Non basta essere il primo presidente di colore e democratico per rappresentare la novità, se poi nel concreto le politiche messe in atto non rappresentano una reale discontinuità con la logica imperialista che ha caratterizzato la politica americana negli ultimi decenni e con le politiche che contrastino l'aumento delle disuguaglianze.
Non basta aver ricevuto il premio Nobel per la Pace, semplicemente per un discorso, confermando ancora come la pace per i potenti sia semplicemente un bell'ideale, semplici parole, e non politiche concrete, incessanti, permanenti, che non ammettono sconti dinanzi alle scelte da farsi. Quando poi nulla è stato fatto per eliminare Guantamano, nulla per superare le contraddizioni in Irak, Afghanistan...
Non basta citare Marthin Luther King e ricordarlo in occasione della celebrazione del cinquantesimo del famoso discorso “I have a dream”, per poi negare le fondamenta delle scelte di King con la scelta della guerra dinanzi al problema Siria. Per Martin Luther King la lotta dura e continua contro le disuguaglianze e le ingiustizie era imprescindibile dai mezzi e dagli strumenti adottati.
Non basta tutto questo se poi di fatto la politica proposta dal governo americano è sempre quella dello sceriffo che tutela i suoi interessi e quelli dei poteri forti.
E' possibile sperare che il presidente americano Obama, uomo di colore, democratico, attento ai diritti delle persone, animato da sentimenti religiosi tenterà di ascoltare la voce isolata di papa Francesco, davvero voce nel deserto... un deserto di cultura, di politica, di prospettiva, di capacità di segnare davvero la novità.
Ma anche in casa nostra non basta aderire alla giornata di preghiera e di digiuno proposta dal papa, se questa scelta non diventa conseguente a prese di posizioni forti, a iniziative politiche significative. I ministri Bonino e Mauro, il parlamentare Lupi, saranno poi conseguenti alla loro adesione alla proposta del papa? Cosa faranno quando si dovrà votare sugli F 35, che appunto sono progettati per bombardare? Cosa faranno quando il parlamento dovrà votare sull'adesione dell'Italia a questa nuova guerra in Siria (che magari proseguirà con l'Iran), che ovviamente loro chiameranno umanitaria e finalizzata a portare la democrazia?
Non bastano le dichiarazioni altisonanti dei nostri governanti, quando poi al G20 ci schieriamo, con i nostri soliti distingui ambigui, con chi vuole procedere con la guerra. La pace non ha bisogno di ambiguità, ma di strade, pur tortuose e faticose, da percorrere con chiarezza.
Non è possibile amare la pace, armandola, come recitava il twitter del Ministro alla Difesa Mauro, perché è proprio la storia che ci indica con chiarezza che tutto questo non è possibile: anche nel periodo della guerra fredda, la nostra pace occidentale è stata resa possibile solo grazie alle infinità di conflitti che le potenze militari USA e URSS hanno favorito in Asia e Africa, proprio perché la loro ricerca e industria militare aveva bisogno di “mercati”.
Non è possibile costruire la pace in quella regione, come in nessun altra, con un intervento militare, che, oltre ad essere destabilizzante, non costruirà una convivenza altra, come nessuna convivenza è stata costruita in Iraq, in Afghanista, in Libia...
E' invece possibile scegliere un'altra strada dinanzi ai conflitti e alle contraddizioni, ma solo con la consapevolezza, mutuata dall'elaborazione e dalla pratica nonviolenta, che soltanto saldando insieme, in maniera forte e indissolubile, gli obietti e i mezzi usati sia possibile costruire un sistema di relazioni e di comunità altro, diventando così, al tempo stesso, persone, movimenti, governi, popoli credibili!!!
Gino Buratti