E basta con questo signor Frediani che si qualifica storico e che dice di voler celebrare il Bellugi poeta, mentre non fa che parlare del suo Bellugi fascista, tentando di far passare che quell'aspetto fu cosa di poco conto e non capendo invece che così facendo danneggia le poesie e le commedie di Bellugi, che sono veramente di tutti. Che lo muova un intento non culturale lo rileva il suo accanimento verso i politici che anche offende con le sue vitupelie, in primis ed in particolare verso il Sindaco della nostra città, trattato in maniera che si qualifica come oltraggiosa, e poi in generale verso gli antifascisti che a detta della Costituzione non sono criminali, anche se alla fine abbiamo paura che finirà per essere così.
Se volesse il bene di Bellugi poeta basterebbe che senza ipocrisie ricordasse che l'autore di Pan fatto in Cà fu purtroppo anche per 17 anni, dal 1921, al 1938, il massimo rappresentante del fascismo nella nostra città.
Non farlo è pura ipocrisia e non è certo accettabile. Una persona è la sua storia nella sua completezza per cosa ha fatto e per cosa è stato, su vari piani ed ambiti. Il Bellugi fascista, al pari del poeta, costituisce l'uomo Bellugi. E ricordare Bellugi pubblicamente in un targa significa ricordarlo tout court, non lo si può scindere. Per ricordarlo unicamente come poeta ed uomo di cultura bisogna farlo in un ambito specifico. Nessuno lo vieta e lo contesta. Questa la semplice verità che è scaturita dal Consiglio Comunale di Massa quando ha respinto la proposta di intitolare una strada a Bellugi.
Il Frediani invece di declamare le poesie di Bellugi e far felici le orecchie dei Massesi, ogni volta invece declina la storia a suo modo, rivelando forse il suo vero interesse. Così dopo una trasmissione televisiva rieccolo intervenire e non per parlare delle "furmicole", ma per spiegarci che i politici intervenuti hanno dimenticato che Bellugi fu anche un amministratore eletto dal popolo e non solo un podestà scelto dal Duce e nominato con un decreto regio.
Ma con ciò si dimentica cosa fu il fascismo, si impone una smemoratezza che fa paura, che è pericolosa, perché si rivela come revisionismo strumentale ad un fine, che è operazione che travalica chiaramente il personaggio Frediani, nel senso che speriamo davvero non sia nei suoi intenti, ma che oggettivamente ne fa un suo alfiere.
Come dimenticare, infatti, che, per rimanere a Massa, nelle elezioni comunali del 1922 i fascisti ottennero sì 32 seggi su 40, ma che ciò avvenne dopo due anni di violenze verso gli avversari politici, i quali dovettero anche abbandonare la città, tanto che PSI e PCI non si presentarono a quelle amministrative? Questa è la storia, il contesto, in cui Bellugi fu un eletto. Conta qualcosa o no?
Come dimenticare che Aladino Bibolotti dovette fuggire da Massa per le violenze subite che erano guidate inequivocabilmente da Bellugi, in quanto capo riconosciuto del fascismo massese? E Bibolotti, per diavolo, fu poi un nostro Costituente! Lo dobbiamo ricordare oppure dimenticarlo?
Frediani ancora sprovvedutamente finisce poi per citare Guadagnucci non sapendo forse che il nostro grande artista e tutta la sua famiglia abbandonarono Massa e l'Italia perché antifascisti.
Ed ora che lo sa speriamo che il Frediani non tiri fuori che Guadagnucci magari abbia poi conosciuto e/o stimato il Bellugi. Così come è stato detto per i partigiani Conte Giò, Sergio Briglia e Pietro Del Giudice. Perché questo è un discorso che non c'entra niente con una rivalutazione politica. E in ogni caso il fatto è un titolo di merito per questi ultimi, la rivelazione oggettiva che gli antifascisti ed i partigiani non furono dei poco di buono, assetati di sangue e vendetta, ma delle oneste, serie e brave persone che pensarono a pacificare il paese ed a ricostruirlo.
Che è quello che noi da sempre sosteniamo, assieme alla convinzione che siano loro i veri esempi di valore e idealità ai quali la nostra democrazia può e deve dedicare le strade.
Massa, 12 Aprile 2012-04-12
Fonte: ANPI Massa