Un ricordo di Pina Maisano, la vedova dell’imprenditore Libero Grassi assassinato dalla mafia nel 1991 per essersi ribellato al racket, scomparsa il 7 giugno scorso
Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi (Vittorio Vik Utopia Arrigoni) “Chi lascia fare e s’accontenta, è già un fascista". (Cesare Pavese, da La casa in collina) “E’ successa la stessa cosa con Falcone e Borsellino, le persone che hanno lavorato per questo Paese sono riconosciute dopo la morte”. Questa le amare parole di Monica Dobrowolska, la vedova di Roberto Mancini, nell’intervista a Il Fatto Quotidiano TV del 28 febbraio di quest’anno, mentre ribadiva che l’unico vero rispetto alla memoria del marito è sconfiggere le ecocamorre e “salvare” la Terra dei Fuochi. Un’intervista dura e intensa che mi ha ricordato le parole del fratello di Paolo Borsellino, Salvatore, ormai 9 anni fa. “E' ora di smettere di piangere per Paolo, è ora di finirla con le commemorazioni, fatte spesso da chi ha contribuito a farlo morire, è l'ora invece di dimenticare le lacrime, è l'ora di lottare per Paolo, lottare fino alla fine delle nostre forze, fino a che Paolo e i suoi ragazzi non saranno vendicati e gridare, gridare, gridare finché avremo voce per pretendere la verità, costringere a ricordare chi non ricorda”.
Un 5 gennaio nasceva Peppino Impastato, un 5 gennaio la mafia assassinava Pippo Fava. Anche quest’anno a Catania Pippo sarà ricordato in un incontro pubblico dal significativo titolo “Ricordiamo Pippo Fava lavorando”. Salvo Vitale, Umberto Santino e altri compagni di Peppino da sempre lo ricordano denunciando mafie e connivenze, continuando a fare nomi, cognomi, intrecci e affari. La “commemor-azione”, il ricordare proseguendo sul cammino su cui ci hanno preceduto, è l’unica rispettosa e degna. Oggi come tutto l’anno Peppino e Pippo non devono essere santi per laici altari ma “fuoco che deve arderci dentro”.
Il tema della mafia siciliana e di altri gruppi di criminalità organizzata, storici e di recente formazione, è stato troppo spesso trattato sulle base di idee correnti, largamente diffuse ma prive di una base scientifica (stereotipi), o di criteri con qualche fondamento scientifico (paradigmi) che colgono solo alcuni aspetti, per esempio l'associazionismo criminale e la finalità economica, di un fenomeno polimorfico e complesso.
Siamo qui a rivolgere l’ultimo saluto al compagno Pio La Torre ed al compagno Rosario Di Salvo, dopo che per ben due giorni sono sfilati davanti alle loro salme migliaia e migliaia di cittadini: militanti comunisti, uomini e donne semplici, bambini, intere famiglie.
Pubblichiamo, riprendendolo dalla newsletter “La nonviolenza in cammino” del 5 gennaio 2014, del Centro Ricerca per la Pace di Viterbo, l’articolo di Giuseppe Fava, comparso sulla rivista “I siciliani” il 1 gennaio 1983, un anno prima di essere assassinato dalla mafia.
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Contro mafie e potentati non si costituiscono altri poteri ma ribellioni colorate e senz’indugio
“Ma non esiste solo il potere: esiste anche un’opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa […] l’opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere. Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch’essi come uomini di potere” (Cos’è questo golpe? Io So. Pier Paolo Pasolini, Corriere della Sera del 14 novembre 1974).
Peppino Impastato, Rita Atria e Roberto Mancini, non rimasero mai alla finestra. La commemorazione che non è accompagnata dallo stesso impegno è mantello di ipocrita complicità
Pippo e Peppino sono vivi, i morti sono altri
Marxismo, mafia e antimafia
Pio la Torre e Rosario Di Salvo
I quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa