Religione o cultura? Islamismo o patriarcato? Le alternative, che tre anni fa si erano disputate il corpo di Hina Saleem, tornano a duellare su quello di Sanaa Dafani, uccisa dal padre marocchino, immigrato da oltre dieci anni in provincia di Pordenone. Anche la diciottenne Sanaa, come Hina, aveva abbandonato la famiglia per "mettersi" con un italiano. La lama di un coltello ha punito questa scandalosa liberta'. Non occorre un'intelligenza eccelsa per sapere che le religioni sono parti costitutive delle culture e che l'islamismo (come il cattolicesimo o l'induismo) declina una sua forma di patriarcato. E allora perche' soprattutto a destra, ma un po' anche a sinistra, ci si incaponisce sui secchi aut aut, optando per il corno che piu' fa gioco? Perche' cosi' ci si schiera (la destra all'attacco degli immigrati, il po' che resta della sinistra a difesa) e si corroborano le rispettive certezze. Quelli che per la destra sono delitti "islamici", per la sinistra e per molte donne sono delitti "di genere", identici in tutto e per tutto a quelli commessi da maschi italiani contro mogli, amanti, figlie, sorelle. La seconda posizione ha un robusto fondamento: a prescindere dalla nazionalita' e dalla religione, il patriarcato morente non accetta la sfida delle donne, e quindi le uccide. A rinforzo si ricorda che, fino a non tanto tempo fa, il delitto "d'onore" era una italianissima fattispecie criminal-culturale, alla quale il codice concedeva comprensive attenuanti. Tutto vero. C'e' un pero': quanto questo nostro atteggiamento e' di aiuto alle donne immigrate, soprattutto alle giovani della seconda generazione? Contro di loro la violenza del patriarcato e' enfatizzata dal comunitarismo, dallo stress culturale e materiale dell'immigrazione e, anche, dalla tradizione religiosa. Dire a queste giovani "siamo tutte sulla stessa barca" e' una mezza verita'. Che non ci fa fare passi avanti "insieme".
Quanto alla destra, tutto e' piu' semplice: la strumentalizzazione politica dell'uccisione di Sanaa e' scattata copiosa e impudica. La ministra delle pari opportunita' annuncia che si costituira' parte civile contro il padre assassino e, soprattutto, islamico. La Lega Nord del Friuli Venezia Giulia pretende di "censire" (leggi schedare) tutti gli islamici presenti sul territorio regionale. La Provincia di Pordenone chiedera' al Quirinale di conferire "un encomio" per il fidanzato di Sanaa, "il coraggioso imprenditore cattolico nostro connazionale che ha rischiato la vita per difendere la convivente, di altra religione e nazionalita', dalla furia omicida e integralista del padre".
Dal letto d'ospedale il fidanzato, leghista pure lui, ha messo il suo sigillo: la religione e' stata la molla scatenante del delitto, gli integralisti come il padre di Sanaa "devono stare a casa loro". La madre di Sanaa, sotto la supervisione dell'imam di Pordenone, ha velocemente "perdonato" il marito: "Forse ha sbagliato mia figlia". Sembra proprio che in questa tragica vicenda tutti stiano dando il peggio, collocandosi nelle caselle loro assegnate dagli stereotipi.
Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2009 col titolo "Il corpo di Sanaa e gli stereotipi"