La frase del titolo si trova nella parte finale del breve romanzo «La luna è tramontata» di John Steinbeck in cui si racconta dell’improvvisa invasione della cittadina di un piccolo e pacifico paese da parte di un esercito armato e disposto a tutto (i nazisti e, forse, la Danimarca nella seconda guerra mondiale: l’autore non lo dice mai). Il popolo, abituato alla democrazia e alla libertà, all’inizio è stupito, poi subisce, poi a poco a poco si riprende e, mentre gli invasori procedono alle esecuzioni, resiste in silenzio.
Cade una frana su un convoglio, i minatori rendono di meno, un ufficiale impazzisce, un soldato scompare, un treno di notte deraglia…Nelle ultime pagine il vecchio sindaco affronta il plotone d’esecuzione per salvare un gruppo di ostaggi, e si capisce che gli invasori infuriati sono all’ultimo atto. La disfatta dell’esercito ricco di propaganda, di minacce, di armi e senza scrupoli, invischiato tra cittadini che si battono per la libertà è vicina: le mosche – dice un amico del morituro - hanno conquistato la carta moschicida.
Il primo ministro Matteo Renzi proviene dalle file cattoliche ed è entrato nel Partito democratico, PD, dove sono convogliati cattolici dell’ex DC, comunisti dell’ex PCI, socialisti di varie sfumature, repubblicani e così via, provenienti dai partiti corrotti ormai in disfacimento. Il PD avrebbe dovuto rappresentare l’unione dei cattolici con le sinistre politiche, vagheggiata fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso: ci furono le stupidissime «convergenze parallele», il cosiddetto «compromesso storico», i governi chiamati di «centro sinistra» in un mare di corruzione fino al disastro finale. Non si unirono mai.
La chiesa fu ufficialmente sempre contraria all’unione della Democrazia cristiana con i socialisti, i comunisti vennero addirittura scomunicati; non solo, era scomunicato anche chi leggeva i loro giornali. Il sindacato dei lavoratori cattolici, CISL, veniva sopportato; le associazioni cristiane di lavoratori, ACLI, guardate con sospetto (sembrava già audace usare l’aggettivo “cristiani”, che lasciava intendere una possibile apertura ai protestanti…). Nacque il movimento internazionale dei «Cristiani per il socialismo» inseguito da anatemi, non soltanto politici. In qualche modo, tuttavia, una buona parte dei cattolici italiani guardava verso i partiti e i movimenti che agitavano bandiere sociali più vivaci. Cercava maggiore libertà di espressione e più uguaglianza tra le classi sociali.
Pensavano al vangelo. Erano le classi più povere che avevano bisogno di aria pulita. E pensavano di trovarla nell’unità di intenti dei lavoratori, cattolici e non cattolici che fossero. Pensavano a una lotta comune per uscire dalla melma della grande finanza, della grande industria, delle banche, in cui si dibattevano da sempre.
Il PD pareva la soluzione: finalmente l’incontro tra credenti e agnostici o atei, tra cattolici e non cattolici. La vittoria di un’amichevole e produttiva unità. Invece un’accozzaglia. E sono apparse le mosche: propaganda, promesse, minacce, abbracci, menzogne, la crisi economica è finita, sta per finire, è alle spalle, cambiamola Costituzione per migliorare il paese, abbattiamo gli articoli che difendono i lavoratori ma frenano i datori di lavoro, a casa i vecchi, avanti i precari. I sindacati sono fondamentali, no, inutili: vanno rottamati.
Diminuiamo le tasse, aumenta l’elettricità; diminuisce il petrolio, aumenta il gas; cresce la deflazione, no cresce l’inflazione. Ottanta euro per qualcuno, si alza il costo della spesa per tutti. Una mistificazione tira l’altra. Cresce il risparmio, no il risparmio diminuisce. I cittadini del paese occupato aspettano. Quel che deve accadere, accadrà. Chi può scappa all’estero. Tra blandizie e colpi di mitraglia, sventolio di bandiere ed esecuzioni sommarie, le mosche hanno occupato la carta moschicida.
Mario Pancera