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Eleanor Marx e Elsa Fornero: Mettiamo a confronto i sacrifici di due donne importanti per la storia e la vita dei lavoratori

Nel 1884 Eleanor Marx comincia a battersi pubblicamente a favore della questione femminile, organizza comizi per il diritto alla libertà di parola e viene malmenata dalla polizia, denuncia con i discorsi e con l’opuscolo «L’inferno della fabbrica» quello che accade a uomini, donne, bambini nel mondo del lavoro. Basta il titolo e si ha un’idea dell’impegno dell’autrice. Siamo a Londra, Eleanor è figlia di Karl Marx, ha solo 29 anni; suo padre è morto l’anno prima. La giovane si batte per i diritti di chi non ha diritti. Non sta ferma un momento, eppure l’anno per lei è difficile anche dal punto di vista familiare; vive in grandi ristrettezze, scrive articoli politici, tiene conferenze, ma giunge al punto che deve accettare di scrivere per pochi scellini articoli poi firmati da altri. Fa, quel che si dice, il «negro». Nel primo anniversario della morte del padre non ha nemmeno i soldi per un decente mazzo di fiori da portare sulla sua tomba. Il suo compagno si ammala e il medico gli proibisce di lavorare: gli amici regalano loro il denaro per andare in vacanza, ma ci va lui solo perché non basta per due. Nello stesso tempo accoglie un nipotino in casa per farlo studiare.

Questa sua vita prosegue negli anni. Ai comizi è seguita con più entusiasmo di altri oratori, si mette perfino contro i sindacati perché sostiene la parità salariale tra uomo e donna. Contribuisce alla nascita della Federazione socialdemocratica, che si basa su princìpi marxisti, e viene eletta nel consiglio direttivo. Non fa vacanze e, quando ci va, lavora; fa traduzioni dal francese, segue (con Engels e altri) quella del «Capitale» in inglese; studia il norvegese per tradurre Ibsen. Studia anche yddish per parlare direttamente ai vecchi ebrei tradizionalisti fuggiti dall’Europa. Non perde tempo. Scrive: «Quando la rivoluzione verrà, e deve venire, sarà ad opera dei lavoratori che, senza distinzioni di sesso, di attività o di nazionalità, lotteranno fianco a fianco».

Nel 1887, Londra è teatro di numerose manifestazioni di disoccupati. Eleanor, che sostiene pure la necessità di un sindacato dei senza lavoro, descrive alla sorella Laura quello che vede: bambini che mangiano solo pane (se l’hanno), migliaia di persone letteralmente affamate disperse da centinaia di gendarmi a piedi e a cavallo. Il 13 novembre di quell’anno, è la «domenica di sangue». Ventimila disoccupati con le loro famiglie restano imbottigliati in centro: due morti, duecento feriti, trecento arrestati, poi condannati perfino a settimane e mesi di lavori forzati. Insieme con il suo compagno, Eleanor c’è: torna a casa pesta e con i vestiti laceri, capisce che la folla resiste se c’è chi la incoraggia, ma senza una vera leadership non può fare molta strada.

Ha 32 anni, è instancabile, scrive, organizza assemblee e congressi aiutando con le sue traduzioni i delegati dei lavoratori arrivati da ogni parte d’Europa, che parlano lingue diverse; i temi sono fondamentali e non solo per quegli anni: giornata lavorativa di otto ore, legislazione sul lavoro femminile e minorile, abolizione degli eserciti permanenti, e così via. Quando è necessario, Eleanor tiene anche due comizi al giorno e si presta ai più fastidiosi lavori d’ufficio. Ammonisce i lavoratori affinché nelle proteste non entrino le violenze. In quegli anni, fonderà anche la prima sezione femminile dell’Unione nazionale dei lavoratori del gas.

Era ricca, atletica, sostenuta da lobbies potenti Eleanor Marx da sacrificarsi tanto per i lavoratori? No, credeva nella persona umana, nella dignità, nello spirito dell’uomo. Una testimonianza del tempo la descrive così: «Bella, brillante e devota, con una gran forza di carattere… Viveva con il suo compagno in condizioni quanto mai difficili, ma ciò non abbatté il suo animo né fece vacillare la sua dedizione alla causa della classe operaia… Nel corso del nostro sciopero lavorò ininterrottamente giorno e notte. Fornì anche un appoggio efficiente al nostro sforzo di organizzare  i lavoratori non specializzati dell’East End di Londra…».

Una voce dal fondo: «E la ministra del lavoro e delle politiche sociali con delega alle Pari opportunità, Elsa Fornero?»
Ah, già…

Mario  Pancera