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Dopo Atene (Enrico Peyetti)
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la tua conclusione è la cosa più importante, più dei brutti fatti di Atene che racconti, quando scrivi: "Resto ancora più convinto che se la nonviolenza non diventa una nota costitutiva del movimento contro la guerra e la globalizzazione, esso non riuscirà a parlare alla gente, non si renderà credibile, non avrà parole. La nonviolenza è l'unica parola nuova che possiamo dire alla storia. È l'unica strada che possiamo percorrere per essere realmente, concretamente, sostanzialmente alternativi alle violenze che vengono pagate a caro prezzo dalle vittime di questo sistema economico, politico e culturale".
Perché non dedicare tutto un Social forum, almeno europeo, al metodo nonviolento positivo, attivo?
Tre subalternità: da Seattle a Praga (2000) (Peppe Sini)
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Una lettera aperta a tanti amici che sono nel giusto e in errore Tre subalternità: da Seattle a Praga
La prima subalternità
La prima subalternità è nei confronti dei potenti: essi decidono quando concedere sfogo alla protesta, essi decidono di fatto luoghi e forme.
Manifestare solo in occasione dei meeting ufficiali in cui come è noto solitamente si fa pressappoco solo passerella, è poca cosa, seppur necessaria; e rispetto a certe forme della protesta già Guenther Anders aveva spiegato bene che recitare la rivoluzione nei week-end è una mistificazione, una ridicolaggine ed infine una resa e una complicità, tanto più grave quanto più ambigua e ignara (si legga almeno il duro volumetto andersiano: Stato di necessità e legittima difesa).
La Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l'Organizzazione Mondiale del Commercio, insomma la "trinità satanica" della globalizzazione neoliberista (come l'ha definita con linguaggio icastico Alessandro Zanotelli concludendo la stupenda marcia per la nonviolenza del 24 settembre), va contrastata giorno dopo giorno, tutti i giorni, e non "semel in anno" (una volta all'anno) come fosse un carnevale.
Certo: anche le manifestazioni a Seattle, a Praga, ed il prossimo anno a Genova, servono: e servono molto. Ma non ci si limiti a quelle come fossero eventi taumaturgici.
Verso il prossimo Social Forum Mondiale: Salvador Bahia, Brasile, 13 – 1 7 marzo 2018. Resistere è Creare, Resistere è Trasformare - Resistir é Criar, Resistir é Transformar (slogan del FSM2018)
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Grazie al gran lavoro svolto dal Comitato organizzatore brasiliano tutto è pronto per la realizzazione del prossimo Forum Sociale Mondiale. ONG, sindacati movimenti popolari e di lotta, urbani e rurali, comunità indigene ed afro-discendenti, movimenti di donne, studenti brasiliani hanno ricomposto lo spirito di Porto Alegre, dove nacque l’esperienza del social forum, in una stagione di crescita partecipativa, di conquiste e di rafforzamento della democrazia. Una stagione ed un ambiente molto diversi da quelle attuali, dove, diritti, libertà e democrazia sono tornati ad essere fragili e ristretti. E l’appuntamento di Salvador Bahia, dovrà misurarsi con questo nuovo vento di restaurazione dei poteri oligarchici e le diverse crisi che stanno attraversando il continente latinoamericano.
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