Decreto sicurezza. il presepe vivente. Una norma cattiva e parole al vento
- Marco Tarquinio
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Il presepe di cui qui si parla è vivente. Loro sono giovanissimi: Giuseppe (Yousuf), Fede (Faith) e la loro creatura. Che è già nata, è una bimba e ha appena cinque mesi. Giuseppe viene dal Ghana, Fede è nigeriana, entrambi godono – è questo il verbo tecnico – della «protezione umanitaria» accordata dalla Repubblica Italiana. Ora ne stanno godendo in mezzo a una strada. Una strada che comincia appena fuori di un Cara calabrese e che, senza passare da nessuna casa, porta dritto sino al Natale. Il Natale di Gesù: Uno che se ne intende di povertà e grandezza, di folle adoranti e masse furenti, di ascolto e di rifiuto, del "sì" che tutto accoglie e tutti salva e dei "no" che si fanno prima porte sbattute in faccia e poi chiodi di croce.
Un presidio di solidarietà sgomberato con polizia, blindati e ruspe
- Michele Borgia
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Il 22° sgombero in 3 anni.
Senza rispetto, senza umanità, le loro povere cose - tende, lettini, sacchi a pelo, vettovaglie - distrutti e buttati al macero.
La politica della falsità, che finge di risolvere problemi, ma in realtà ne crea di più grandi.
Stanno sistematicamente portando avanti i loro più biechi progetti, i loro sogni di oppressione.
Beati gli operatori di pace
- Ivo Muser, Vescovo della Diocesi di Bolzano-Bressanone
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In occasione della conclusione, 100 anni fa, della prima guerra mondiale, il vescovo diocesano Ivo Muser della Diocesi di Bolzano-Bressanone, ha pubblicato una lettera pastorale molto forte,”Beati gli operatori di pace” che condividiamo come ulteriore contributo per riflettere e prendere le distanze da certi nostalgici trionfalismi.
Anche la cultura uccide
- Chiesa di tutti Chiesa dei poveri, Raniero La Valle
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Care amiche ed amici,
prendiamo il lutto perché il Senato ha approvato la legge sulla legittima difesa, difesa che dalle nuove norme viene presunta in una indeterminata serie di casi sempre come proporzionata e legittima. In tal modo viene meno il giudizio, caso per caso, della liceità e della proporzione di una violenza inflitta a terzi, fino ad ucciderli, che saggiamente l’attuale Codice penale affida al giudice, come interprete dell’interesse supremo dello Stato a impedire che ciascuno si faccia giustizia da sé, in una lotta di tutti contro tutti.
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