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Le mani sull'Italia: come pilotare la società e impadronirsi del Paese

Una volta si diceva spionaggio, oggi si dice «intelligence». Una «operazione di intelligence» è un lavoro di analisti, ce lo dicono anche i film, dove li si vedono al lavoro sui computer. L’espressione «Intelligence department» indica il Servizio segreto. C’è l’«intelligence» anche nelle ricerche di mercato, che non riguardano soltanto la frutta e verdura, ma i gruppi sociali, i movimenti politici, i club, gli individui e i loro pensieri, interessi e inclinazioni: religiosi, atei, omo o eterosessuali, gaudenti o riservati, colti o ignoranti, dediti ai bunga bunga o al béguinage. Chi si occupa di queste ricerche è, appunto, l’analista, termine che un volta ricordava le analisi scientifiche, Freud o i coniugi Curie, adesso indica chi studia e rielabora i dati raccolti nelle ricerche di mercato. Dalla scienza allo spionaggio, neanche mascherato dalle parole. Spesso straniere perché non chiare a tutti. Se un analista vuol fare da sé, per interesse o per un sussulto di dignità,  si mette in moto tutto l’universo. Si vedano i casi Manning, Assange e Snowden, per il quale ultimo sono stati bloccati aerei presidenziali, mosse le diplomazie di quattro continenti - forse anche tutti cinque, non si può mai dire - ed è nato il caso mondiale Datagate. Telefonate Putin-Obama. È bastato un giovanotto di 29 anni. Uno.

Che cosa analizzano gli analisti? I nostri comportamenti. Prima si «informano»: attraverso gli abbonamenti dei mezzi pubblici, i ticket dei supermercati, i conti correnti, il bancomat, i mutui, le vacanze (brevi, lunghe, scontate o ricche) con la moglie o l’amica, la famiglia (compresi nonni, figli eccetera). Sanno che cosa compera un cittadino, quale parte di popolo ha i soldi per certi acquisti e quale no, se si vendono più prodotti in plastica o in legno, più libri o armi, se si frequentano palestre o biblioteche; e che età avete, e di che sesso siete; sanno se siete ignoranti o istruiti, se votate e per chi votate, se siete laici o credenti e via dicendo.

Schedano la società in gruppi secondo le abitudini, i gusti, le frequentazioni; ma anche secondo il pensiero religioso, morale, politico degli individui. Poi «comunicano»: e così indirizzano i produttori a immettere sul mercato quello che serve per vivere, materia e spirito. A quale scopo dirigono l’ignara società così analizzata? Denaro e potere. Anche i partiti politici hanno bisogno di questi specialisti. Persone che sanno come usare il web, maneggiare internet, navigare appunto nella Rete. Mai parola fu più adatta alla situazione: pesci e pescatori. Per manovrare industrie e commerci. Per pilotare gli elettori, a destra o a sinistra, oggi contro e domani a favore, per aizzare le piazze, terrorizzare i lettori e il pubblico tv, descrivere sciagure, divulgare menzogne o «rettificarle» con altre bugie, senza che se ne accorgano. Spostano i voti di milioni di persone da un partito all’altro, ne  fanno crescere di nuovi per distruggere quelli esistenti, sconvolgono le idee soprattutto dei più deboli, indifesi, quelli che hanno creduto in un futuro migliore, hanno seguito una ideologia politica o anche una fede religiosa.

In Italia le maggiori reti controllate dallo Stato sono la Rai (comunicazione e informazione) e il Copasir ovvero il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (tutela delle informazioni e dei segreti di fondamentale  importanza per la sicurezza del paese). Il Movimento 5 Stelle è, in questo senso, il più moderno; quello che meglio conosce e utilizza le regole del gioco contemporaneo. Infatti, ha subito chiesto di avere il controllo dell’una e dell’altro. In parte c’è riuscito: l’esperto in comunicazione di massa Fico, alla Rai; l’assistente giudiziario Crimi, al Copasir. Tutto alla luce del sole. Non c’è da meravigliarsi se, appena entrati, i grillisti hanno trovato vecchio, squallido e vuoto il Parlamento. Ne vogliono uno nuovo, nelle loro mani. Lo dicono apertamente: anche con il Porcellum, ma vogliono prendersi l’Italia e fare loro le leggi.

Per capire il futuro che ci prospettano vediamone qualcuno, dalle loro biografie in Rete.

Riccardo Nuti, Palermo, 1981 è perito tecnico informatico. È l’attuale capogruppo del M5S alla Camera. Nelle “Parlamentarie” del suo movimento a Palermo è stato il preferito: 144 voti (ripeto: 144). Per otto anni ha lavorato in un’azienda di telecomunicazioni come analista di processi d’azienda, nel settore della qualità e del monitoraggio per il business intelligence. Chi non conosce l’inglese si informi sul significato di «business intelligence».

Nicola Morra è insegnante di storia e filosofia nel liceo classico “Telesio” di Cosenza; ha 50 anni, vicepresidente della Commissione affari costituzionali. «Gradito a Casaleggio», (cofondatore di M5S, e fondatore della “Casaleggio associati. Strategia di marketing”),  ha sostituito Crimi come capogruppo M5S al Senato; ha ottenuto 24 voti contro i 22 andati al collega di partito Luis Orellana.

Luis Orellana, italiano nato in Venezuela, ha 51 anni. Laureato in Scienze dell’informazione, ha lavorato nel settore telecomunicazioni occupandosi di clienti italiani nell’area commerciale di Italtel. Ha insegnato un anno a Nairobi, Kenia, nell’African advanced level Telecom institute. Tenete a mente i nomi e gli incarichi. In parlamento ha perso la carica andata a Morra per soli due voti.

Roberto Fico, Napoli, 1974, laureato con lode in Scienze della comunicazione con indirizzo comunicazione di massa, ha frequentato un master in Knowledge management al Politecnico di Milano. È stato redattore in una casa editrice, e ha avuto un incarico nella gestione dell’ufficio degli studenti stranieri presso la facoltà di Scienze sociali dell’Università di Helsinki. Dal 6 giugno 2013 è presidente dalla vigilanza sulla Rai-tv. È l’occhio di Grillo-Casaleggio sull’informazione pubblica.

Luigi Di Maio, 27 anni, avellinese abitante a Pomigliano d’Arco (Napoli); professione: studente universitario; pubblicista, aiutoregista, cofondatore dell’Associazione studenti giurisprudenza e webmaster cioè progettista e amministratore di siti web. È stato bocciato come aspirante consigliere del suo comune, ma è stato promosso dalle Parlamentarie per entrare in Parlamento: oggi è vicepresidente della Camera dei deputati e presidente del Comitato di vigilanza sull’attività di documentazione. Vigila. Tutto alla luce del sole.

NB Tutte le notizie sono ricavate da Internet.

Mario Pancera