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È razzista anche chi - a sinistra e tra i cattolici - inizia ad accettare come normale la distinzione tra chi fugge dalla povertà e chi fugge dalla guerra; è razzista anche chi - a sinistra e tra i cattolici - per rispondere ai razzisti dichiarati spiega che i migranti ci servono perché aiutano la nostra economia; è razzista chiunque, in qualsiasi modo si ponga su un piano diverso da quello sul quale sono quelle povere persone che vengono dall'Africa o faccia distinzioni di genere economico, religioso, culturale o altro.

"Noi veniamo dopo" scriveva George Steiner nel 1966, "Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz". Anche noi "veniamo dopo". Dopo quel dopo. Sappiamo che un uomo può aver letto Marx e Primo Levi, orecchiato Marcuse e i Francofortesi, militato nel partito che faceva dell'emancipazione dell'Umanità la propria bandiera, esserne diventato un alto dirigente, e tuttavia, in un ufficio climatizzato del proprio ministero firmare la condanna a morte per migliaia e migliaia di poveri del mondo, senza fare una piega.

In occasione della Giornata mondiale contro la tratta di persone, che ricorre il 30 luglio, condividiamo l’appello sottoscritto da una pluralità di organizzazioni internazionali, fra cui Talitha Kum (Uisg), Renate, Vivat.

Richiamiamo l’attenzione della comunità internazionale sul reato della tratta di esseri umani che colpisce ogni Paese. Le persone sono trafficate in ambito locale e oltre le frontiere nazionali, per servitù domestica,  sfruttamento sessuale e lavorativo, accattonaggio,  matrimonio forzato,  rimozione di organi, utero surrogato e per atti criminali. Mentre le stime del numero di persone, vittime della tratta, ammontano a decine di milioni, a livello mondiale le condanne per traffico di persone sono meno di diecimila.

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