Una rete per salvare le donne dalla violenza sessuale e dai maltrattamenti in famiglia. Una rete di associazioni, di comunità, di centri specialistici, perché Milano e la Lombardia sono tristemente in vetta a tutte le classifiche dei delitti "passionali", degli stupri, delle aggressioni, delle minacce e di quella moderna e sottile forma di persecuzione psicologica esercitata dagli uomini sulle loro ex compagne che si chiama "stalking".
La "Rete dei centri
antiviolenza e delle case delle donne" è stata registrata presso uno
studio notarile nei giorni scorsi ed è stata presentata ieri dalle responsabili
dei 13 centri antiviolenze che da anni lavorano nei capoluoghi lombardi.
A raccontare lo scopo e la
necessità di questa rete è stata Marisa Guarneri, storica portavoce della Casa
delle donne maltrattate di Milano, 30 anni di lavoro sul campo e 19.119 signore
ascoltate nelle loro tragiche storie d'amore e di convivenza. Ha snocciolato le
cifre che raccontano il poco invidiabile record raggiunto dalla nostra regione
nel campo delle violenze sulle donne.
Secondo l'Istat in un anno in
Italia ci sono state un milione e 150.000 aggressioni e di queste il 10% è
avvenuto in Lombardia. In regione anche il 14 per cento dei 187 omicidi di
donne registrati su base nazionale. E a ulteriore conferma, non bisogna
dimenticare che sono oltre duemila oggi le madri, le mogli, le fidanzate che si
sono rifugiate in una comunità protetta, nella maggior parte dei casi con i
figli piccoli al seguito, per sfuggire alle botte e alle minacce del partner.
Il 96% dei maltrattamenti fisici, psicologici, sessuali ed economici avvengono,
infatti, in famiglia.
Dati che impressionano, ma che la Guarneri invita a non
considerare come "emergenza": "C''è un aumento numerico - spiega
-, le denunce aumentano perché c'è maggior consapevolezza da parte delle donne,
ma ricordiamoci che molto spesso le violenze restano nascoste, perché c'è
paura, perché per una donna la scelta di chiedere aiuto, di abbandonare la casa
e il compagno è la più difficile delle decisioni, l'extrema ratio a cui si
ricorre quando è la vita stessa ad essere in pericolo".
Ogni centro di quelli confluiti
nella rete ha la sua messe di dati che raccontano quanto lunga sia la scia
della paura per le donne lombarde. A Milano i numeri sono esponenziali: 4.304
donne accolte dalla cooperativa Cerchi d'acqua, che ha fatto 21.696 interventi
e registra un aumento del 12% delle richieste, anche da parte delle straniere
(18%). Il profilo della vittima è preciso: italiana (83%), con figli minori
(70%), età compresa fra 28 e 47 anni (61%), lavoro stabile (63%) e anche di
buon livello (42%).
Così quello dell'aggressore:
italiano (87%), 38-57 anni (55%), con lavoro stabile (76%) e anche di livello
(53%).
Che cosa chiedono le
associazioni? "Vogliamo diventare interlocutore stabile per le
istituzioni, pubbliche e private. In particolare alla Regione chiediamo una
legge che riconosca e sostenga il lavoro dei centri antiviolenza", spiega
Patrizia Villa del Cadom di Monza. A tenere a battesimo la neonata rete delle
donne c'erano ieri le consigliere regionali Sara Valmaggi e Ardemia Oriani, la
consigliera comunale Patrizia Quartieri e per la Provincia Arianna
Censi.