Luciano, inaspettatamente, ha presentato le dimissioni dal Senato dell'AAdP, con una riflessione sull'AAdP in parte confivisa da molti, anche se non nella scelta di dimettersi.
Pubblichiamo le sue dimissioni aprendo un dibattito sulla necessità o meno dell'Accademia Apuana della Pace, al quale invitiamo tutti quelli che più o meno soino entrati in contatto con noi ad esprimere il proprio parere, dando consigli e suggerimenti.
Su questo argomento, dopo la marcia della Pace Perugia Assisi, faremo una giornata di riflessione.
Carrara 13/09/2007
Ai componenti Senato Accademia Apuana della Pace
Vi comunico le mie dimissioni dal Senato, in anticipo dei tempi del mandato ricevuto.
Questa decisione è maturata dopo lunghe riflessioni e veloci intuizioni. La ragione teorica principale risiede nell'articolo 2 dello Statuto dell'Accademia: "l'organizzazione ha la finalità di essere uno strumento a servizio di percorsi formativi, individuali e collettivi, indirizzati verso la crescita di cittadini protagonisti, in grado di riconoscere e rifiutare la guerra in ogni situazione e in tutte le sue forme, capaci di favorire la risoluzione dei conflitti con metodi nonviolenti, nella matura consapevolezza di persone e che fanno della partecipazione, della riflessione e dell'informazione gli elementi fondamentali del protagonismo sociale" o, più in particolare, risiede nel regolamento interno (il metodo del consenso, il favorire la formazione di piccoli gruppi, la partecipazione delle associazioni). Teoricamente, appunto, credo che tali obiettivi e auspici non siano stati raggiunti. Di più: credo che in questo momento non siano più i veri obiettivi di alcuna associazione del nostro territorio (tranne rare eccezioni), sempre più proiettate all'automantenimento e alla ricerca di finanziamenti economici, e con un solo problema fondamentale: "siamo pochi e non ce la facciamo".
E allora, più istintivamente, se la partecipazione non c'è e non si riproduce nel campo delle associazioni stesse; se gli incontri diventano sporadici e poco costruttivi; se le idee e le proposte fatte dall'Accademia e nell'Accademia non raccolgono neanche una spinta ideale e solidale, ma finiscono nel dimenticatoio o diventano secondarie o terziarie o quarte rispetto ai progetti e ai calendari delle associazioni; se temi come l'acqua, il lavoro, la precarietà, la salute, l'ambiente non riescono a coordinarsi intorno al tema fondamentale della pace, ma vanno ognuno per conto proprio...se dopo i nostri incontri o quelli con le associazioni io mi alzo col mal di testa o con un vago senso di depressione, è chiaro che o mi vado a curare da un bravo dottore o cerco le cause e i rimedi pratici e vitali per superare questo momento di impasse.
Potrei pure dire che tale situazione è figlia "dell'odore sgradevole della sconfitta. O comunque della paura", come afferma Marco Revelli a proposito dei tempi che viviamo e del movimento nato a Genova. Non è questo il punto.
Riconosco, all'interno dell'Accademia, la qualità delle persone, il loro impegno e le loro passioni;
la grande utilità e importanza del sito web creato e della sua diffusione telematica; le innumerevoli, sebbene a volte fine a sé stesse, iniziative promosse; il lavoro fatto nelle scuole.
A me non basta; manca la parolina magica che sentiamo e diciamo tante volte: la RETE, l'unica realtà che può avvicinarci anche a "quelli che vanno allo stadio" o a "quelli che vanno al mercato".
Qui non si è prodotta alcuna tela e neanche una brutta, benché viva, ragnatela.
Ecco: concediamoci il lusso di diventare un po' più brutti, solo così apprezzeremo e toccheremo anche il bello. E forse smetteremo di continuare a specchiarci e riscopriremo il valore dell'altro e degli altri.
Lo ridico politicamente: lascio il mio incarico di senatore in quanto non credo nella necessità storica di un luogo di servizio per le associazioni. Ritorno alla mia associazione e alla volontà di costruire, ancora una volta, quello che non c'è e alla ricerca di quell'isola che forse non c'è, ma dà almeno l'opportunità di sognarla.
Con affetto.
Luciano Gigli
Pubblichiamo le sue dimissioni aprendo un dibattito sulla necessità o meno dell'Accademia Apuana della Pace, al quale invitiamo tutti quelli che più o meno soino entrati in contatto con noi ad esprimere il proprio parere, dando consigli e suggerimenti.
Su questo argomento, dopo la marcia della Pace Perugia Assisi, faremo una giornata di riflessione.
Carrara 13/09/2007
Ai componenti Senato Accademia Apuana della Pace
Vi comunico le mie dimissioni dal Senato, in anticipo dei tempi del mandato ricevuto.
Questa decisione è maturata dopo lunghe riflessioni e veloci intuizioni. La ragione teorica principale risiede nell'articolo 2 dello Statuto dell'Accademia: "l'organizzazione ha la finalità di essere uno strumento a servizio di percorsi formativi, individuali e collettivi, indirizzati verso la crescita di cittadini protagonisti, in grado di riconoscere e rifiutare la guerra in ogni situazione e in tutte le sue forme, capaci di favorire la risoluzione dei conflitti con metodi nonviolenti, nella matura consapevolezza di persone e che fanno della partecipazione, della riflessione e dell'informazione gli elementi fondamentali del protagonismo sociale" o, più in particolare, risiede nel regolamento interno (il metodo del consenso, il favorire la formazione di piccoli gruppi, la partecipazione delle associazioni). Teoricamente, appunto, credo che tali obiettivi e auspici non siano stati raggiunti. Di più: credo che in questo momento non siano più i veri obiettivi di alcuna associazione del nostro territorio (tranne rare eccezioni), sempre più proiettate all'automantenimento e alla ricerca di finanziamenti economici, e con un solo problema fondamentale: "siamo pochi e non ce la facciamo".
E allora, più istintivamente, se la partecipazione non c'è e non si riproduce nel campo delle associazioni stesse; se gli incontri diventano sporadici e poco costruttivi; se le idee e le proposte fatte dall'Accademia e nell'Accademia non raccolgono neanche una spinta ideale e solidale, ma finiscono nel dimenticatoio o diventano secondarie o terziarie o quarte rispetto ai progetti e ai calendari delle associazioni; se temi come l'acqua, il lavoro, la precarietà, la salute, l'ambiente non riescono a coordinarsi intorno al tema fondamentale della pace, ma vanno ognuno per conto proprio...se dopo i nostri incontri o quelli con le associazioni io mi alzo col mal di testa o con un vago senso di depressione, è chiaro che o mi vado a curare da un bravo dottore o cerco le cause e i rimedi pratici e vitali per superare questo momento di impasse.
Potrei pure dire che tale situazione è figlia "dell'odore sgradevole della sconfitta. O comunque della paura", come afferma Marco Revelli a proposito dei tempi che viviamo e del movimento nato a Genova. Non è questo il punto.
Riconosco, all'interno dell'Accademia, la qualità delle persone, il loro impegno e le loro passioni;
la grande utilità e importanza del sito web creato e della sua diffusione telematica; le innumerevoli, sebbene a volte fine a sé stesse, iniziative promosse; il lavoro fatto nelle scuole.
A me non basta; manca la parolina magica che sentiamo e diciamo tante volte: la RETE, l'unica realtà che può avvicinarci anche a "quelli che vanno allo stadio" o a "quelli che vanno al mercato".
Qui non si è prodotta alcuna tela e neanche una brutta, benché viva, ragnatela.
Ecco: concediamoci il lusso di diventare un po' più brutti, solo così apprezzeremo e toccheremo anche il bello. E forse smetteremo di continuare a specchiarci e riscopriremo il valore dell'altro e degli altri.
Lo ridico politicamente: lascio il mio incarico di senatore in quanto non credo nella necessità storica di un luogo di servizio per le associazioni. Ritorno alla mia associazione e alla volontà di costruire, ancora una volta, quello che non c'è e alla ricerca di quell'isola che forse non c'è, ma dà almeno l'opportunità di sognarla.
Con affetto.
Luciano Gigli