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Nessuna strumentalizzazione di Pietro Del Giudice Comandante del Gruppo Patrioti Apuani e antifascista

La Costituzione della Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza e dalla lotta contro il nazifascismo, è l’atto normativo fondamentale della nostra democrazia. Sulla Costituzione devono giurare tutti coloro che con regolari elezioni vengono eletti per amministrare la Res Publica. Grazie alla Resistenza viviamo in uno stato di diritto, dove possiamo essere donne, uomini e cittadini.

Il fascismo è finito come regime storico, ma è riemerso in vari periodi attraverso il qualunquismo (anni Quaranta), la fascistizzazione dell'apparato statale (anni Cinquanta), i tentativi autoritari e golpisti di destra (anni Cinquanta e Sessanta), lo «stragismo» (anni Settanta e Ottanta), il «revisionismo» storico (anni Ottanta), il neofascismo e il razzismo (anni Novanta).

La Costituzione della Repubblica Italiana è il risultato dell’unità antifascista e quindi il frutto anche della lotta di mio padre, Pietro Del Giudice, di tutti i partigiani, dei deportati, dei resistenti tutti, delle vittime civili e della lotta di popolo che ha riscattato l’Italia dal fascismo e dalla sciagurata alleanza di guerra con il nazismo.

Ed è per questa ragione che mi sento di affermare con forza e convinzione, a nome mio, Maria Del Giudice, della mia famiglia e come erede dell’insegnamento etico e politico di mio padre, il Comandante partigiano Pietro, primo Prefetto della Provincia apuana liberata, che erigere un monumento ad un podestà fascista è un’offesa ed un oltraggio alla nostra Provincia, medaglia d’oro al valor militare, alla popolazione tutta e alla memoria di tutti i partigiani che hanno lottato per liberare la nostra terra dal giogo di un aberrante regime totalitario.

Pietro Del Giudice mai sarebbe stato d’accordo nella celebrazione di un gerarca fascista, a tutti gli effetti il rappresentante di un feroce regime portatore di morte e distruzione.

La famiglia Del Giudice si dissocia da questo atto dell’Amministrazione Comunale di Massa che ritiene scellerato, in quanto un monumento deve essere sempre e comunque un simbolo positivo, ed essere riferito ad un esempio di vita da seguire, mentre in questo caso è solo foriero di divisioni nella comunità. Chiede anche che non vengano strumentalizzate frasi e concetti di Pietro che, estrapolati da discorsi certamente più ampi e complessi, potrebbero essere distorte e sfruttate per empi scopi, come erano soliti fare proprio quei fascisti che adesso vorrebbero riscrivere la storia ripulendo certi personaggi locali dalla qualifica di persecutori e assassini in nome di una sorta di pacificazione che mai ci potrà essere in senso storico, e dando atto invece che già c’è stata sul piano umano e personale, seguendo proprio lo spirito di pace dettato dalla Costituzione.

Infine la famiglia rigetta chiaramente ai mittenti la qualifica per Pietro di “vero partigiano”, quale meschina operazione politica volta a portare divisione nel mondo della Resistenza e perché proveniente magari proprio da coloro che per altri scopi hanno denigrato Del Giudice e la sua figura.

Maria Del Giudice