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Per la salvezza della Repubblica una svolta dopo quindici anni

In quindici anni il sistema politico e le idee portanti della società italiana hanno subito un sovvertimento profondo, in cui sono confluite le tendenze negative che già avevano piagato il Paese nei primi decenni della storia repubblicana, nonostante il rapido sviluppo economico e il graduale affermarsi degli istituti e delle pratiche della democrazia.

In breve tempo si è passati dall’esaltazione della sovranità popolare al mito della governabilità, ma si è dimenticato che secondo la Costituzione governare vuol dire mettere lo Stato dalla parte degli interessi generali e, quando gli interessi confliggono, dalla parte delle componenti sociali e degli esseri umani più deboli, ai quali ostacoli di ordine economico e sociale limitano la libertà e l’uguaglianza e impediscono il pieno sviluppo come persone.

Si è passati dal dominio delle ideologie al rifiuto delle idee, al discredito delle culture politiche e alla marmellata delle posizioni etiche e religiose; non si spiegherebbe altrimenti l’imbarbarimento della lotta politica, né si spiegherebbe come la Lega potrebbe proclamarsi l’unica forza politica cristiana e cattolica, capace di dialogo con la Chiesa, quando disegna una società nella quale nessuno ha altro Dio che se stesso, i profughi sono respinti e fatti morire in mare, gli stranieri sono criminali a norma del diritto positivo, ai musulmani è negata la dignità umana inerente alla libertà religiosa e il Pronto soccorso, le sale parto, gli ospedali, gli uffici dello stato civile e talvolta anche le panchine e gli autobus sono vietati a chi non ha il permesso della Polizia.

Si è passati dalla frammentazione delle forze politiche, all’idea di due soli contenitori, uno di destra e uno di sinistra; però la sinistra è considerata dannosa e superflua, senza posto in Parlamento, e addirittura nel Partito democratico il candidato on. Bersani viene sollecitato a censurare la stessa parola “sinistra” se vuol essere eletto.

Si è passati da un sistema elettorale anche troppo proporzionale ed esposto a chi cercasse di procurarsi anche una briciola di potere, a un sistema seccamente oligarchico in cui  moltissimi cittadini sono costretti a non votare, o a votare per risultati opposti a quelli desiderati, o a votare – anche se ciò è meno nuovo – turandosi il naso; e in ogni caso nessuno può votare per eleggere nessuno, ma può solo fornire il proprio voto alle nomine già effettuate dagli apparati di partito; nessuna minoranza, senza snaturarsi o vendersi, è più ammessa al festino.   Si è passati dalla divisione dei poteri e da un certo pluralismo dell’informazione all’attentato contro i tutti i poteri deputati a indirizzare, controllare e limitare il potere dell’esecutivo e del cosiddetto “premier”. Il Presidente della Repubblica è assediato al Quirinale, la magistratura è ogni giorno sfidata, ispezionata e minacciata, la televisione irresistibilmente attratta in un unico palinsesto, i direttori dei giornali sono costretti a cambiare mestiere, le interviste, a cui si risponde portando l’intervistatore in tribunale, potrà ormai permettersele solo chi abbia un editore pronto a rischiare per la pena qualche milione di euro.

Si è passati da un’idea perfino ipocrita della morale pubblica, all’idea della sua encomiabile trasgressione in privato, i palazzi del potere sono diventati vetrine di edonismo, il Muro è caduto e d’oltrecortina arriva il letto di Putin, siamo diventati spettacolo al mondo e dal vertice della ricchezza e del potere si sparge nel Paese una palpabile aura di corruzione. Ciò rende impossibile anche una serena trattazione legislativa di materie eticamente sensibili.   Si è passati da una eccessiva facilità di avvicendamento dei governi a una loro pretesa inamovibilità, qualunque cosa accada e qualunque cosa facciano, per una intera legislatura. Ma in una legislatura si può fare la guerra e si può espiantare la democrazia.

Questa analisi, formulata dagli uni, può essere non in tutto condivisa, può essere corretta o integrata da altri. Come ogni critica, essa stessa può essere sottoposta a critica. Non è dunque su questa analisi che si forma o si chiede il consenso. L’accordo unanime è però sull’azione che si ritiene ne debba seguire e qui viene proposta.


Appello per la creazione di una “costellazione democratica”

Lo scadimento della lotta politica dal dibattito delle idee al linciaggio delle persone e le lunghe convulsioni che accompagnano la crisi micidiale del potere di Berlusconi, dimostrano l’elevato grado di inagibilità democratica di pericolosità sociale e di impotenza politica in cui è caduto il nostro sistema.

I firmatari di questo appello, le altre entità e persone che vi aderiscono e la Sinistra Cristiana che nella sua veste di “Servizio politico” lo promuove, scongiurano le forze politiche democratiche – a cominciare dal maggior partito di opposizione – a riunirsi in un supremo sforzo per arrestare il declino e ristabilire le condizioni di dignità, onore, cultura e libertà nel nostro Paese.

Nei tempi più rapidi sarebbe necessaria almeno una riforma elettorale che, fuori da forzature autoritarie, premi di maggioranza e lotta alle minoranze, restituisca rappresentanza ai cittadini, credito agli eletti, azionabilità agli interessi negati e udibilità alle idee anche critiche e innovatrici.

Tuttavia, nelle more di tale riforma, che certamente ha bisogno di un vasto consenso, e nell’attuale situazione di urgenza, a legislazione vigente rivolgiamo un pressante invito alle forze e ai partiti costituzionali, presenti o assenti in Parlamento, indipendentemente dal loro denominarsi come democratici, liberali, riformisti, antagonisti, comunisti, alle associazioni politiche democratiche e ai Comitati per la Costituzione, per dar vita a una coalizione di cultura e di governo che, in discontinuità con precedenti insoddisfacenti esperienze, si potrebbe definire “Costellazione democratica”.

La base comune su cui, in sintonia con i quattro punti dello storico discorso di Barak Obama al Cairo del 4 giugno scorso, tale Costellazione democratica potrebbe fondarsi, si può organizzare attorno a questi quattro valori:


1)            Il valore della memoria come riserva critica della nostra identità democratica, dall’unità d’Italia al fascismo, dalla Shoà alla Resistenza, dalla Costituente alla Repubblica, e come antidoto al moltiplicarsi delle vittime della violenza economica e politica, dei “respingimenti” e delle guerre;

2)            Il valore della legalità, come attuazione della Costituzione e dei suoi postulati fondamentali, a cominciare dalla laicità, condizione dell’uguaglianza e della convivenza pacifica in un universo che è plurietnico e plurireligioso; dal lavoro, come diritto e dignità di ogni persona e fondamento della Repubblica; dal ripristino della legalità soprattutto in ordine ai diritti fondamentali, alle libertà, alla giurisdizione, alla partecipazione politica e alla rappresentanza;

3)            Il valore del ruolo della Repubblica per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo degli esseri umani, sia nell’ordine economico e sociale, sia nel campo dell’informazione e dell’istruzione, con particolare riferimento alle politiche per l’occupazione, per l’edilizia abitativa, per l’infanzia, per standard di vita accettabili, per la salvaguardia del Welfare e il rilancio della scuola pubblica, nel riconoscimento della dimensione privata e pubblica dell’economia;

4)            Il valore dell’unità delle Nazioni, della pace, della liberazione dei popoli, del concerto dei poteri pubblici per la stabilità e lo sviluppo economico internazionale, della salvaguardia e dell’uso dei beni comuni e della difesa della natura, condizioni della salvezza storica oggi necessaria.


La condivisione di questi valori non implica la rinuncia alle differenze. Ciascuna delle componenti della Costellazione democratica, tenendo fede alla propria ragione di essere, continuerà a coltivare i propri valori e a elaborare le proprie culture incrementando nel rispetto reciproco l’autonomia e il pluralismo.

Le componenti della Costellazione democratica uniscono però le proprie forze in forma visibile per un’azione comune nella società, volta alla crescita di una cultura costituzionale, e allo sviluppo della libertà e del pluralismo della comunicazione sociale e dell’informazione.

Esse contraggono nel contempo un’alleanza elettorale capace di competere per la conquista della maggioranza parlamentare, stabilendone le finalità in un patto di legislatura aperto all’adesione di tutti i cittadini.

La maggioranza parlamentare espressa da questa alleanza costituirà e sosterrà con la sua fiducia il governo. Esso viene formato nell’ambito della stessa maggioranza ma non necessariamente da tutte le sue componenti, mentre tutte le componenti della maggioranza e i loro singoli membri si vincolano a sostenere l’azione esecutiva e la legislazione qualificante del governo, secondo il patto stabilito coi cittadini. L’attività governativa non copre tutto lo spazio dei problemi e dell’esercizio politico, ed è distinta dall’attività legislativa, come sono distinti i relativi poteri. Non tutta la legislazione esprime e deve essere conforme alla volontà del governo. Nelle materie che non rientrano direttamente nello specifico programma di governo e in cui esso non ritiene implicata la fiducia al proprio operato (dal quadro istituzionale alla bioetica), la maggioranza parlamentare concorre alla legislazione senza vincolo di mandato.

La Costellazione democratica valorizza e pratica il dialogo e il confronto parlamentare, e approfondisce le relazioni con tutte le componenti della società italiana, nessuna delle quali è considerata nemica.

L’accordo per dar vita a tale Costellazione democratica non può essere rimandato al momento delle prossime elezioni politiche, ma fin da ora ne deve rappresentare la prefigurazione, l’urgenza e la prospettiva risolutiva.  È questo l’appello che rivolgiamo a tutti i soggetti politici responsabili della vita del Paese.


16 ottobre 2009

Raniero La Valle, Domenico Gallo, prof. Luigi Ferrajoli, prof. Gianni Ferrara, prof. Roberto Mancini, prof. Francesco Zanchini, Giovanni Pecora, Vasti, scuola di critica delle antropologie, Adista, Koinonia, Centro Studi Erasmo Onlus, Cercasi un fine, Tempi di fraternità, padre Alberto Simoni, domenicano, padre Alessandro Cortesi, domenicano, Marcello Cini, Enrico Peyretti, Giancarlo Zizola, Arnaldo Nesti, Franco Ferrara, Francesco Domenico Capizzi, chirurgo, Maria Teresa Cacciari, docente, Mariacristina Bartolomei, Flavio Pajer, don Giannino Piana, teologo, Gaetano Sabatini, Gilberto Squizzato, padre Aldo Tarquini, domenicano, prof.sa Francesca Brezzi, prof. Roberto De Vita, Gianfranco Monaca, Agata Cancelliere, Fausta Deshormes, Gian Gabriele Verteva