare violento e sopraffattore.
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Carlo Gubitosa: La nonviolenza è quella inarrestabile forza della verità che permette a chiunque di lottare contro le ingiustizie anche di fronte all'esercito più potente del mondo, una forza sprigionata dall'incontro di uomini e donne liberi e uguali persuasi nell'uso di questa forza al punto da rischiare la vita o la galera. Accostandosi a questa disciplina è necessario studiare per poter praticare, e praticare per poter capire nel cuore quello che si è studiato con la mente.
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Brunetto Salvarani: È considerare l'altro come un fine, e non come un mezzo. Vecchia storia, certo, ma che ci è ancora tutta davanti, alle nostre latitudini.
Note biografiche degli intervistati:
Antonio Bruno: Da sempre impegnato nei movimenti pacifisti e ambientalisti, pubblico amministratore e promotore di rilevanti iniziative nonviolente a Genova; attualmente è capogruppo di Sinistra Europea-Prc al Comune di Genova; impegnato nel "Comitato Verità e Giustizia per Genova" e nelle vertenze territoriali liguri contro le grandi opere e per un diverso modello economico
Carlo Gubitosa: Ingegnere delle telecomunicazioni, giornalista freelance, saggista e collaboratore storico dell'associazione di volontariato dell'informazione "PeaceLink". Dal 1995 collabora con i principali periodici italiani di informazione indipendente, fino a ricoprire nel 2003 il ruolo di caposervizio per la sede di corrispondenza di Milano dell'agenzia di stampa "Redattore sociale". Dal settembre 2009 è direttore responsabile di "Mamma!" (www.mamma.am), la prima rivista italiana di giornalismo a fumetti. Ha collaborato con le principali ong italiane per la formazione dei volontari in servizio civile inviati all'estero come "Caschi Bianchi".
Brunetto Salvarani: Teologo, giornalista e scrittore, dirige il mensile di educazione interculturale "Cem Mondialita'" e il periodico del dialogo cristiano-ebraico "Qol". Si occupa da tempo di dialogo interreligioso, teologia narrativa, interculturalità e cultura popolare. È stato a lungo responsabile del Centro Studi Religiosi della Fondazione San Carlo di Modena, fa parte del comitato editoriale della trasmissione di Rai 2 "Protestantesimo" ed è presidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Nevè Shalom - Waahat as-Salaam".