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E la Lega si scopre patriottica

Non era voce dal sen fuggita quella di Roberto Castelli, viceministro della Repubblica italiana. Sicché il suo timore (l'auspicio?) che in un futuro prossimo si debba far ricorso alle armi per respingere le "orde" d'immigrati è subito tradotto in proposta concreta dal compare Francesco Speroni. Autentico pioniere del razzismo leghista, a suo tempo indagato per attentato alla Costituzione e banda armata, costui è uno senza peli sulla lingua quando si tratta di competere in rozzezza, cattiveria, disprezzo degli "altri", dei diritti e della democrazia.

Usiamole subito, le armi, replica infatti l'eurodeputato. Ohibò, "qui si tratta di difendere i sacri confini della Patria!", s'indigna il Nostro, ripetendo alla lettera una dichiarazione del 2002 (deve avere una collezione di frasi fatte da riesumare alla bisogna). Del tutto oscuro è cosa c'entrino con la difesa dei confini patri la Lega Nord e il suo programma limpidamente secessionista. Basta citarne qualche illustrazione recente: il rifiuto della bandiera e della lingua nazionali, il rigetto schifato delle celebrazioni dell'Unità d'Italia, la proposta di legge per l'istituzione di milizie regionali...
Ma, si sa, quando si tratta di esercitare il proprio razzismo di lotta e di governo, il Carroccio le usa tutte: anche il patriottismo può far brodo.
Se tutto ciò fosse solo il frutto marcio di un partito di estrema destra che trae una delle ispirazioni dal nazionalsocialismo - "dal pensiero voelkisch, che si sviluppò in Germania tra gli anni '20 e '30", precisa  un loro ideologo, tal Federico Prati - la cosa sarebbe deprecabile, ma non così pericolosa. Il fatto è che son costoro a dettare l'agenda e la linea di governo. Son costoro a esercitare quella pedagogia di massa che un tempo era prerogativa dei partiti operai e di sinistra. Il precipitato esemplare è il clima di questi giorni di fronte al prevedibile arrivo di poco più di ventimila profughi e migranti. Da parte governativa, improvvisazione, caos, maltrattamenti, tendopoli-lager, spettacolarizzazione dello "tsunami", vittimismo antieuropeo. Dall'altra, non scatta quasi alcun moto corale di solidarietà dal basso, come invece è accaduto in passato. Nè le immagini di esseri umani che giungono stremati, assetati, feriti, nè l'ecatombe di duecentocinquanta persone in fuga dalla Libia, nè la morte per annegamento, sotto i nostri occhi, di due donne ugualmente sospinte dalla guerra civile valgono a sollecitare l'empatia e la solidarietà collettive.
Siamo davvero un paese infelice. C'è solo da sperare che le "orde" vengano a salvarci dalla pulsione autodistruttiva o almeno che il vento della primavera araba si metta a soffiare così forte da scuotere la nostra decadenza.
P.S. A chi voglia documentarsi sulle infamie della Lega Nord consiglio la lettura del libro di Walter Peruzzi e Gianluca Paciucci, Svastica verde, Editori Riuniti 2011.


Fonte: Micromega
Segnalato da Centro di Ricercaper la Pace