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Sono state oltre cento le persone che ieri pomeriggio hanno risposto all'appello per una commemorazione laica della tragedia di Lampedusa, avvenuta un mese fa, il 3 ottobre. “Una delle tante tragedie del Mediterraneo che si sono verificate in questi anni, di cui molto spesso o non sappiamo niente o le ascoltiamo con indifferenza”, come hanno ricordato gli organizzatori.

La tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013, una delle tante che si sono verificate in questi anni nel Mediterraneo, di cui molto spesso o non sappiamo niente o le ascoltiamo con indifferenza, ha indotto alcune associazioni della provincia ad interrogarsi sui fenomeni migratori e sull'atteggiamento che, come paesi occidentali, assumiamo dinanzi a tali esodi.

C'è un tempo per partire. E' quello di una sentenza, che restituisce titolarità ad una proprietà privata molto attenta ai propri profitti ma altrettanto distratta sui propri doveri. E' quello di uno sgombero, dove alla creatività di una comunità costituente si è opposta l'operatività dei reparti di polizia. E' quello dei sigilli, un atto giudiziario che è anche simbolico, perchè la chiusura di quei cancelli sigilla una volta per tutte il concetto dell'intoccabilità della proprietà privata e delle sue prerogative, poco importa se utili socialmente o in relazione con il territorio. Quell'uscita di centinaia di persone dalla porta principale, tra due ali di poliziotti, in seguito all'interruzione delle attività del Municipio dei Beni Comuni a causa dell'intervento di normalizzazione è la fine di un ciclo, la chiusura di un capitolo. Ma non la fine dell'intera storia.

"Non bisogna interrompere un'esperienza così significativa e importante, nata grazie all'impegno di associazioni che operano a beneficio della città". Anche il noto storico e editorialista di "Repubblica", Adriano Prosperi, professore emerito della Scuola Normale, si schiera a sostegno dell'ex Colorificio a pochi giorni di distanza dalla sentenza che ne ordina il sequestro.