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Eternità del lavoro

Il Monti e la Fornero, una coppia da tragedia greca! Ma non ce l’ho con loro come attori, anzi addirittura per certi versi mi sono simpatici. È la filosofia, che mettono in scena, il mio terrore:  un’ombra che si aggira per il mondo e che spaventa, come una volta si diceva del comunismo. Nel chiuso della mia stanzetta,  da cui non posso più uscire per mancanza di quei soldini che nei tempi dell’età dell’oro mi permettevano la grande libertà di una pizza, di quella filosofia che ci hanno illustrato in poche parole, scandendole e sillabandole con il pianto (come nei teatri ellenici, proprio per aver la sicurezza che arrivino al pubblico dal punto di vista audio, cioè del suono in senso tecnico), io ho capito che prevede di fatto che non andremo  più in pensione e che passeremo la vita in eterno saltando felici da un lavoro ad un altro.

Una proposta in sé benevola nella forma (questo appunto  il verso per cui a volte Monti e la Fornero mi fanno ridere), ma tragica e spietata nella sostanza.

Non potendo uscire a vedere un film nuovo (sempre per la stessa ragione) sto in casa e mi riguardo i film in dvd. Così nei “300” (che è considerato di destra, ma rimane pur sempre un gran film), ho riascoltato come re Leonida riprende il traditore Efialte, che gli fa perdere le Termopili, e che poverino tra l’altro una qualche scusante ce l’aveva proprio in ragione della sua storpiatura, un difetto naturale di cui non aveva colpe e che gli aveva impedito di essere anch’egli eroe e difensore della patria, cosa che sognava di diventare fin da piccolo, nel mondo fatto di eroi in cui s’era ritrovato a vivere.

Una frase laconica (uno dei pregi dei film è certo quello di non essere logorroico nei dialoghi, come avviene invece nei cosiddetti film di sinistra, dei quali, anche dei quali, io spero un giorno tutti noi compagni ci stancheremo), anch’essa benevola e spietata: “Possa tu vivere in eterno”.

E per Efialte, infatti, fu una tremenda condanna, e visse, è vissuto, e vivrà per sempre, come simbolo del tradimento.

Proporre di eternizzare una certa condizione a coloro a cui non piace è una proposta inaccettabile, direi quasi indecente. Li condanna ad essere tutti degli Efialti, poveri per l’eternità.  Anzi per me è addirittura terribile perché io non voglio nemmeno vivere in eterno, figurasi lavorare! E poi aspiro ad un altro mondo, e non sono nemmeno credente. Quando allora,  mi rattristo,  mai lo vedrò? Infine non credo più nemmeno nei simboli. Povero me! Ma povero anche il re! Come cantavano Jannacci e Fo.

Massimo Michelucci