In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
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Michele Boato: Tener viva l'idea di nonviolenza sia nel senso di azioni nonviolente (marce, digiuni, obiezioni di coscienza, ecc.), sia di visione generale della societa': non solo antimilitarismo, ma democrazia diretta, scuola creativa, rapporti umani solidali, non razzisti o sessisti.
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Laura Tussi: Per rispondere a questa domanda, riporto un mia lettera pubblicata dal sito www.ildialogo.org: "Marcia Perugia-Assisi. Vogliamo una marcia che si dissoci dalle guerre che violano la nostra Costituzione.
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Cari promotori della Perugia-Assisi, concorderete di sicuro che qualsiasi guerra è un crimine contro l'umanità e che pertanto devono cessare le guerre neocoloniali in Libia e in Afghanistan, anche e soprattutto perché ammantate di 'ragioni umanitariè e di 'difesa della liberta''. L'umanità necessita della smilitarizzazione dei conflitti, del disarmo, della pace, ed è necessaria l'accoglienza e l'assistenza di tutti i profughi e i migranti, vittime della guerra. Auspichiamo un movimento di protesta dei popoli contro la barbarie per contestare, con l'affissione delle bandiere di pace e con manifestazioni nonviolente, tutte le guerre, sia civili sia, appunto, le cosiddette guerre ipocritamente definite 'umanitariè o 'di legittima difesa'. Il movimento in favore della pace deve nascere, come è accaduto in passato, da un sentimento laico condiviso di valori e di credi in cui si rispecchia il pacifismo, l'azione nonviolenta, in una presa di coscienza e di posizione collettiva, ma soprattutto a partire da ogni singolo individuo. L'idea di Pace deve investire la coscienza di ognuno di noi, di ogni essere umano, donne e uomini, in quanto attori e costruttori nel quotidiano e nel presente di contesti di dialogo. Il valore del sentimento globale e mondiale di pace consiste, in primis, nell'osservare e constatare che ogni soggetto singolo, ogni individuo, è ontologicamente promotore di pace, in quanto essere pensante e comunicativo e raziocinante: la pace negli affetti, il confronto costruttivo nelle relazioni, l'interscambio positivo negli ambiti di lavoro, nelle istituzioni, nella scuola... insomma nell'attualità del vivere ordinario e di ogni giorno. Passo per passo, momento per momento, ogni persona per la pace diviene creatrice di accordo e conciliazione, fautrice di bene e portatrice intrinseca di valore. Un valore universale e umano che viene calpestato dalle prepotenti decisioni governative, dettate dalle più bieche ragioni di stato di qualche "capo di governo", sospinto da volontà estremamente nazionaliste, da manovre di potenza miranti a conservare, in una logica schiacciante e capitalistica, il potere sul mondo. Il "Dio petrolio" funge da pretesto per queste manovre belliche di menti votate alla follia, ottenebrate dall'arrivismo più esasperato, a scapito delle vite umane e della dignità dell'umanita'. Abbiamo assistito a bombardamenti ed evoluzioni belliche, meglio considerabili come messe in scena di conflitto tra i grandi della terra, che alla fine si spartiscono il bottino, dietro occulte connivenze, a scapito del popolo sottomesso, senza considerazione per il valore dell'umanità e per l'integrità della stessa. L'età contemporanea, l'era planetaria attuale, esige la risoluzione di esigenze e problematiche ben più pressanti delle guerre, che non coincidono con politiche distruttive ed omicide antiumane, o con lo sterminio e sottomissione di un nemico considerato negativo ed inferiore perché "altro" e "diverso" dal modello di un Occidente supposto emancipato, e presunto essere aperto al progresso. Le questioni pressanti da risolvere e i gravi problemi planetari sono ben altri rispetto alle spietate logiche belliche vendicative, intrise di orgoglio e superbia nazionalista: dalla grave situazione di degrado ambientale del pianeta, alla ricerca di energie alternative, alla risoluzione della fame nel mondo. La globalizzazione economica viene perseguita a tutti i costi, anche con mezzi illegittimi, ma possiede una crepa incolmabile: la crescita della coscienza dell'umanità intera. La pace è condivisione di idee, di valori, di opinioni con il fratello, amico e compagno, è confronto e costruzione di progetti e speranze, di gioie e dolori, di successi e delusioni, è portare gli uni il peso degli "altri" tramite la tenerezza della dedizione, del dono. La pace è futuro e sarà promotore ed attore di pace chi gioiosamente raggiungerà la meta della condivisione di ogni alterità e diversità nell'altro da noi. Non costruiremo pace se non siamo in grado di trovarci ricchi e importanti gli uni per gli altri, nelle nostre reciproche ed imprescindibili differenze. Le istanze ed i valori sopra richiamati, benissimo espressi dal manifesto di convocazione della Marcia del Cinquantenario, hanno però bisogno, per concretizzarsi quale materia di responsabilità individuale e collettiva, di un esplicito riferimento, da parte vostra, alla necessità che la nostra Costituzione non venga contraddetta dalle due guerre, che abbiamo citato, in cui l'Italia è attivamente coinvolta. Sottacere questa realta', come finora voi fate nel modo in cui comunicate, significa, nei fatti, dare una mano a chi si pone fuori dalla legalità repubblicana e costituzionale; e, nei fatti, tradire la vera volontà dei marciatori, che ripudiano le guerre, non solo in generale ed in astratto, ma partendo da quelle che violano la Costituzione del Paese cui appartengono ed il cui parlamento eleggono. Siete in tempo per rimettere nei corretti binari l'iniziativa che state organizzando e vi invitiamo capitinianamente a farlo".
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Giulio Vittorangeli: Cinquanta anni sono tanti, e meriterebbero una vera analisi storiografica; non solo quella "militante". Sarò banale, ma il significato più rilevante mi sembra proprio quello della marcia. Coprire fisicamente a piedi una distanza tra due luoghi, vuol dire riscoprire la materialità dei corpi, nella fatica dei chilometri da percorrere, a contatto diretto con altre persone. Una marcia consente di andare lentamente, permette di parlare e di ascoltare nel senso capitiniano; e questo è oggi forse più rilevante che mai, perché viviamo giornalmente immersi nella immaterialità dei corpi, ad iniziare da internet. Credo che chiunque abbia partecipato almeno una volta alla Perugia-Assisi, ne sia uscito comunque arricchito, e che resti per questo un'esperienza decisamente particolare. Di manifestazioni "per la pace" ne abbiamo fatte tante e probabilmente tante continueremo a farne, ma la Perugia-Assisi ha decisamente una sua peculiarita'. Tutto questo, dando per scontato che l'asse portante della marcia è la nonviolenza, la via maestra della nonviolenza, vissuta nella sua attualita', nel cercare di dare risposte alle domande che la situazione internazionale drammaticamente pone. Cosa che, mi sembra, nel passato, non sempre sia stata fedelmente rispettata.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?
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Michele Boato: 1. l'opposizione alla vergognosa bugia delle "missioni di pace", di cui è diventato massimo paladino il Presidente della Repubblica Napolitano, di cui ricordiamo il totale appoggio alle "missioni di pace" dell'esercito russo, sia in Ungheria nel 1956 che a Praga nel 1968;
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2. la riproposizione della persona e del pensiero di Aldo Capitini, che porta in Italia la nonviolenza gandhiana ed è riferimento forte per alcune delle più grandi personalità del '900 italiano, come (ma non solo!) don Milani, Ernesto Balducci, Giorgio La Pira e Alex Langer;
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3. occasione di incontro per i tanti torrenti e fiumi della nonviolenza attivi ora in Italia, tra cui segnalo il "Treno delle donne per la Costituzione" che porterà a Roma migliaia di donne, soprattutto da Palermo e dalla Sicilia, venerdì 23 settembre, che parteciperanno poi alla Marcia domenica 25.
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Laura Tussi: La Marcia per la pace Perugia-Assisi è un grande evento della storia d'Italia. Sono centinaia di migliaia le persone che in tanti decenni vi hanno partecipato. Possiamo dire che essa è una palestra di formazione politica, di cittadinanza attiva, un'assemblea itinerante per la pace. Non possiamo permettere che questa storica marcia rischi di diventare una ritualita', una tradizione, un fenomeno di massa strumentalizzato da manovre politiche e partitiche. Quest'anno è il cinquantesimo anniversario della Marcia, quella voluta da Aldo Capitini. All'indomani della marcia del 1961 nacque il Movimento Nonviolento che perciò nel 2011 compie 50 anni. Capitini volle dare vita al Movimento Nonviolento per avere a disposizione uno strumento utile per lavorare al fine dell'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale a livello locale, nazionale e internazionale. Il primo punto del suo programma è l'opposizione integrale alla guerra. Dopo cinquant'anni il cammino deve ripassare dall'opposizione integrale alle guerre perpetrate dal nostro Paese in Libia e in Afghanistan. La questione della Marcia Perugia-Assisi è dirimente, perché è lì che si gioca il significato ultimo del nostro impegno. Quando parlo del valore, del significato e del portato valoriale di questa Marcia e purtroppo delle strumentalizzazioni partitiche soggiacenti ad essa, trovo spesso omertà o i miei argomenti vengono elusi. Ma se vogliamo fare veramente i pacifisti e commemorare Gandhi e Capitini non dobbiamo sottrarci alla responsabilità che tutti abbiamo nei confronti di tale evento. Altrimenti siamo fantocci nelle mani di una casta politica che ipocritamente spaccia presunti contenuti di pace, antirazzismo, nonviolenza e giustizia sociale.
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Giulio Vittorangeli: Ho letto i documenti che convocano la prossima marcia "Per la pace e la fratellanza dei popoli"; certamente è da apprezzare la particolare attenzione che viene rivolta ai giovani. Così come è da apprezzare il fatto che per la prima volta è stata convocata congiuntamente dal Movimento Nonviolento e dalla Tavola della Pace. Difficile dire cosa la caratterizzera'. Credo che questo dipenderà essenzialmente dalla preparazione e consapevolezza di tutti i partecipanti. Voglio dire che sarebbe auspicabile che fossero ben visibili gli impegni che impone la nonviolenza nella attuale situazione italiana ed internazionale; e questo inevitabilmente dipende da chi sarà presente.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
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Michele Boato: Sempre più presente di fatto nelle iniziative e lotte di centinaia di associazioni e comitati locali, ma non ancora sufficientemente presente esplicitamente come riferimento fondativo, dal punto di vista teorico e pratico, in particolare nei movimenti No Dal Molin, No Mose e anche, a fasi alterne, No Tav.
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Laura Tussi: Personalmente collaboro con molti centri studi e di ricerca per la pace e la nonviolenza, tramite la scrittura, la ricerca e la testimonianza, e penso che si debba puntare a creare maggiormente ponti di dialogo, per intessere reti di relazioni, di collaborazioni e cooperazioni e aprire varchi di speranza in un mondo migliore, oltre gli individualismi e i settarismi.
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Giulio Vittorangeli: Mi viene in mente la famosa citazione di Antonio Gramsci, sul pessimismo della ragione e l'ottimismo della volonta'. C'è un problema, grosso come un macigno, solo parzialmente superato dal recente straordinario risultato referendario, ed è quello relativo alla marginalità dei cosiddetti movimenti. Naturalmente non riguarda solamente la realtà nonviolenta, ma l'intero e variegato mondo eco-pacifista. Credo che questi movimenti sono di fatto invisibili perché annichiliti troppe volte non solo dalle guerrafondaie strategie dei neoimperi, ma dalla volontà bipartisan (tutta italiana) e da una sinistra che li ha cancellati dall'agenda. Ci troviamo davanti a "mille movimenti" che non fanno sistema perché privi di una sponda politica credibile nella quale riconoscersi.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
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Michele Boato: Il Movimento Nonviolento italiano in questa fase dovrebbe essere un pò il "sale" che fa maturare verso la nonviolenza i vari movimenti locali e nazionali e un pò il catalizzatore verso una maggior collaborazione tra le varie associazioni e comitati attivi sul piano ambientale, della demoocrazia e della giustizia sociale.
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Laura Tussi: Il nostro ruolo deve essere di costante Resistenza, per non perdere la capacità di indignarci. R-esistere oggi significa assumere consapevolezza e avere la capacità di non essere indifferenti di fronte a tutte le ingiustizie sociali. La Resistenza non può essere intesa solo come un evento storico limitato agli ultimi anni della seconda guerra mondiale, ma deve essere soprattutto un atteggiamento e un modo etico e morale permanente di porsi di fronte alle situazioni e agli eventi di rilevanza sociale e politica. Guido Petter - storico, pedagogista e presidente onorario dell'Istituto Pedagogico della Resistenza di Milano - ha sostenuto a questo proposito principi sociali ed etici importanti ed imprescindibili. La memoria non deve essere un vacuo esercizio retorico, ma un processo di accrescimento culturale che coinvolga le scuole in percorsi e processi educativi, formativi, didattici che aprano al dialogo tra culture, tra generi e generazioni: memoria quale fattore propulsivo di consapevolezza dei diritti umani. La Resistenza deve attivare una coscienza morale ed etica perenne. Il padre costituente Piero Calamandrei, in questo senso profondo intendeva l'espressione "ora e sempre Resistenza". Come anche, in anni più recenti, il procuratore Borrelli incitava a "Resistere, Resistere, Resistere". I fratelli Rosselli, prima di rifugiarsi in Francia, dove dopo alcuni anni furono uccisi su mandato fascista, avevano fondato con Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi e altri, un giornale clandestino, dal titolo emblematico "Non mollare!"... Resistenza non è solo memoria del passato, ma linfa ed esercizio del presente, come sostiene anche Moni Ovadia. Il magistrato antimafia Antonino Caponnetto disse: "Ragazzi godetevi la vita, innamoratevi, siate felici ma diventate partigiani di questa nuova Resistenza, la Resistenza dei valori, la Resistenza degli ideali. Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli". R-esistere oggi significa assumere consapevolezza e avere la capacità di non essere indifferenti di fronte a tutte le ingiustizie sociali. R-esistere oggi significa avere la capacità di indignarsi e prendere posizione, ieri contro il fascismo, attualmente contro la corruzione, il malcostume, le mafie, il terrorismo, il razzismo, le guerre; contro il degrado morale, sociale, politico e istituzionale. Hessel, uno dei padri costituenti della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, ha scritto recentemente un libro dal titolo "Indignatevi!", che incita a prendere coscienza e posizione. R-esistere oggi significa avere la capacità di essere responsabili delle proprie azioni ed opinioni, per lanciare ponti di dialogo (Langer), messaggi di pace, per intessere reti di relazioni, per aprire varchi di speranza in un avvenire migliore, per un futuro dove il concetto di pace divenga la forma mentis di tutti i soggetti, di noi donne e uomini: proprio la pace per cui si sono battuti i partigiani antifascisti, perché la guerra finisse per sempre... questo anno il nostro pensiero non può che essere rivolto a Vittorio Arrigoni che era ed è la forza terrena della lotta contro l'ingiustizia, una lotta pacifica di chi presta la propria voce a chi non ha voce e si esprime attraverso la solidarietà umana che soccorre chi ha bisogno di aiuto. "Restiamo umani" diceva Vittorio, e noi continuiamo a ripeterlo oggi perché quella che Vittorio ci ha lasciato è una eredità preziosa... Ha scritto Kim Malthe-Bruun, 21 anni, partigiano danese, arrestato, torturato e fucilato il 6 aprile 1945: "Io non sono che una piccola cosa, e il mio nome sarà presto dimenticato, ma l'idea, la vita e l'ispirazione che mi pervasero continueranno a vivere. Li incontrerai ovunque, sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo cammino, in un breve e dolce sorriso. Incontrerai ciò che ebbe un valore per me, l'amerai e non mi dimenticherai".
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Giulio Vittorangeli: È evidente il riferimento alla precedente domanda, e rimanda all'interrogativo sul come non dico superare ma quantomeno affrontare l'ininfluenza e l'inadeguatezza attuale che riguarda tutti i movimenti che si oppongono al degrado politico e sociale che caratterizza la società italiana. Credo che il ruolo che si deve provare a svolgere sia duplice: superare l'eccessiva frammentazione e soprattutto diventare soggetto politico, ricercando forme nuove con una forte impronta femminile, di genere. Certo impresa tutt'altro che facile, dalle molte incognite e da far tremare le vene e i polsi, ma non credo esista alternativa.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
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Michele Boato: Concordo con Nanni Salio nel sottolineare, oltre che il risveglio dei diritti nei paesi arabi, la rivoluzione silenziosa avvenuta e ancora in corso in Islanda, a cui dedichiamo alcune pagine nel numero di settembre della rivista "Gaia" (in distribuzione alla Marcia).
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Laura Tussi: Sono moltssime; a mero titolo di esempio vorrei segnalare l'iniziativa "Per non dimenticare" in cui sono personalmente impegnata: un progetto che si propone di sviluppare iniziative, documentazione e dibattito sul recupero della memoria storica e sulla tutela dei diritti sociali e civili sanciti dalla Carta costituzionale democratica e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, che ci sono state donate dai nostri padri costituenti, in seguito alla Resistenza partigiana antifascista. Gli incontri culturali del Progetto "Per non dimenticare" sono itineranti e si svolgono nelle scuole e nelle sedi Anpi e Arci, negli ambiti istituzionali, con la partecipazione di testimoni diretti e indiretti della Deportazione, della Resistenza e della Liberazione... Gli incontri a tema sono volti ad approfondire il Progetto memoria storica a Nova Milanese, dal titolo "Per non dimenticare". Il progetto è stato intrapreso, a partire dagli anni '70, dall'Amministrazione Comunale e dalla Biblioteca Civica Popolare, con la raccolta di videotestimonianze, interviste, biografie e documentazioni inerenti la memoria dei campi di concentramento e di sterminio nazifascisti. Tutto questo enorme materiale documentale e audiovisivo, inerente le deportazioni di civili per motivazioni politiche, è racchiuso nel sito www.lageredeportazione.org. Nel 2000 la Biblioteca Civica Popolare di Nova Milanese, in collaborazione con l'Archivio Storico della città di Bolzano, hanno realizzato con Rai ducational la trasmissione dal titolo Testimonianze dai Lager; questa trasmissione è nel sito www.testimonianzedailager.rai.it. Anche l'Archivio Storico dell'Aned della Città di Sesto San Giovanni e Monza raccoglie informazioni storiche sugli oltre 44.000 deportati civili, per motivazioni politiche, provenienti da tutta Italia.... Una finestra sul futuro è stata aperta dal dibattito su "Resistenza e nonviolenza", svoltosi a Nova in occasione del Giorno della Liberazione... Nell'Auditorium Comunale a Nova Milanese (Monza e Brianza) sabato 29 ottobre 2011 si aprirà la nuova stagione del Progetto "Per non dimenticare" con una staffetta benefica di raccolta di fondi a favore delle comunità del caro amico don Andrea Gallo... Don Andrea Gallo, che sarà ospite principale dell'iniziativa, è un sacerdote, fondatore e animatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova e di altri centri di accoglienza; le comunità di don Gallo accolgono persone con ogni tipo di problema di emarginazione, tutti gli ultimi, i più deboli, i più fragili, tutte le persone con difficoltà che la società non riesce ad aiutare e ad integrare; ricordiamo l'ultimo suo libro, dal titolo "Di sana e robusta Costituzione", edito da Aliberti. Durante l'evento sarà presente anche Emergency.
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Giulio Vittorangeli: Difficile da dire per l'Italia; per il resto, certamente la cosiddetta "Primavera araba". "Sono respiro del mondo e danno voglia di respirare anche a noi, che con la democrazia il coraggio sembra averlo perso", per citare le parole di Rossana Rossanda. Ma anche qui occorre andare fino in fondo; troppo facilmente si è dato per scontato che le rivolte arabe avrebbero innescato processi che automaticamente avrebbero portato alla nascita di società più giuste e democratiche. Provare a dare risposte agli interrogativi: "Se e quanto hanno vinto? Chi e come le hanno ingabbiate?" è un compito dal quale non dovremmo esimerci.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
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Michele Boato: Vanno sostenute in particolare le iniziative di democrazia diretta locali e regionali (referendum e non solo) per capitalizzare e sviluppare la primavera referendaria su acqua e nucleare che ci ha così piacevolmente sorpreso. Non farsi usare dalle piccole-grandi manovre di vari partiti che, per ora, hanno come quasi unico obbiettivo salvare se stessi, le proprie burocrazie e finanziamenti pubblici. In particolare, lavorare per una politica energetica democratica, sobria e basata su fonti rinnovabili, come tentano di fare l'Ecoistituto del Veneto e varie altre associazioni organizzando per sabato 29 ottobre 2011 a Padova il convegno "Idee per un Piano energetico regionale, basato su risparmio, efficienza, rinnovabili".
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Laura Tussi: Sono moltssime; a mero titolo di esempio vorrei segnalare l'iniziativa "Per non dimenticare" in cui sono personalmente impegnata: un progetto che si propone di sviluppare iniziative, documentazione e dibattito sul recupero della memoria storica e sulla tutela dei diritti sociali e civili sanciti dalla Carta costituzionale democratica e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, che ci sono state donate dai nostri padri costituenti, in seguito alla Resistenza partigiana antifascista. Gli incontri culturali del Progetto "Per non dimenticare" sono itineranti e si svolgono nelle scuole e nelle sedi Anpi e Arci, negli ambiti istituzionali, con la partecipazione di testimoni diretti e indiretti della Deportazione, della Resistenza e della Liberazione... Gli incontri a tema sono volti ad approfondire il Progetto memoria storica a Nova Milanese, dal titolo "Per non dimenticare". Il progetto è stato intrapreso, a partire dagli anni '70, dall'Amministrazione Comunale e dalla Biblioteca Civica Popolare, con la raccolta di videotestimonianze, interviste, biografie e documentazioni inerenti la memoria dei campi di concentramento e di sterminio nazifascisti. Tutto questo enorme materiale documentale e audiovisivo, inerente le deportazioni di civili per motivazioni politiche, è racchiuso nel sito www.lageredeportazione.org. Nel 2000 la Biblioteca Civica Popolare di Nova Milanese, in collaborazione con l'Archivio Storico della città di Bolzano, hanno realizzato con Rai ducational la trasmissione dal titolo Testimonianze dai Lager; questa trasmissione è nel sito www.testimonianzedailager.rai.it. Anche l'Archivio Storico dell'Aned della Città di Sesto San Giovanni e Monza raccoglie informazioni storiche sugli oltre 44.000 deportati civili, per motivazioni politiche, provenienti da tutta Italia.... Una finestra sul futuro è stata aperta dal dibattito su "Resistenza e nonviolenza", svoltosi a Nova in occasione del Giorno della Liberazione... Nell'Auditorium Comunale a Nova Milanese (Monza e Brianza) sabato 29 ottobre 2011 si aprirà la nuova stagione del Progetto "Per non dimenticare" con una staffetta benefica di raccolta di fondi a favore delle comunità del caro amico don Andrea Gallo... Don Andrea Gallo, che sarà ospite principale dell'iniziativa, è un sacerdote, fondatore e animatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova e di altri centri di accoglienza; le comunità di don Gallo accolgono persone con ogni tipo di problema di emarginazione, tutti gli ultimi, i più deboli, i più fragili, tutte le persone con difficoltà che la società non riesce ad aiutare e ad integrare; ricordiamo l'ultimo suo libro, dal titolo "Di sana e robusta Costituzione", edito da Aliberti. Durante l'evento sarà presente anche Emergency.
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Giulio Vittorangeli: Due mi sembrano le emergenze attuali: la guerra e il razzismo. Primo, reagire alla barbarie che la guerra ci ha piantato dentro; arginare, cosi', la "cultura" e la legittimazione della guerra: "inevitabile", "umanitaria", ecc.; ritornando alle originarie interdizioni solenni, per noi la Costituzione, per il mondo la carta delle Nazioni Unite stesse. Secondo, reagire al razzismo di stato, a quelle politiche che vengono presentate come la necessaria risposta delle istituzioni a un sentimento popolare di insicurezza scaturito dall'invasione di alieni, percepiti come minacciosi per l'identità e la civiltà occidentali. In realta', è la banalità della violenza istituzionale e burocratica ad alimentare i pogrom e i roghi della xenofobia popolare, non il contrario. Se non riusciamo in questo duplice scopo, il burrone nel quale sta precipitando la nostra umanita', diventerà sempre più profondo.
La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?
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Michele Boato: Tu non uccidere. Rispettare persino chi sfrutta e fa violenza, cercando di impedirglielo, spiegandogli le ragioni (i diritti, la giustizia, la vita), tirando fuori da lui i (pochi o tanti) elementi positivi su cui far leva per il cambiamento comune.
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Laura Tussi: Molti istituti di ricerca e movimenti attivi per la pace e la nonviolenza si oppongono con il digiuno, con l'azione nonviolenta, ad una società oligarchica e militarizzata, consegnata a rischi inaccettabili nell'interesse di poche caste potenti dei signori dell'atomo, del petrolio e dell'industria bellica. Tutti noi vogliamo che i diritti fondamentali siano garantiti per ogni persona e che i bisogni legati alla vita e alla dignità umana siano soddisfatti, per una comunità realmente solidale, per una società in cui l'acqua, diritto universale e inalienabile, non sia sottoposta alla logica del mercato e trasformata in fonte di ricchezza privata e pretesto di contese, di violenze e di guerre, come il petrolio. È necessario contrastare il nucleare che non è un'energia pulita, al contrario di quello che il governo vuole far credere, per investire, invece, sulle energie rinnovabili, alternative, pulite e sulla frontiera delle innovazioni ecologiche, migliorando così la qualità della vita in contesti democratici, aperti al dialogo tra le istituzioni, che accolgano le vittime delle guerre e offrano asilo e ospitalità a tutti i migranti, per creare società dove si privilegino principi di saggezza, scelte di pace e percorsi di nonviolenza, nei rapporti tra individui, societa', istituzioni e stati. La guerra imperversa con conseguenze devastanti e massacri quotidiani di cui i canali di comunicazione di massa non fanno integralmente e in modo imparziale menzione. La guerra del colonialismo, dell'imperialismo, delle dittature, dello sfruttamento produce fame, desertificazione, morte e ingenera sempre violenza. La guerra, le connivenze e le complicità con i conflitti imperialisti hanno privato di sensibilità la coscienza civile che non reagisce: non si prova più orrore, sdegno e vergogna. La violenza diventa abitudine. Gli attivisti dei movimenti in favore della pace, del disarmo e della nonviolenza continuano a resistere, portando avanti campagne di digiuno, per opporsi alle guerre e alla catastrofe nucleare. Queste iniziative intraprese da singole persone amiche della nonviolenza costituiscono, tutte insieme, un modo per mettersi in gioco personalmente, per assumersi delle responsabilità e per indicare la strada concreta della nonviolenza e della pace, per uscire dalla follia, dal baratro senza fine dei conflitti bellici e dell'era del nucleare. Vogliamo la pace come umanità che si deve riconoscere una, plurale e solidale, concretamente esistente nei singoli esseri umani tutti uguali per diritti e dignità e differenti per caratteri, propensioni e opinioni, nell'umana convivenza, nella comune responsabilita', nella reciproca solidarietà di cui ogni persona è promotrice. La pace è un processo lungo di preparazione e meditazione dei popoli. La pace è una forma mentis che deve investire ogni essere umano nelle proprie scelte e predisposizioni. Ringraziamo tutti gli amici della nonviolenza che giorno dopo giorno si impegnano per un ideale: la pace. Sono moltissimi le amiche e gli amici della nonviolenza che hanno aderito al digiuno promosso dal Movimento Nonviolento dal marzo al giugno 2011 "per opporsi alla guerra e al nucleare"; c'è stato chi ha digiunato anche se malato in ospedale, e chi, non potendo aderire per vari motivi, lo ha fatto spiritualmente: si è digiunato in ogni parte d'Italia, da Trieste a Palermo, da Torino a Venezia, da Verona a Bari.
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Giulio Vittorangeli: "La nonviolenza è il punto della tensione più profonda tesa al sovvertimento di una società inadeguata". Se non sbaglio la frase è dello stesso Aldo Capitini. Quindi, uno stile di vita ed un metodo per ottenere positivi cambiamenti sociali, senza che questo comporti distruzione, umiliazione, punizione di chi vi si oppone. La nonviolenza attiva (l'umano ai tempi del disumano) è una risorsa a disposizione di tutte le persone e di tutti i popoli per affermare i propri diritti e dunque la propria dignita'. Combattere perciò i meccanismi di oppressione e ingiustizia senza cadere prigionieri della spirale disumanizzante della violenza. Detto questo, auspico (come più volte ho avuto occasione di affermare) l'attenzione concreta alle ragioni degli oppressi e considero la nonviolenza un elemento determinante della solidarietà internazionale "tenerezza dei popoli". Nel testo di convocazione della marcia si parla di "fratellanza dei popoli", mi sembra più appropriato ed incisivo il termine "solidarieta'". Quanto al "come accostarsi", credo che si possa seguire una doppia strada: una diciamo teorica o culturale, leggendo quindi i testi relativi alla nonviolenza; esiste una enorme bibliografia ed una enorme produzione editoriale in questo senso. L'altra strada, entrando direttamente in contatto con la nonviolenza organizzata. Anche qui esistono centri ed organizzazioni prestigiosi ed importanti sia a livello nazionale che a livello locale.
Note biografiche degli intervistati:
Michele Boato: Docente di economia, impegnato contro la nocività dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, è impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera e Aqua".
Laura Tussi: Docente, giornalista e scrittrice. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Ha conseguito vari Master di carattere pedagogico. Collabora con diverse riviste telematiche come www.peacelink.it, www.politicamentecorretto.com, www.ildialogo.org
Giulio Vittorangeli: Impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarietà internazionale, con una lucidità di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; è il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed è impegnato in rilevanti progetti di solidarietà concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attività di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani.