Da mesi ormai la stampa ci tiene al corrente del fenomeno del volto di Cristo apparso casualmente su un velo di addobbo all’altare della Chiesa di Canevara a Massa. Il parroco Don Ernesto da subito (e a ruota il Vescovo), ha spiegato che non si può e non si deve parlare di miracolo, e che ciò non sta nelle sue ambizioni in quanto i cattolici non hanno o non dovrebbero avere bisogno di miracoli, e che certo comunque da cattolico credente lui vede nel fatto un segno divino. Ad illustrare la cosa con questa posizione è stato anche in TV alla trasmissione “I fatti vostri” perché ogni notizia di tal genere è cavalcata dai media. Recentemente il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) è intervenuto sul fatto e sentenziato che si tratta di un fenomeno di “pareidolia”, cioè l’illusione che porta istintivamente a ricondurre a forme note delle immagini che hanno forma causale. Il nostro piccolo prete ha risposto tranquillo che se agli scienziati positivisti è consentito qualificarlo come episodio paranormale, deve essere concesso anche ad un credente di considerarlo un fenomeno soprannaturale, soprattutto se questa interpretazione poi non la si vuole imporre a nessuno, ma rimane una libera scelta. Così, in questa rappresentazione, che appunto non è sacra, portatori di una verità assoluta han finito per esserlo gli uomini di scienza, e non quelli di fede. Il risultato mi sembra un paradosso. Il piccolo prete di montagna ha dato lezione sulla razionalità e sul libero arbitrio, ricordando che ragione e fede possono coesistere, come poi del resto di fatto coesistono nella vita di tutti i giorni e di tutti noi. Io non credente mi arrendo e alzo le mani. Sposo il prete.