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Verso la marcia della pace Perugia-Assisi "per la pace e la fratellanza dei popoli". Contributi di Daniele Lugli, Domenica Iannò Latorre e Paola Mancinelli

In vista del cinquantesimo della marcia della pace Perugia - Assisi, che si terrà il prossimo 25 settembre, condividiamo alcune delle interviste che il Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo ha pubblicato sui notiziari quotidiani.

La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale è stato il significato della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

  • Daniele Lugli: La capacità di richiamare a un impegno corale per la pace. Era il senso della proposta capitiniana della prima marcia. Perché l'impegno non restasse generico e non si disperdesse Capitini promosse il Movimento Nonviolento per la Pace (questa era allora la sua denominazione). Resta un appuntamento conosciuto e molto partecipato, ma non approfondito per modalità e contenuti.

  • Domenica Iannò Latorre: Di rappresentare la coscienza civile della maggior parte di donne e uomini che dal dopoguerra in poi hanno maturato atteggiamenti pacifici e solidali verso il prossimo. Di rendere visibile agli occhi del mondo che la guerra si deve ripudiare non appoggiando mai la militarizzazione degli Stati, disapprovando tutte le altre azioni che provocano violenza e morte. La marcia Perugia-Assisi, voluta dal grande filosofo Aldo Capitini, testimonia sempre che la costruzione di un mondo nuovo è possibile... se passa dalla determinazione consapevole di ogni essere umano che aspira a vivere e a far vivere le generazioni che verranno nella pace e nella sorellanza/fratellanza dei popoli della Terra.

  • Paola Mancinelli: Probabilmente più di uno: in primis il risveglio di una coscienza civile basata non tanto su di una sorta di euristica della paura, quanto invece sull'idea che la responsabilità fonda un principio di humanitas per cui la politica diventa davvero sostanza di un vivere pacificato, basato sull'operare pace e giustizia come quotidiana trama del futuro che è già qui.


La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Cosa caratterizzerà maggiormente la marcia che si terrà il 25 settembre di quest'anno?

  • Daniele Lugli: Il ricollegarsi alla prima marcia dovrebbe evidenziare il ruolo decisivo della nonviolenza per l'opposizione integrale alla guerra e alla sua preparazione e per la costruzione della pace. Non so quanto ciò sarà possibile.

  • Domenica Iannò Latorre: Mohamed Bouazizi, come nel '68 Ivan Palach, due giovani che si sono ribellati alle ingiustizie degli oppressori dandosi fuoco e iniziando primavere di speranza per la moltitudine degli oppressi di ogni angolo del pianeta, sono certamente i simboli del desiderio profondo di ogni essere umano di comunicare il dolore e la disperazione contro il male che imperversa nel mondo. La marcia, che quest'anno parte dalla Tunisia, vuole significare l'amplificazione del grido di liberazione solidale e nonviolento contro tutte le oppressioni accomunando sempre di più i popoli del mondo. Con l'unico scopo di far comprendere che la società mondiale può trasformare le coscienze individuali rendendole illuminate e capaci di azioni costruttive e pacifiche. Le/i partecipanti alla marcia dimostrano con i fatti che ora è giunto davvero il momento di credere fortemente che la salvezza dell'umanità intera dipende dall'assunzione di responsabilità di ognuno verso l'altro che soffre.

  • Paola Mancinelli: Penso che la prossima marcia sarà caratterizzata in primis dall'idea che impegnarsi per il pubblico significa dire "I care" e di conseguenza agire. Inoltre dalla denuncia/annuncio che giungere alla giustizia come promozione umana implica ripensare la comunità umana a livello planetario pur mentre si ritorna ad una sobrietà quotidiana e ad un lavoro per la dignità di ogni creatura, il suo riconoscimento, i suoi diritti fondamentali, come quello dell'istruzione, della cultura, della bellezza, tutte radici di una nuova etica o era...


La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Qual'è lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

  • Daniele Lugli: Ci sono molte realtà poco conosciute e che faticano a comunicare tra loro. Un bilancio dell'Italia nonviolenta, come nel dopoguerra ha fatto Capitini, sarebbe utile. Forse "La nonviolenza è in cammino" e "Azione nonviolenta" potrebbero lavorare a realizzarlo.

  • Domenica Iannò Latorre: Centinaia di associazioni, ong, movimenti e molta parte della cittadinanza attiva che sul territorio italiano, da molti anni ormai, fanno sentire la loro voce critica e pacifica attestano che le coscienze sono attente e resistono sulle barricate, sventolando bandiere e sogni, opponendosi alle nuove barbarie e alle quotidiane degenerazioni del malgoverno e delle infinite mafie glocali. Tutto ciò fa ben sperare ma sappiamo che non bisogna mai abbassare la guardia.

  • Paola Mancinelli: Lo ribadisco: non vedo attuata una grammatica, che è poi l'organo stesso del pensiero indicante quella direzione. Come diceva Maria Montessori, grande responsabilità in questo è della scuola che insegna la competizione piuttosto che la cooperazione, l'obbedienza cieca, piuttosto che la coscienza della propria libertà nell'agire, che castiga, invece di indurre ad una riflessione sul senso del rispetto dell'altro, che ordina e non testimonia... Se si assisterà mai ad una riforma in questo senso, allora potrò credere che il mutamento di paradigma verso la nonviolenza è iniziato.


La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quale ruolo può svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini e gli altri mobimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

  • Daniele Lugli: Sono molto contento, come "presidente emerito", dell'impegno e delle iniziative del Movimento, presieduto ora da Mao Valpiana. Credo che il Movimento abbia il compito di richiamare, con coerenza ed apertura assieme, se stesso e le diverse realtà associative e i singoli, che alla nonviolenza dicono di ispirarsi, a un protagonismo politico più incisivo. Il nostro paese ha un estremo bisogno di nonviolenza per contrastare la deriva autoritaria e miserabile dei suoi assetti politici e sociali.

  • Domenica Iannò Latorre: Certamente il ruolo deve essere politico (quella buona politica incorruttibile e incorrotta) ma soprattutto più esteso e condiviso da tutti gli strati della popolazione. Auspicherei una presenza e un radicamento nelle aule parlamentari attraverso una rappresentanza significativa e incisiva delle personalità più in vista e non, anche semplici aderenti (come tante donne e tanti uomini di buona volontà e sapienza) a movimenti pacifisti od altro... per riuscire meglio nella attuazione dei programmi inerenti al disarmo e alle infinite battaglie per ristabilire la giustizia sociale. Oppure il "destino amaro" vuole che la politica debba essere fatta solo dai disonesti e gli onesti devono restarne fuori?

  • Paola Mancinelli: Quello di interagire con la politica, con le istituzioni, con la scuola e le Chiese per seminare una nuova coscienza: quella di un umanesimo di tipo planetario secondo la bella profezia di Balducci.


La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Quali i fatti più significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

  • Daniele Lugli: Sono numerosi. Tra i positivi metterei senz'altro l'iniziativa "Se non ora quando" di donne italiane, a difesa della dignità di tutte e tutti, la nomina di una donna, Dilma Rousseff, a presidente del Brasile, la nascita senza violenze del Sud Sudan, la "primavera" del Maghreb, alla quale non abbiamo saputo rispondere che con misure contro l'immigrazione e con la guerra in Libia, la protesta degli indignados, che porta all'attenzione la grave situazione delle giovani generazioni, l'esito dei referendum in Italia. L'assassinio di Osama richiama la guerra in Afghanistan, il pretesto con il quale è stata avviata, la sua insensata prosecuzione, il disastro che seguirà la sua cessazione. La costituzione ungherese adottata, credo mentre quel paese era presidente di turno dell'Unione Europea, ci ricorda l'eredità che il nazismo ha lasciato nel cuore del nostro continente, come attestato sanguinosamente anche dalla strage di giovani in Norvegia.

  • Domenica Iannò Latorre: Certamente la manifestazione "Se non ora quando" organizzata dalle donne e la resistenza che le varie associazioni stanno portando avanti per riuscire a far sentire la loro voce su questioni importanti come la No-Tav, e in particolare l'opposizione alle guerre infinite volute dagli Stati guerrafondai per continuare ad arricchire il più ricco e impoverire il più povero.

  • Paola Mancinelli: Che dire? Il lavoro di don Luigi Ciotti e la mobilitazione dei giovani per i referendum. Non posso dimenticare il discorso di suor Eugenia alla manifestazione "Se non ora quando?" di febbraio.


La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

  • Daniele Lugli: "Il rifiuto della guerra è la condizione preliminare per un nuovo orientamento", diceva Capitini. L'Italia conduce guerre in violazione dell'art. 11 e dell'art. 78 della Costituzione, così come, in cattiva compagnia, della Carta dell'Onu. Di qui occorre partire e agire caratterizzandosi come quelli che non pretendono di avere la verita', ma sapendosi fallibili praticano la "nonmenzogna" della quale c'è estremo bisogno in Italia e non solo.

  • Domenica Iannò Latorre: Continuare a far sentire la voce di tutta la cittadinanza ai nostri governanti soprattutto sulle finte missioni di pace, per rendere l'articolo 11 della nostra Costituzione "L'Italia ripudia la guerra..." una realtà tangibile e non teorica: con tutti i mezzi nonviolenti possibili. Come ci ha insegnato Aldo Capitini.

  • Paola Mancinelli: Scusa la deformazione professionale ma io cercherei di spiegare la filosofia e la storia sotto il profilo di un'educazione alla nonviolenza perché ritengo sia la scuola il terreno che fa attecchire l'esigenza e la coscienza che con la violenza tutto è perduto, sempre.


La nonviolenza è in cammino - Centro di Ricerca per la Pace di Viterbo: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Che cos'è la nonviolenza e come accostarsi ad essa?", cosa le risponderebbe?

  • Daniele Lugli: La nonviolenza è una pianta di molte radici. Gli chiederei quali sono i suoi amori, i principi che ritiene validi per lui e se trovo delle risonanze, di solito avviene, mostrerei i collegamenti che mi pare di vedere con la ricerca nonviolenta. Valorizzerei nella domanda che mi viene posta l'atteggiamento di apertura che è caratteristica fondamentale della nonviolenza. Se necessario lo stimolerei a obiettare con forza alle mie argomentazioni. La discussione, mi ha insegnato Capitini, è scuotere con forza per saggiare la validità delle proprie convinzioni. Forse gli accennerei al mio inadeguatissimo percorso, che è quello che conosco meglio. Gli proporrei qualche lettura ed incontro con persone che, più di me, sono amici della nonviolenza.

  • Domenica Iannò Latorre: Amare il nemico, come testimoniò Gesu', e come le cristiane e i cristiani di ogni tempo continuano a fare. Per accostarsi ad essa è necessario fare un cammino di conversione all'Amore Liberatore, rappresentato in Terra non solo da Gesù Cristo ma da tutte quelle persone che pur professando fedi diverse amano il prossimo e non lo uccidono

  • Paola Mancinelli: Con la regola aurea: non fare agli altri ciò che non vorresti sia fatto a te.


Note biografiche degli intervistati:

Daniele Lugli: Difensore civico della Regione Emilia Romagna. Presidente emerito del Movimento Nonviolento, figura storica della nonviolenza, unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed è persona di squisita gentilezza e saggezza grande.

Domenica Iannò Latorre: Insegnante, impegnata per la pace e i diritti, partecipe di molte esperienze di intercultura e solidarieta', referente del Cem (Centro di educazione alla mondialita').

Paola Mancinelli: Dottore di ricerca in filosofia teoretica presso l'Università di Perugia, ed è ora docente al Liceo Classico Leopardi di Recanati. Membro della Società Filosofica italiana, sezione di Ancona, e del Coordinamento delle Teologhe Italiane, zona Umbria-Marche, si è sempre impegnata sul fronte del dialogo fra filosofia e teologia, occupandosi tra l'altro del rapporto fra mistica e filosofia e la violenza del sacro in Renè Girard, del pensiero neoebraico di Rosenzweig e dell'influenza dell'ebraismo nel rinnovamento dell'ontologia.