In un frangente della storia umana, quella che ci appartiene, in cui le classi dirigenti a livello planetario ostentano grettezze di fronte alle istanze di liberazione di una moltitudine di popoli oppressi, papa Francesco non cessa di sorprendere. Alla prova dei fatti è l’unico leader mondiale in grado di proporre un’agenda perspicace e illuminata sulla “casa comune”, andando oltre ormai le ormai croniche miopie determinate da certa politica.
Basta leggere il suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2016 per rendersi conto della sua capacità d’interpretare la società. Efficacissima, peraltro, la titolazione del tradizionale messaggio che codifica i contenuti, rendendoli immediati per credenti e non credenti: “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”.
La scelta di questi verbi della pace -“vincere e conquistare”- declinati in forma riflessiva, è sintomatica di un impegno personale e collettivo che rappresenta l’affermazione di un dinamismo evangelico, , senza scoraggiarsi o estraniarsi di fronte ad ogni genere di conflitto. Di qui la denuncia dell’indifferenza sistemica nei confronti delle piaghe dei nostri giorni.
Questo messaggio ha una valenza fortemente antropologica, peculiarmente umana e segnatamente politica, prima ancora di essere ecclesiale. Il suo carisma, finalizzato a coniugare interiorità e vita, in un mondo segnato da una devastante “guerra a pezzi” dove tutto, ma davvero tutto, sembra essere imprevedibile, mentre il fluire degli eventi, spesso tragici, genera smarrimento.
Di conseguenza è fondamentale vincere la sfida dell’indifferenza, conquistando la pace, esige un costante dinamismo, contro coloro che hanno un’indole manipolatoria, protesa all’interesse di parte, di chi brama il potere per il potere, è indispensabile investire energie nella formazione, progettando itinerari specifici di formazione morale, alla pace, che accompagnino chiare e adeguate scelte di denuncia. Un impegno educativo, estendibile ad ogni forma di terrorismo, compresi i fondamentalismi religiosi che strumentalizzano la fede delle giovani generazioni per fini eversivi; ma anche all’indifferenza nei confronti dell’ambiente naturale: dalla deforestazione, all’inquinamento.
Queste devastazioni, denuncia il papa senza mezzi termini, sono fenomeni che “sradicano”intere comunità dal loro ambiente di vita, costringendole alla povertà e all’insicurezza, crea nuove povertà”.
E’ altrettanto grave chiudere gli occhi di fronte alla penosa condizione di tanti disoccupati, vittime sacrificali della cosiddetta massimizzazione dei profitti. Col risultato che “la mancanza di lavoro, scrive il papa, intacca pesantemente il senso di dignità e di speranza, e può essere compensata solo parzialmente dai sussidi, pur necessari,destinati ai disoccupati e alle loro famiglie”.
Infine gli ultimi, gli scartati, poco importa per lui se sono rifugiati, a cui è negato il diritto di asilo, o delle masse impoverite dall’esclusione sociale nelle periferie geografiche ed esistenziali contemporanee. Il pontefice argentino apre il nuovo anno sotto gli auspici che le molte tensioni del mondo globalizzato possano ricomporsi nel segno della misericordia. Anche perché, come scriveva il grande Carlo Levi: “...che la sola ragione della guerra é di non aver ragione; che le guerre vere ed efficaci sono soltanto le guerre ingiuste, e che le vittime innocenti sono le più utili e di odor soave al nutrimento degli dei”.
antonio