In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
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Claudia Cernigoi: Penso che simbolicamente il fatto che a questa marcia partecipino persone dei più svariati credi ed idee politiche sia molto importante, anche perché rappresenta un punto fermo di riferimento per chi è contrario alle guerre, anche se bisogna ricordare che a livello istituzionale, nonostante il forte movimento pacifista, l'Italia ha preso parte (e partecipa tuttora) a tutte le operazioni militari, o guerre, come si voglia dire, che sono state scatenate dal cosiddetto "occidente".
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Francesco de Notaris: Il risultato immediato è stato nell'aver diffuso l'idea della nonviolenza e di avere contribuito ad aggregare persone e movimenti sulla necessità del comune lavoro. La scelta di Perugia ed Assisi andrebbe approfondita per il significato simbolico e sostanziale.
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Letizia Tomassone: Tenere accesa la vitalità del movimento per la pace. Rafforzare la speranza che l'azione nonviolenta è possibile. Molti che hanno partecipato anche una sola volta alla marcia sono impegnati a livello locale nelle loro citta'.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?
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Claudia Cernigoi: Spero che i partecipanti alla marcia ricordino la guerra dimenticata che l'Italia sta combattendo ancora contro la Libia, il fatto che in Afghanistan si continua ad uccidere e a morire, e mi piacerebbe che si parlasse anche dell'aggressione dello Stato alla popolazione della Val Susa che lotta per il proprio ambiente.
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Francesco de Notaris: Bisogna storicizzare la marcia e valorizzare il fatto che in questo anno molte associazioni e movimenti partecipano. Storicizzare non vuol dire banalizzare o politicizzare banalmente il messaggio della nonviolenza. La preparazione della marcia più che organizzativa deve essere di contenuto.
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Letizia Tomassone: La situazione economica che crea sempre maggiore ingiustizia sociale e provoca spirali di violenza. È proprio nelle crisi che va applicata la capacità di affrontare i conflitti cercando convivenza e mediazione pacifica. Perché qui c'è maggior bisogno di ascolto e di dialogo. Sarà una marcia in cui la rabbia per le ingiustizie sociali ed economiche potrà essere indirizzata come energia positiva per costruire un mondo più generoso.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
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Claudia Cernigoi: Temo molto brutto. Vedo molta aggressività nelle persone, sia nei rapporti interpersonali che relativamente alla vita quotidiana. La nonviolenza non è ancora un concetto assimilato, se non da pochi.
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Francesco de Notaris: Non sono entusiasta sullo "stato dell'arte". La pace richiama l'uomo all'appartenenza alla complessiva vicenda della contesa tra il bene e il male. Parlare di pace ci deve aprire al futuro e ci interroga sul mondo che vogliamo costruire. In questo senso mi pare che non ci siamo. I movimenti per la pace devono offrire motivazioni alle forze politiche, sindacali, alle categorie professionali, etc., che dovrebbero intervenire per ridurre gli armamenti, per far valere il diritto internazionale, per legare la pace alla verità nel giudicare la storia. Ancora, occorrerebbe far capire bene che la pace non è questione che interessa i governi ma ogni cittadino spesso artefice di microconflitti, e del silenzio sulle ingiustizie. Ed ancora: siamo in un Paese in cui molti vedono il loro futuro nel mestiere delle armi, e in un Paese nel quale i giovani lasciano la loro terra in cerca di lavoro. Come parlare di pace?
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Letizia Tomassone: Purtroppo non molto presente nè visibile. Quando il presidente della Repubblica è venuto nella mia citta', a giugno, ha avuto parole di lode per l'industria armiera che continua a svilupparsi (l'Oto Melara della Spezia), mentre non si sentono parole sue o di altri alti esponenti dello Stato sulla capacità nonviolenta di questa societa'.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
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Claudia Cernigoi: Parlare, parlare, parlare. Spiegare, soprattutto ai giovani (importanti le scuole), che la nonviolenza è una lotta tramite la quale si possono ottenere anche grandi risultati, e che spesso con la violenza non si ottiene nulla.
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Francesco de Notaris: Quale ruolo? Voglio fare una proposta apparentemente provocatoria. Riflettiamo su questa espressione di Gandhi: "Un membro dell'auspicata brigata di pace... dovrà avere una fede operante nella nonviolenza. Ciò è impossibile senza un'operante fede in Dio. Un nonviolento non può fare niente senza la grazia e il potere di Dio... La convinzione dell'onnipresenza di Dio significa inoltre rispetto per la vita di coloro che possono chiamarsi avversari...". E poi in Europa vogliamo affrontare il tema dei cappellani militari?
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Letizia Tomassone: Un ruolo importantissimo nei conflitti interculturali. C'è la richiesta della società italiana di darsi conto di tutte le varie forme che prende il razzismo e il rifiuto dell'estraneo, dello straniero, in questo paese. Ci sono tante risorse ed esperienze di nonviolenza anche fra gli/le immigrati, che andrebbero valorizzate.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
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Claudia Cernigoi: La primavera referendaria in Italia, che ha visto la cittadinanza agire in prima persona per i propri diritti, è un bell'esempio di come con metodi del tutto pacifici si possono ottenere ottimi risultati, non ultimo la presa di coscienza di tutti coloro che si sono mobilitati.
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Francesco de Notaris: In Italia e in Europa e nel mondo le tematiche sono interconnesse. E sono sempre quelle della fame, della mancanza di acqua, delle medicine, della guerra, del razzismo. Ogni giorno siamo immersi in queste situazioni di ingiustizia. Ogni giorno vedove, orfani, malati si moltiplicano per ogni tipo di guerra fatta con le armi, con la privazione dei diritti, con i conflitti tra speculatori finanziari.
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Letizia Tomassone: Il successo del referendum sull'acqua bene comune ha fatto guadagnare la consapevolezza che il tessuto della società civile non è del tutto lacerato, e che tengono i valori fondamentali dell'essere una comunita'. Su questa base, guardando anche ad altri movimenti mondiali che hanno costituito il cuore solido delle loro societa', non possiamo aspettare grandi leader, ma sviluppare una democrazia decentrata e creativa. Un evento mondiale importante è stata la "Convocazione ecumenica mondiale per la pace giusta". Solo Pax Christi e pochi altri movimenti l'hanno ripresa in Italia. È stato un momento di rilancio della speranza e della ricostruzione anche di una economia giusta a livello mondiale. Ed è un percorso aperto. Vedi www.chiese-e-pace.it
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
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Claudia Cernigoi: Oltre le consuete iniziative di solidarietà ai popoli oppressi da occupazioni militari ed aggressioni armate, ritengo che è necessario fare di tutto per la solidarietà alla lotta nonviolenta della popolazione della Val Susa, che sta subendo una sorta di occupazione militare, con uso spropositato di gas venefici che hanno avvelenato le persone e l'ecosistema. Metodi repressivi inaccettabili in una democrazia.
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Francesco de Notaris: Io comincerei ad individuare un metodo di lavoro ed interlocutori. Anzitutto comincerei dai territori nei quali si vive, dal Comune e poi ancora fino ad iniziative di tipo continentale ed europeo. Poi incontrerei i soggetti che operano in politica, nei sindacati, negli Ordini, etc. Non si può essere "generici", ma specializzati... Un'idea: nei nostri Comuni lapidi ricordano i morti delle guerre. Vogliamo mettere i nomi di coloro che hanno votato per quelle guerre?
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Letizia Tomassone: Le questioni sociali legate alla crisi economica per non far dimenticare le radici di una violenza economica che schiaccia i più poveri.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?
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Claudia Cernigoi: Sempre relativamente alla Val Susa, c'è un bel video http://taggatore.com/articolo/no-tav-discorso-manifestante-a-poliziotti in cui una giovane donna spiega con estrema calma e razionalità le proprie ragioni ai poliziotti schierati in assetto antisommossa davanti a lei. Ciascuno può scegliere di agire con aggressività o con la nonviolenza: nonviolenza è dialogo, confronto, rispetto, tutte cose che nella vita quotidiana possiamo (e dobbiamo) avere presenti.
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Francesco de Notaris: Farei notare come le risposte violente alla forza non abbiano mai portato al bene dell'umanita'. La ricerca della pace non può essere la resa di fronte all'impossibilità di vincere con le armi, ma la violenza è la negazione della dignità di noi stessi. Quindi non si tratta di parlare ma di educare istruendo sui temi economici, sulla storia, sull'etica, sulla politica, etc. e le istituzioni devono mettersi in una prospettiva costruttiva che non consideri soltanto l'importanza di organizzare momenti, conferenze, incontri occasionali per fare scena. Bisogna, in maniera continuativa, con spessore culturale, educare alla pace con uomini di pace.
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Letizia Tomassone: La nonviolenza è la capacità di darsi ascolto e valore. È qualcosa che fa già parte della tua vita, ogni volta che metti da parte il rancore e guardi chi ti sta di fronte con altri occhi. A livello della società questo significa affrontare i conflitti sapendo che c'è un altro modo di risolverli, perché siamo tutti parte di una stessa comunita'. Per capire la nonviolenza si possono leggere i classici, Gandhi per esempio, ma è soprattutto importante incontrare i gruppi e le persone che sul territorio cercano di lavorare.
Note biografiche degli intervistati:
Claudia Cernigoi: Nata a Trieste nel 1959, dove ha conseguito la maturità scientifica, ha cominciato l'attività giornalistica all'interno di Radio Città Trieste Canale 89, la prima radio libera (nel senso di politicamente impegnata a sinistra) alla fine degli anni Settanta. Giornalista pubblicista dal 1981, dal 1990 dirige il periodico triestino "La Nuova Alabarda". È stata tra i fondatori di Radio Onda Libera nel 1980, ha collaborato per diversi anni con l'emittente radiofonica bilingue "Radio Opcine" di Trieste ed ha diretto per alcuni anni "il Movimento", periodico del Movimento dei Finanzieri democratici. Il suo ambito di ricerca verte sulla seconda guerra mondiale, il neofascismo, la strategia della tensione.
Francesco de Notaris: Già senatore della Repubblica, giornalista e saggista, protagonista di molte iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti umani, contro i poteri criminali e la violenza. In Senato presentatore della mozione contro le mine e della richiesta di salvare la vita a Mumia Abu Jamal; autore del disegno di legge n. 360 XII Leg. su "Nuove norme in materia di obiezione di coscienza" poi divenuto legge; componente della commissione parlamentare recatasi in Iraq in missione di pace prima della seconda guerra; parlamentare per la pace.
Letizia Tomassone: Pastora della chiesa valdese, vicepresidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Si occupa di teologie femministe e di dialogo interreligioso. Ultimamente ha curato, insieme a Giuseppe La Torre, un volume intitolato: Dialoghi in cammino. Protestanti e musulmani in Italia oggi, Claudiana, Torino 2009