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Foschi presagi per il 2020: contrastiamoli con un impegno per politiche di pace ed inclusive

Se il 2019 si è consumato tra una strage e l'altra, il 2020 si apre con una serie di fatti che lasciano poco sperare in qualcosa di positivo, in quanto minano il già precario equilibrio internazionale.

Che Erdogan sia un dittatore è palese da sempre: tale è chi viene eletto con parvenza di elezioni - effettuate in realtà in un clima di terrore e di criminalizzazione dell'opposizione.

Con il silenzio complice dell'occidente e dell'Europa - tenuti sotto ricatto dalla minaccia di aprire le porte alla marea di immigrati di cui noi stessi gli abbiamo affidato il totale controllo - Erdogan ha iniziato la pulizia etnica contro i Kurdi, senza neppure tenere conto che proprio loro hanno dato un rilevante contributo alla sconfitta dell'ISIS.

Adesso, confidando di essere completamente inattaccabile, schiera le proprie forze a sostegno del governo fantoccio della Libia, contribuendo non poco a destabilizzare quella regione, già messa in crisi dalle tante miopi scelte dei paesi europei.

Sostenere un governo in cui quasi nessuno più crede è il pretesto che adduce per aumentare il protagonismo della dittatura turca nell'area del mediterraneo, teatro di una fondamentale corsa agli idrocarburi.

In tale ottica, come Accademia Apuana della Pace, non possiamo non denunciare le politiche imperialistiche ed irresponsabili del governo turco; ma, con esse, denunciamo anche i tanti interessi occidentali e italiani dell'industria militare con la Turchia e, più in generale, con i paesi dell'area.

Nel 2019 c'è stato un record di vendite alla Turchia - ben 49 milioni di euro! - di armi e munizioni. L’Italia sta continuando a rifornire di armi il Governo di Ankara, nonostante l'escalation militare contro i Kurdi e adesso contro la Libia. Nell’anno in corso, secondo i dati Istat elaborati dalla RID, le consegne effettive della categoria “armi e munizioni” hanno raggiunto il valore record di 124 milioni di euro. Cifra mai raggiunta neanche per “aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi”, anche se non è chiaro se siano tutti di natura militare.

L'Accademia Apuana della Pace si associa perciò alla richiesta che la Rete Disarmo rinnova nei confronti del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di deliberare l’immediata sospensione delle forniture di materiali militari alla Turchia, in considerazione dell'offensiva turca nel nord-est della Siria nei confronti delle popolazioni curde (https://www.disarmo.org/rete/a/46909.html).

Inoltre, come sottolinea la Rete Disarmo, ci appare grave che il governo non sospenda gli invii di armi alla Turchia fino al completamento delle istruttorie su ciascuna autorizzazione, auspicando che questa procedura porti comunque al blocco complessivo della vendita di armi (https://www.disarmo.org/rete/a/46923.html).

Non giudichiamo poi meno grave il fatto che il nostro governo non sospenda l'invio all'Arabia Saudita di armi, che vengono utilizzate nella guerra in Yemen, il cui il prezzo in vite umane è pagato dalla popolazione inerme (https://www.disarmo.org/rete/a/47058.html).

Ad aggravare la situazione si aggiunge oggi l'azione irresponsabile del Presidente americano di fare assassinare Soleimani. Si tratta di una vera e propria “azione terroristica”: così definiamo infatti in Occidente il gesto di chi si rende responsabile dell'assassinio di un nostro leader; e la sostanza delle azioni non cambia a seconda di chi le commette. Si tratta inoltre di una decisione irresponsabile, perché essa contribuisce a far precipitare tutta l'area in una situazione instabile e di conflitto, con conseguenze globali facilmente immaginabili.

Ancora una volta ci troviamo di fronte a un meccanismo già visto troppe volte e ben collaudato da noi occidentali negli ultimi trent'anni: è sufficiente inventare un nemico per poi giustificare agli occhi dell'opinione pubblica ogni tipo di intervento... In realtà dovremmo ormai sapere che la scelta di costruire un nemico serve solo a distogliere l'attenzione dai veri problemi e a giustificare politiche autoritarie, scelte razziste, atti di criminalizzazione del dissenso, avventure imperialistiche.

Per questo motivo l'Accademia Apuana della Pace chiede con forza un impegno serio e concreto alle forze politiche e alle istituzioni, sia nelle politiche internazionali che in quelle nazionali, a stare dentro la complessità delle relazioni tra i popoli e a cercare il dialogo e la costruzione condivisa di soluzioni inclusive.

Accademia Apuana della Pace

Massa, 5 gennaio 2020