Giornalisti o giornalai? Pagine di giornale o bacheche?
- Almo PUntoni (Direttore Caritas Diocesana)
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“Il nigeriano di Macerata fu ospite in provincia” questo lo “strillo” de “La Nazione” di domenica 11 febbraio: entrambi i quotidiani cartacei della nostra provincia hanno poi dedicato una pagina per riprendere alcuni commenti e hanno dato spazio ad un comunicato di un esponente di “Fratelli d'Italia”.
Antifascismo
- Massimo Michelucci
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Sul tema, complesso ed articolato, sarò lungo! Ognuno legga se vuole, indicazione che definirei antifascista. Esser breve è difficile, mi considero anche preparato, ma non ancora a livello di produrre delle Tavole o un Tractatus, e ho timore di cadere dal semplice nel semplificato, che non apprezzo, perché è poi il gradino dal quale si precipita nella deriva delle parole d’ordine e degli slogan che ho sempre accuratamente evitato. Mi assumo quindi un compito umile, anche nell’antifascismo, ma non per questo da sottovalutare. Ognuno deve fare il suo, che è sempre quel che può.
Le mura di Macerata
- Adriano Soffri
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Se sapeste con che bella stanchezza si torna da una manifestazione a Macerata.
Abbiamo camminato, a lunghe soste e piccoli passi per non urtarsi in una fiumana che non aveva cordoni e scorreva alla rinfusa. L’Italia si divide in città di pietra e marmo e città di mattoni – e città in cui mattoni e marmo si sfidano dirimpetto, come a Siena. Quelle di mattoni si dividono fra il rosso e il chiaro: Macerata è di mattone chiaro.
C’è una gabbia che si chiama PAURA
- ComboniFem - Redazione Newsletter Suore Comboniane
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C’è una gabbia che si chiama PAURA.
Rende l’orizzonte funesto, perché lo costella di minacce.
Forse è questa gabbia deformante che ha indotto il candidato presidente della regione Lombardia della Lega, Attilio Fontana, a paventare un disegno di auto-eliminazione e affermare: «[I migranti] sono molti più di noi e molto più determinati nell'occupare questo territorio. …Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata».
Papa Francesco diffonde a fine anno 2017 questo cartoncino: Nagasaki, 1945. Un ragazzo con in spalla il fratellino morto nel bombardamento atomico, attende il suo turno per far cremare il corpicino senza vita. Immagine scattata dal fotografo statunitense Joseph Roger O’Donnell dopo il bombardamento. Ieri, 31 dicembre 2017, ho partecipato alla 50a marcia per la pace indetta da Pax Christi, sul tema "Migranti e rifugiati. Uomini e donne in cerca di pace". E' stata un'esperienza intensa e un messaggio forte. Almeno 500 persone, e 8 vescovi, hanno dichiarato, alla società e alla politica, la volontà del popolo cristiano ecumenico e del dialogo interreligoso, di due maggiori obiettivi: accoglienza a migranti e rifugiati ("accogliere, proteggere, promuovere, integrare", dice papa Francesco), e disarmo, a cominciare dalla ratifica italiana del bando Onu delle armi nucleari.
Il tempo continua a scorrere, tranquillo, sempre uguale. Le nostre convenzioni, i nostri 'anni', gli sono assolutamente indifferenti. Nonostante ciò, noi possiamo decidere di dare un senso al tempo che viviamo, inventarci sempre un tempo nuovo, costruire ogni giorno non solo il presente, ma anche il tempo che verrà: possiamo dare un'opportunità al mondo che vogliamo.
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Il frutto della guerra
Riflessione partecipando alla 50ma marcia per la pace indetta da Pax Christi
Costruire ogni giorno non solo il presente, ma anche il tempo che verrà