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Rinneghiamo tutte le guerre

Anche volendo trascurare ogni altra considerazione di ordine nonviolento e pacifista, la ripetizione del rito della "festa della vittoria" quasi cent'anni dopo gli avvenimenti cui si riferisce è, per non dir altro, semplicemente grottesca. Allo stesso titolo si potrebbe celebrare la sconfitta di Annibale nelle Guerre Puniche, o quella dei Turchi a Lepanto. Dato e non concesso, naturalmente, che una "vittoria" sia mai da celebrare. Ma qui, appunto, si celebra "la" vittoria. Anzi: la "Vittoria mutilata", come venne chiamata, perché fu per riparare a quella mutilazione che poco più tardi si sarebbero spalancate le porte alla ferocia fascista, che vent'anni dopo avrebbe trascinato l'Italia in un'altra guerra ancor più spaventosa, questa volta finalmente e giustamente persa. Per celebrare questa "sconfitta" - che invece fu essa sì unàvittoria: contro il fascismo e il nazismo - la Repubblica Italiana non ha mai profuso analogo entusiasmo. Se non fosse stato per l'impegno cocciuto e indefesso delle organizzazioni partigiane ed antifasciste, la celebrazione del 25 aprile sarebbe stata presto e volentieri relegata nel dimenticatoio, e del resto è di poche settimane fa l'ennesimo tentativo di cancellarla. Invece, appunto, il Paese si appresta a commemorare nuovamente una guerra che, infame come tutte le guerre, si distinse per la sua barbarie sociale. Centinaia di migliaia di contadini analfabeti vennero gettati al massacro per "ideali" che erano loro totalmente estranei, strappandoli alla terra ed alla famiglia. Bassa macelleria, sacrificata per gli interessi di chi su quel sangue, su quella retorica militaresca e patriottarda, si arricchì, preparandosi ai fasti ed al potere del sopraggiungente Ventennio.
Nessuno ha mai avuto il coraggio di dire che l'unico modo di celebrare quella guerra sarebbe quello di vergognarsene, e di chiedere scusa a tutti quei poveri morti "inutili", da qualunque parte siano caduti. Facciamolo noi oggi, ovunque ci capiti di parlarne. Rinneghiamo quella guerra e tutte le guerre, rinneghiamo quei valori di morte, che essi sì sono sopravvissuti ai decenni, ed ancor oggi impestano la cultura e la politica. E battiamoci perché, finalmente, questa assurda commemorazione venga cancellata dalla storia del nostro Paese.

Fonte: Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo