"Siate sempre capaci di sentire nel piu' profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo" (Ernesto Che Guevara)
La costruzione di un mondo piu' giusto, premessa indispensabile per rendere possibile una pace vera e duratura, passa attraverso la solidarieta' tra i popoli.
Sentire dentro di se', come se fosse sulla propria pelle, l’ingiustizia, l’oppressione politica e la privazione dei diritti umani deve essere dunque alla radice di ogni azione volta al sostegno delle popolazioni che vivono in condizioni di poverta' e sopraffazione. La solidarieta' non e' solo "dare", non puo' essere la risposta a una emergenza (un terremoto, uno tsunami, un atto di repressione particolarmente eclatante); piuttosto e' uno stile di vita, una riflessione profonda che porta alla consapevolezza e all’apertura verso culture diverse dalla nostra, all’esercizio del consumo critico e di uno stile di vita sostenibile.
Per superare i sentimenti di inimicizia e paura che oggi prevalgono verso i popoli differenti da noi per tradizioni, storia e religione e creare una cultura della solidarieta' internazionale, del rispetto e dell’accoglienza della diversita' e' necessaria la conoscenza. Conoscenza e comprensione di civilta' diverse dalla nostra, con diversi modi di comunicare, diversi valori etici e religiosi.
Cio' che ci e' ignoto e' incomprensibile e spaventoso: e' facile avvolgere una realta' sconosciuta con i veli del pregiudizio e dello stereotipo, del razzismo e dell’indifferenza, e dimenticare l’uomo in coloro che non comprendiamo. Oggi, piu' che mai, e' necessario superare le barriere e, finalmente, riconoscere che c’e' una sola umanita'.
La mancanza di speranze fa si' che molti siano persuasi che questo sia il solo mondo possibile, che non vi sia alternativa all’attuale sistema politico ed economico. Ne deriva la rinuncia all’impegno civile, la deresponsabilizzazione e l’abbandono di ogni progetto di progresso politico e sociale. E’ da questo pessimismo che dobbiamo ripartire, trasformandolo in una volonta' di cambiamento che vede gli ostacoli nella loro complessita' ed e' pronta ad affrontarli.
La possibilita' di un avvenire migliore e' nelle mani di tutti noi, ma cosa possiamo fare?
Non sono poche le cose che puo' fare ciascuno di noi.
Innanzitutto informarsi e aprire la mente, se necessario mettendo in discussione le proprie convinzioni, applicare le regole della convivenza e delle relazioni pacifiche nella vita di tutti i giorni, aprirsi al confronto e al dialogo, portando la cultura della tolleranza e della solidarieta' negli ambienti che frequenta.
E’ importante anche quello che possiamo fare come consumatori, esercitando criticamente il nostro potere d’acquisto, ad esempio boicottando le merci prodotte attraverso lo sfruttamento e la privazione di diritti dei lavoratori di altri Paesi, spesso bambini. Oppure possiamo acquistare articoli provenienti dal commercio equo-solidale, la cui modalita' di produzione e' garantita secondo i principi espressi nella "Carta italiana dei criteri del commercio equo e solidale" e il cui prezzo di acquisto da parte di chi importa dall’estero e' stato stabilito in modo equo, ovvero in accordo con i produttori, in modo da garantire loro una vita dignitosa e la possibilita' di investire in nuovi progetti.
Un altro aspetto e' quello dell’utilizzo delle risorse energetiche e dell’inquinamento. Non dobbiamo dimenticare che la maggior parte delle risorse del pianeta vengono consumate dai Paesi industrializzati e che le sostanze inquinanti e i rifiuti che produciamo, oltre a diffondersi nell’ambiente, spesso vengono smaltite nei cosiddetti "Paesi in via di sviluppo". In nome di un modello economico e di una tecnologia pensati in favore di pochi e a scapito di molti, vengono distrutti gli ambienti naturali in cui vivono altre popolazioni, le cui risorse vengono depauperate per garantire comfort e ricchezza a una ristretta fascia della popolazione mondiale. Ciascuno puo' contribuire, con il proprio stile di vita, alla riduzione degli sprechi e dell’inquinamento: la Terra e' una sola e appartiene a tutta l’umanita'.
"Io non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati ed oppressi da un lato, privilegiati ed oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri" (don Lorenzo Milani).
Fonte: Centro di ricerca per la pace di Viterbo