Brunelleschi iniziò a costruire la Cupola del Duomo di Firenze nel 1420, a partire dal tamburo dell’edificio esistente che non aveva ancora copertura pur risalendo all’inizio secolo precedente. Partecipò ad una gara di progetto e la vinse. Il tamburo stava a circa 55 metri di altezza. Per i basamenti ed i famosi cordoli della cupola nel 1423 furono ordinate 530 t di marmi di Carrara. Firenze ne fu invasa. Per portare i marmi sul tamburo sempre Brunelleschi inventò una macchina ad argano che fu considerata anch’essa una meraviglia della tecnica. La cupola si innalzò fino a 90 metri, e fu finita ed inaugurata nel 1436. Poi sopra di essa venne costruita la lanterna alta 21 mt, ed infine sistemata la palla di bronzo del Verrocchio e la croce per una altezza finale di circa 116 mt. La lanterna fu costruita completamente in marmo con basamenti in corrispondenza ai grandi cordoli e con colonne alte 9 mt. Il progetto era stato messo in gara ed era stato rivinto da Brunelleschi che però morì prima che fosse terminata nel 1461. Per la sola lanterna furono ordinate 80 t di marmo di Carrara che furono accatastate in piazza Duomo. Quando i fiorentini le videro si spaventarono credendo impossibile che tutto quel peso potesse essere sistemato in cima alla Cupola senza farla crollare (già poco si erano fidati della struttura particolare della cupola stessa che il Brunelleschi in effetti mai svelò). Brunelleschi li rassicurò spiegando che la lanterna sarebbe stata la chiave di volta che avrebbe garantito eternità alla intera costruzione. Per portare i marmi da Carrara a Firenze ancora Brunelleschi progettò una imbarcazione speciale per risalire l’Arno, ma nel primo viaggio questa si rovesciò, ed la sua idea abbandonata.
Queste piccole curiosità mi sono ritornate alla mente vedendo la croce dell’artista Paladino in piazza Santa Croce, fatta di blocchi informi, rovesciati lì da camion, e sistemati con ruspe e gru. Nello stesso modo in cui lo scorso anno, o due anni fa, furono sistemati tanti altri blocchi sempre a Firenze, ma in Piazzale Michelangelo ad opera di non ricordo quale artista.
I fiorentini del Rinascimento videro i blocchi di marmo di Carrara sulle loro piazze, ma poi li videro anche trasformarsi in opere d’arte uniche al mondo.
I fiorentini di oggi vedono cataste di marmi sulle loro piazze che sono definite opere d’arte, o meglio perfomance di cosiddetti grandi artisti moderni, che stanno lì alcuni giorni e poi spariscono.
Leon Battista Alberti scrisse che la Cupola espandeva la sua ombra su tutta la Toscana. Sembrava quasi una esagerazione, oggi sappiamo che l’ombra della Cupola invero ha raggiunto tutto il mondo.
Il marmo di Carrara fu usato un tempo per opere eterne, oggi per iniziative che durano un giorno.
A me sembra un vero spreco. Il marmo apuano non lo merita.
Massimo Michelucci