In una raggelante intervista alla radio Abc, la scorsa settimana, un giovane uomo palestinese ha descritto con calma come ha ripetutamente sbattuto la testa di sua sorella contro il muro sino ad ucciderla. Khaled Mahmood ha spiegato che si trattava di un "delitto d'onore", perché sua sorella aveva svergognato la famiglia dormendo con l'uomo che aveva scelto. Doveva quindi essere cancellata. La polizia sembra essere d'accordo. Nessuna accusa è stata sollevata contro l'omicida. In alcune parti del mondo, i padri, i fratelli e i mariti non possiedono solo il corpo di una donna, possiedono la sua virtù. La loro identità e la loro mascolinità sono incassate in essa. Questo, ovviamente, è un fardello impossibile da portare, per una donna.
L'adolescente afgana Aisha l'ha imparato lo scorso anno, quando è stata tenuta ferma mentre il marito le tagliava via naso e orecchie perché la ragazza aveva tentato di fuggire dagli abusi della di lui famiglia. La diciassettenne Dua Khalil ha pure imparato questo, giusto prima di essere lapidata a morte nell'Iraq del nord, tre anni fa, perché aveva un ragazzo. Ed anche Fozilitun Nessa, donna del Bangladesh, lo ha imparato: quando la sua faccia è stata sciolta dall'acido perché aveva rifiutato una proposta di matrimonio. Per le 300.000 donne uccise, mutilate o selvaggiamente picchiate per aver espresso la propria libera scelta, "l'onore" non c'è. Non c'è nemmeno un processo giusto, come la madre iraniana Sakineh Mohammadi Ashtiani sa sin troppo bene. È nel braccio della morte...
C'è un'ideologia totalitaria in marcia attraverso il mondo, ed è anti-donne. Non si tratta di religione, pietà o virtù. Si tratta di misoginia e di una guerra globale contro le donne. Si tratta dei diritti e della libertà delle donne. La proprietà dei corpi delle donne ed il loro controllo sono diventati il principale campo di battaglia. Gli eventi mondiali e l'ascesa del neo-fondamentalismo negli anni '80 e '90 hanno reso il femminismo più importante che mai. Pure, il femminismo sembra aver perso la sua voce. Non sappiamo come rispondere agli orrori dell'infallibile controllo patriarcale. E in questo fallimento nell'agire e nel resistere strenuamente alla spinta globale contro i diritti delle donne e la loro libera volontà, il femminismo si trova ad un punto di crisi morale.
Il femminismo ha fallito? Le percentuali sono migliorate, strutture legali e nuove cornici sono state costruite. I risultati sono lì - per alcune di noi. Ma un crescente numero di donne al mondo vede la propria libertà a serio rischio. Ed il femminismo resta mortalmente silenzioso. Proprio ora, in un momento in cui avremmo bisogno di un massiccio impegno femminista per contrastare il montante sentimento anti-donne ce ne stiamo sedute con le mani in mano. Non è anche affar nostro? Perché la responsabilità femminista si ferma ai confini? La somala Aayan Hirsi Ali parla della "gentilezza traviata" dell'Occidente nello scegliere di non dire nulla e di non fare nulla riguardo agli orrendi abusi subiti da donne e bambine, che vengono scusati come costumi culturali o riti religiosi. Delitti d'onore, mutilazioni dei genitali femminili, attacchi con l'acido, matrimoni imposti e schiavitù sessuale sono tra le cosiddette "pratiche culturali" che Hirsi Ali ha in mente. Tuttavia, l'indegnità, il degrado e l'apartheid di genere vanno ben oltre il fondamentalismo. L'ignoranza è forse lo strumento per controllare le donne usato più estensivamente. Ci sono, al mondo, 62 milioni di bambine in età da scuola primaria che a scuola non ci vanno. Circa 520 milioni di donne al mondo non sanno leggere. Più di mezzo milione di donne muoiono ogni anno (circa una al minuto) per complicanze legate alla riproduzione che sarebbero trattabili, ma non sono una priorità.
Per me è inconcepibile che qualcuno possa prendere una bimba appena nata e gettarla con disgusto nel secchio dell'acqua sporca, pronunciando le parole "cosa inutile". La scrittrice cinese Xinran Xue ha descritto di recente questa scena mentre scriveva sul femminicidio e sui cento milioni di bambine "mancanti" al mondo. Almeno essere soffocate nel secchio è una morte veloce. Altrove le bambine muoiono lentamente di fame, o sono semplicemente abbandonate, per una sola ragione: sono femmine. Cosa c'è nelle bambine e nelle donne che le rende così prive di valore? Nel retro di casa nostra, la regione del Pacifico, alcuni dei tassi di mortalità materna sono fra i peggiori del mondo. La Papua Nuova Guinea è sorpassata solo dall'Afghanistan, pure non abbiamo qui fatto menzione di questo scandalo. Se nominiamo le Fiji, Vanuatu, o le Isole Salomone, pensiamo alle vacanze. Ciò che scegliamo di non vedere sono le percentuali vertiginose delle gravidanze di adolescenti e le percentuali estremamente alte di violenza contro le donne. Il 60% delle nazioni del Pacifico non ha leggi contro la violenza domestica. E questo forse è il motivo per cui il 73% delle donne delle Isole Salomone pensano che ad un marito debba essere permesso di battere la moglie. Lo scorso anno, i capi "tradizionali" di Vanuatu hanno sfidato la legge passata nel 2008 per proteggere le donne dalla violenza domestica, dicendo che essa "contraddice i costumi di Vanuatu".
Queste pratiche "tradizionali" e "culturali" che sanciscono l'autorità maschile saranno sempre svantaggiose per le donne. Perciò, per quale motivo ci inchiniamo ad esse? Perché siamo così pronte ad adottare una pigra posizione di relativismo culturale? Il femminismo ha fallito? Forse non per voi, e non per me. Ma sapete una cosa? Non riguarda solo noi.
Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo