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Io la vedo male

Mi sembra di capire che la manovra fiscale, sia la vecchia, sia quella che ora si anticipa al 2012  sulla base degli ordini pervenuti dalla CE e dagli USA, sia quella che poi si farà nel 2013 e 2014, sia quello che succederà nelle borse di qui ad allora, rappresentino tutti momenti che incideranno gravemente, come sempre, sui redditi dei lavoratori dipendenti. E ciò attraverso molteplici strade e strumenti: ritorno di vecchie e aggiunta di nuove tasse, aumenti regionali e locali, minor benefici fiscali, minor servizi sociali, tagli alle finanze locali, etc. etc. Delle ragioni ne disquisiscono ormai quotidianamente i giornali: il debito pubblico di tutti gli stati, il famoso spread sui titoli, gli anonimi speculatori, etc. etc; e nei bar  nessuno parla più di sport e degli acquisti della Juve (quasi abbandonata dopo il caso Moggi), ma tutti sono grandi economisti e parlano dell’acquisto di Azioni, BOT, CCT, BTP.

Confesso che a volte ci casco anch’io ma in un momento di lucidità poi mi ricordo sempre di non possedere nemmeno un BTP, ma solo una busta paga mensile.

Sempre i grandi teorici ci spiegano con le statistiche che ormai nel nostro paese quasi il 14% della popolazione vive con meno di 1000 euro al mese per due persone, e che tale limite rappresenta la  soglia per la definizione di cittadini poveri, che sarebbero circa 8 milioni; poi ci sarebbero 3 milioni molto vicini a tale soglia, che stanno lì lì per diventare poveri. Tra i primi 8 milioni, ci sono quelli famosi che non hanno più soldi alla terza settimana del mese, o alla seconda, e ci stanno più di 3 milioni che sono proprio poveracci, cioè che muoiono di fame.

Sono dati che spaventano! Anche perché, con un po’ di vergogna io mi dovrei collocare tra i quasi poveri, e se non ne avessi (di vergogna, e primeggiasse in me come un tempo la coscienza)  dovrei ammettere apertamente che tra i poveri ci sto già.

Collegando il discorso sul reddito a quello del lavoro dipendente ne scaturisce così un argomento di classe, che dobbiamo riconoscere riemerge oggettivamente come categoria centrale di un dibattito politico che voglia definirsi serio, e non demagogico, mandando a quel paese l’ipocrita interclassismo che porta il poveraccio a discutere di Titoli di Stato.

A questo punto mi sembra anche ovvio dichiarare e pretendere qualcosa alla mia sinistra, alla mia parte politica, ai miei rappresentanti, se ancora ne ho.

Da povero, o quasi povero, non possessore di BTP, chiedo perciò che la sinistra, al di là della contingenza storica del Berlusconismo, ed al di là della crisi finanziaria globale al quale purtroppo il sistema ci ha nell’ultimo secolo abituato, qualifichi la sua strategia politica con una manovra fiscale completamente dedicata agli 11 milioni di poveri e quasi poveri che qui rappresento.

Questo credo l’unico vero profondo segnale di una possibile alternativa alla attuale politica.

Qualcuno lo dia. L’appello è accorato. Io infatti la vedo male.

Massimo Michelucci – Massa