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Da Patrizia Creati ad Alfonso Navarra
Una richiesta di aiuto. Vorrei che mi risondessi alle seguenti domande:
"Quale margine di trattativa l'Europa può avere con la Russia sul nucleare? Esiste uno spazio di incidenza italiano e NATO sulla distensione nucleare in Europa?"
"Esiste un nesso tra la presenza delle atomiche americane in Europa e le vicende mediorientali, in particolare con la vicenda iraniana?"
"Cosa possiamo fare noi italiani sapendo che la Russia intenderebbe vendere all'Iran missili per la difesa degli impianti nucleari in caso di attacco?

«Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche, come ho già detto due anni fa. Saremo giudicati per questo. Le nuove generazioni si alzeranno come giudici della nostra disfatta se abbiamo parlato di pace ma non l’abbiamo realizzata con le nostre azioni tra i popoli della terra».

Vi segnalo il resoconto che ho ricevuto da un amico dell’ENEA che ha partecipato all'incontro sul tema “Sicurezza dei Territori e Impianti Nucleari nel dopo Fukushima”, organizzato dal Comitato ENEA “Franco Iacovoni” per il SI ai Referendum, lunedì 16 maggio presso il Centro Ricerche della Casaccia (Roma). Mi sembra davvero importante:

Chernobyl è diventata ormai un’icona mediatica e, intorno alla tragedia, ha prodotto – esaltandole - modalità di attrazione che rispecchiano quelle tipiche dell’industria del marketing. Una di queste modalità è rappresentata dall’“accoglienza dei bambini di Chernobyl”. Nulla di strano e nulla di male! Ci si aspetterebbe, però, che, dopo quasi 20 anni, un sentimento di maggiore consapevolezza pervadesse il vasto movimento dell’accoglienza. Forse non è cosi e se è così, probabilmente, mancano gli strumenti per esplicitarla.