A conclusione delle due giornate di dibattito e di confronto, emergono con chiarezza alcuni elementi dell’identità politica e culturale di un movimento per la pace capace, secondo noi, di incidere sui processi in atto. Oggi il movimento per la pace deve essere capace di misurarsi con la dimensione dell’interdipendenza, cioè con quelle questioni “trasversali” che caratterizzano il mondo contemporaneo e rendono il Mediterraneo luogo simbolico ma anche nodo strategico dove si incontrano e scontrano conflitti e possibili alternative, e che collocano la pace e la nonviolenza al centro di un nuovo modello non solo di economia ma di relazioni sociali e geopolitiche. Ci riferiamo alle relazioni che tengono insieme, in un unico complesso gomitolo, il peso delle disuguaglianze, della fame e della povertà, con i cambiamenti climatici, e di queste con le migrazioni e la diffusione di nuove culture e atteggiamenti razzisti, con l’erosione dei diritti e con la necessità di rilanciare l’esercizio della democrazia e della partecipazione.
Questo gomitolo sta determinando profonde e gravi trasformazioni nel tessuto sociale che trovano nella grande diffusione della paura il loro collante. La paura non è solo un clima astutamente utilizzato per fini elettorali, in Italia come in Europa, ma anche una dimensione sociale reale con cui occorre misurarsi, rispetto alla quale un approccio tutto illuministico, volto solo a dare le giuste informazioni (ad es. sui numeri effettivi dei migranti) non serve a creare un clima di accoglienza e solidarietà. E soprattutto dobbiamo prendere atto che delle drammatiche conseguenze sulla coesione sociale e sullo sdoganamento di forme sempre più violente di relazioni tra le persone, ed in particolare contro le donne.
Di fronte a questi scenari c’è oggi la possibilità di rilanciare un movimento per la pace popolare o siamo destinati, per una fase, a svolgere un ruolo solo di élite intellettuale, magari controcorrente?
In parte questa è una domanda retorica, ma solo in parte, perché oggi dobbiamo fare i conti con una sostanziale afasia sociale del movimento pacifista, incapace di dialogare con molti strati della popolazione. Ma è retorica perché è nostra intenzione impegnare tutte le nostre energie per ricostruire un movimento pacifista popolare.
Per farlo dobbiamo capire quali sono alcune delle condizioni che caratterizzano il campo d’azione. L’eclissi dei partiti, che hanno abbandonato i territori, la caduta della capacità propulsiva della sinistra, l’estraneità “generazionale” dei giovani ai temi della pace ed insieme alle modalità del fare movimento pacifista efficaci fino a 10 anni fa e che oggi richiedono non solo nuove forme di comunicazione ma anche di coinvolgimento e mobilitazione……. Ma anche segnali controcorrente come l’azione avviata da papa Francesco, alcuni trattati internazionali (dal clima al bando delle armi nucleari).
Se vogliamo provare ad agire facendo concreti passi avanti nella direzione delineata dovremo mettere a punto una campagna culturale ed una campagna politica.
Si tratta ad esempio di “sdoganare” la parola sicurezza, che non può rimanere appannaggio delle destre. Dovremo essere capaci di declinare la battaglia per la sicurezza delle persone sui vari piani in cui oggi si presenta combattendo la deriva militarista per cui l’unica sicurezza è quella che deriva dall’uso delle armi e della violenza. La nonviolenza conviene questo dovrebbe essere il nostro slogan ed insieme obiettivo dei prossimi mesi, facendo vedere come solo attraverso pratiche di nonviolenza si recuperano risorse economiche ed umane ad esempio per mettere in sicurezza le persone sui territori esposti al dissesto, riducendo le spese in armamenti, favorendo i corpi civili di pace, approvando la legge sulla difesa civile non violenta.
Su questo piano diviene oggi molto importante rilanciare la battaglia per la messa al bando delle armi nucleari.
Insomma si tratta di individuare alcune azioni che caratterizzino l’azione collettiva della rete, con il contributo di tutte le organizzazioni che ne fanno parte, per provare, con una agenda condivisa, a far fare passi avanti a questi processi.
In sintesi la proposta che si consegna al Coordinamento Nazionale è così declinata:
La Nonviolenza conviene !!
Campagna di mobilitazione e di azione per una società fondata sulla nonviolenza e sul rispetto delle libertà e dei diritti umani, con un'economia di pace, un modello di sviluppo sostenibile,.........
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Una Campagna che abbia una doppia dimensione politica e culturale.
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Una Campagna che ha degli obiettivi di carattere generale, quali sono:
Contrastare la paura
Partiamo dalle preoccupazioni o criticità: l'elemento che più preoccupa è l'ondata di paura che attraversa la nostra società e le reazioni di razzismo e di chiusura. Questi comportamenti, sommati alla debolezza o assenza o ipocrisia della politica e delle istituzioni, creano le condizioni per “la tempesta perfetta” che può colpire la nostra democrazia e dare il via a comportamenti sempre più reazionari, di uso della forza, di riduzione degli spazi, di riarmo, di aggressioni, di sostegno ai dittatori di turno.
Connettere
Un percorso che deve essere proprio del mondo della pace ma andare oltre, partendo dalla esperienza della campagna Difesa Civile e Nonviolenta che ha unito sei reti, ed andare oltre, condividendo le piattaforme di altri mondi, da quelle sui cambiamenti climatici, a quella dei migranti e rifugiati, alla cooperazione, al lavoro, ai giovani ed alle reti di donne.
Informare:
Occorre agire nel campo dell'informazione per trasmettere messaggi e contenuti che aiutino l'opinione pubblica a elaborare opinioni e comportamenti responsabili, contrastando la comunicazione che fomenta la paura, l'odio, il razzismo e la xenofobia. Informare e denunciare la chiusura degli spazi di libertà per la società civile.
Obiettivi specifici individuati su queste tematiche:
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Rinnovare l'impegno del Parlamento per la discussione ed approvazione della proposta di legge per la costituzione di un Dipartimento di Difesa Civile e Nonviolenta;
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Rilanciare nel paese il dibattito sulla riconversione dall'industria militare ad una industria sostenibile, civile e nonviolenta;
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Coinvolgere l'opinione pubblica ed i politici sulla necessità di ratificare il Trattato di messa al bando delle armi nucleari, dando vita ad iniziative insieme alle altre reti;
Attraverso:
Alleanze
Da soli non ce la possiamo fare. Le risposte debbono essere costruite con il metodo della pratica nonviolenta e partecipativa, con la ricerca del comune denominatore, con pazienza e con determinazione, senza cedere con questo a principi e valori universali ma costruendo consenso e inclusione.
L'azione dal basso
Decentramento, presenza e attivismo nei territori, nelle comunità. Dobbiamo essere capaci e disposti ad investire nel lavoro concreto che si realizza nei territori, nelle comunità locali, collegando le tante ricchezze che esistono e facendole partecipare , rendendole protagoniste dei processi nazionali. L'esperienza dei comitati della Campagna Difesa Civile è un primo esempio da riprodurre. Le articolazioni locali delle associazioni nazionali sono risorse “potenziali” da trasformare in risorse accessibili ed attive.
Quando:
Il nostro orizzonte d'azione deve essere sul medio periodo e tenere conto dell'agenda politica, visto che, è urgente ricollegare la politica alla società. Individuiamo nelle seguenti scadenze i momenti di riferimento per concentrare le nostre risorse, attenzioni, energie:
Primavera 2018 : Elezioni politiche nazionali
Presentiamo un lavoro unitario di Valutazione della legislatura ultima e con proposte e richieste per una politica di pace, di disarmo,di nonviolenza, di giustizia sociale, di nuvo modello di sviluppo sostenibile. (“Non ci rimane più molto tempo ...”).
2 giugno 2018 Festa della Repubblica Italiana
Verifichiamo la disponibilità e proviamo a costruire questa data come una data di Festa nazionale della pace, per avere più momenti simbolici e di mobilitazione, per far capire che la festa della repubblica è un bene comune che ci sta a cuore e che il messaggio deve essere di convivenza e di ripudio delle guerre e della violenza.
7 ottobre 2018 Marcia della Pace -Perugia Assisi
Confermiamo il nostro impegno per far sì che la prossima Marcia sia costruita e gestita in modo unitario e partecipativo, con la valorizzazione delle tante esperienze e specificità che ogni soggetto che vi parteciperà sarà in grado di portare. Dobbiamo impegnarci tutti per rilanciare questo importante appuntamento, riempendolo come non mai di contenuti, di proposte e di mobilitazione.
Sarà la Marcia a 100 anni dalla fine della Ia Guerra Mondiale, 70 anni dalla firma della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 50 anni dalla morte di Aldo Capitini.
Maggio 2019: Elezioni del Parlamento Europeo
Abbiamo bisogno di più Europa, politica, solidale, inclusiva ed accogliente. Dovremo impegnarci per portare nel Parlamento di Bruxelles le nostre proposte. Dovremo quindi coordinarci con le altre reti ed ambiti per costruire una strategia ed un'azione di carattere europeo.
Strumenti:
Comunicazione: occorre investire sulla comunicazione per aumentare la diffusione dei contenuti e delle proposte; raggiungere e coinvolgere nella comunicazione le fasce giovanili.