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Verso la marcia della pace Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza dei popoli". Contributi di Isabella Horn, Marco Palombo e Attilio Mangano

In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

  • Isabella Horn: L'essenza della Marcia Perugia-Assisi, dalla "nascita" a oggi, si riassume per me nel richiamo - universale - ad un "altro mondo difficile, ma non impossibile"...

  • Marco Palombo: L'impressione che ho avuto dal poco che ho letto sulla marcia del 1961 è che questa sia stata fondamentale per la nascita del Movimento Nonviolento e quindi per la presenza continua ed organizzata della nonviolenza nel nostro paese. Le edizioni degli ultimi venti anni si sono caratterizzate per la presenza di decine di migliaia di persone, arrivate da tutta Italia a mostrare il loro desiderio di pace e la loro avversione a guerre, armamenti e violenza. Questo senza dubbio è un grande merito di chi le ha organizzate in questo periodo. Ora però vedo un'involuzione nelle aree politiche, culturali e sociali che hanno animato le edizioni dopo il 1987, e la presenza di conformismo o passivita'; questo condiziona anche il mio giudizio attuale sulla gestione delle marce, che ritengo impostate con troppa superficialità e genericità mentre la pace e la guerra sono temi drammatici. La posizione sulle cosiddette "guerre umanitarie" è un limite grosso della sinistra italiana e spero che prima o poi sia affrontato con un pò di fermezza da parte di chi è contrario alle guerre. Oggi si legge di un bombardamento,che ha ucciso dei civili, sulla televisione libica, effettuato dall'alleanza di cui fa parte l'Italia con il consenso di partiti di sinistra. Dire parole chiare sarebbe doveroso, ma non arriveranno da molti pacifisti doc.

  • Attilio Mangano: Credo si possa dire che ha conquistato e mantenuto un rilievo stabile fino a diventare a suo modo una istituzione, ma a differenza della retorica celebrativa di altre marce e manifestazioni è proprio il suo rapporto con il territorio e con l'area della nonviolenza a immunizzarla dalla pura e semplice celebrazione con anniversario.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?

  • Isabella Horn: Non ho le idee ben chiare al riguardo, perché i componenti che confluiscono nella Marcia non hanno tutti le stesse priorita'. Personalmente, spererei in un appello all'unita', ad una maggiore e più solida coesione tra i gruppi nonviolenti e/o impegnati per la pace.

  • Marco Palombo: Non so che caratteristiche avrà la marcia di quest'anno. Io vorrei che servisse soprattutto a far conoscere il pensiero e la vita di Aldo Capitini alle molte persone che non lo conoscono e che sicuramente apprezzerebbero e riterrebbero attuali i suoi insegnamenti. Ricordo che stiamo vivendo tempi non belli e che negli ultimi anni del fascismo le idee di Aldo Capitini, pubblicate in parte nel suo primo libro, Elementi di una esperienza religiosa, erano un riferimento importante per molti giovani intellettuali. Rileggerlo ci aiuterebbe anche in questa fase storica.

  • Attilio Mangano: Dovrebbe essere, mi auguro, il rapporto con le rivoluzioni arabe e con i rischi che esse corrono nell'essere traversate da rigurgiti islamisti mentre cercano la loro strada di una rivoluzione nonviolenta.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

  • Isabella Horn: Ahime'... sul piano teorico la nonviolenza gode di ottima salute, con numerosi studi, articoli e libri anche di qualita', e anche con il rafforzamento e l'aumento del networking nonviolento grazie all'uso sempre più diffuso di Internet. Sul piano pratico, malgrado le tante iniziative a livello territoriale (lezioni, stages, campi estivi, convegni, proiezioni cinematografiche, riunioni conviviali, ecc.) la nonviolenza rimane confinata nell'ombra... non riesce a radicarsi nel tessuto sociale e, di conseguenza, ha scarsa visibilita'.

  • Marco Palombo: Nel mondo, le rivoluzioni arabe e gli indignati greci e spagnoli, anche se gli esiti di queste mobilitazioni sono per ora molto contraddittori. In Italia, i referendum sull'acqua e contro il nucleare benchè la vittoria di giugno non abbia risolto le cose ma sia stata solo un importantissimo episodio.

  • Attilio Mangano: Difficile a dirsi, non sono più i tempi di Genova e di manifestazioni in cui son presenti anche gruppi violenti, però credo che anche aree come quelle che fan riferimento alle lotte no-Tav siano solcate da tentazioni ambivalenti. Rimane credo in molte fasce di "movimento" l'idea che la nonviolenza sia una sorta di tattica e non di cultura politica, ma la discussione è ampia.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

  • Isabella Horn: Il Movimento Nonviolento, oggi come oggi, potrebbe essere ben più di una semplice "aggiunta". Potrebbe e dovrebbe essere un elemento trainante del nuovo e del bisogno del nuovo, purchè riesca a unire in un'unica grande corrente le sue "cellule" sparse un pò dovunque a macchia di leopardo. Altrimenti, temo, non diventerà mai quella "forza più potente" da cui aspettarsi un contributo decisivo al cambiamento... Insomma, perché non troviamo il coraggio di parlare della necessità di una rivoluzione nonviolenta?

  • Marco Palombo: Idee e concetti appartenenti alla cultura nonviolenta sono presenti nel senso comune di gran parte degli italiani, sicuramente nella maggior parte dei più impegnati. Quello che manca quasi completamente è il Satyagraha, la lotta nonviolenta per la cause giuste. Le mobilitazioni sono numerose ma contengono spesso una grande dose di egoismo nei loro obiettivi e nella loro gestione. Anche quando è assente la violenza sono sostanzialmente subalterne a rapporti umani, concezioni e stili della vita, non solo nei consumi, che poco hanno a che fare con la nonviolenza.

  • Attilio Mangano: Non so dire se il ruolo fin qui svolto sia stato particolare, da esterno che segue e simpatizza ho sempre la sensazione che ci sia uno spazio peculiare che tutti riconoscono ma non una specifica egemonia culturale, anche se questa è in crescita.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

  • Isabella Horn: In Italia, la vittoria del quattro sì referendari: una magnifica lezione di democrazia dal basso e d'impegno nonviolento (mi limito al fatto in se'... gli sviluppi sono tutti da vedere, purtroppo). Nel mondo: non riesco a condividere l'entusiasmo generalizzato per la "Primavera araba", esaltata come fulgido esempio di lotta nonviolenta... D'accordo per la lotta, ma - e cito Alberto L'Abate (maestro e amico paterno) - "la nonviolenza ha bisogno di due gambe per camminare bene: lotta e progetto". E, al di là della lotta, nella "Primavera araba" non vedo un progetto vero e proprio. Almeno per ora.

  • Marco Palombo: Innanzitutto quello che esiste oggi deve continuare anche in futuro, è necessario quindi l'impegno di tutti per sostenere non solo il Movimento Nonviolento e la sua rivista "Azione Nonviolenta" ma anche esperienze importanti come l'attività editoriale del Centro Gandhi, il Centro Sereno Regis e altre ugualmente preziose diffuse in tutta Italia. Per fare questo è necessario un rapporto di collaborazione più stretto e solidale tra tutte le realtà italiane; non so proporre in che forma costruirlo, si potrebbe cominciare organizzando qualche iniziativa comune a tutti coloro che si riconoscono nella nonviolenza.

  • Attilio Mangano: In qualche modo ho già risposto in riferimento a quelle che si chiamano rivoluzioni arabe, ma mi mancano elementi approfonditi di conoscenza.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

  • Isabella Horn: Gli sforzi maggiori andrebbero concentrati - idealmente - sulla (ri)scoperta della vocazione politica del Movimento Nonviolento e, di riflesso, su strategie ed iniziative atte a creare coesione tra i singoli gruppi, a lavorare "in rete", a sentirsi uniti all'insegna di un progetto più ampio.

  • Marco Palombo: I prossimi mesi saranno, già lo sono, difficili e confusi e le persone potrebbero trovarsi impreparate e disorientate. Proporrei a tutti più che iniziative precise un impegno più generale: dovremmo spiegare che non è possibile un tenore di vita dispendioso per tutti e che per assicurare una vita dignitosa alle popolazioni, senza escludere nessuno, sono necessari grandi cambiamenti sociali e non la crescita, come invece propongono in Italia in questi giorni le cosiddette parti sociali. Questo vale per i singoli paesi e per il mondo intero. Penso poi che dovremmo proporre, con l'esempio, il metodo nonviolento per le molte vertenze e conflitti causati dalle difficoltà economiche attuali, provando almeno ad organizzare qualche incontro su questo tema.

  • Attilio Mangano: Penso ai centri di prima accoglienza, all'emigrazione, alle questioni dei rom.

 

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?

  • Isabella Horn: La nonviolenza è la lotta per la giustizia sociale, con i mezzi dell'azione nonviolenta che esclude qualunque strumento di aggressione diretto contro le persone. E perché lotta per la giustizia sociale? Perché una pace vera e duratura si costruisce sulla base di una giustizia altrettanto vera e duratura.

  • Marco Palombo: La nonviolenza non è solo l'assenza di violenza o di guerra. È un metodo, una cultura, una prassi che vuole affrontare, possibilmente risolvere, i conflitti tra stati, classi sociali, religioni, singoli e soggetti di ogni tipo, in modo non distruttivo e possibilmente con un vantaggio e liberazione per tutti. La nonviolenza è consapevole dei limiti umani e della natura, quindi mette in conto che non sempre riesce la soluzione migliore, l' importante però è muoversi in questa direzione e avremo soluzioni migliori di altre anche quando gli esiti non saranno quelli sperati. Dopo aver confuso le idee del malcapitato interlocutore con queste parole, gli consiglierei di leggere i classici dei e sui maestri della nonviolenza, almeno Gandhi, Capitini, Tolstoj e King. Sono tutti uomini, quindi riprendo dalle risposte di Anna Bravo l'invito a leggere La banalità del male di Hannah Arendt e tutto ciò che è stato scritto da Simone Weil, confessando che sono il primo a dovere approfondire meglio la nonviolenza affrontata dal punto di vista del genere femminile.

  • Attilio Mangano: Credo che la lezione di Gandhi abbia costituito un esempio e un patrimonio universale, ma per il resto la mia amicizia e stima per il mondo radicale e Pannella mi spingerebbe a indicarlo come esempio nostrano.


Note biografiche degli intervistati:

Isabella Horn: Portavoce della Fucina per la Nonviolenza, sezione fiorentina del Movimento Nonviolento, un piccolo gruppo che tuttavia, grazie a facebook, ha trovato una dimensione più vasta, con oltre 1300 iscritti, moltissimi dei quali "extraterritoriali", gestito insieme agli altri "fondatori" (Alberto L'Abate, Matteo Bortolon e Teresa Barbagli)

Marco Palombo: Amico della nonviolenza, lavora nel campo della difesa dell'ambiente e delle tecnologie appropriate, è tra i promotori dell'appello di Verona dell'8 novembre 2003 per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta.

Attilio Mangano: Importante esponente politico e studioso delle lotte dei movimenti. Collabora con l'Università Bicocca di Milano in Storia e Didattica della storia col professor Lorenzo Strik Lievers