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In una prospettiva storica mondiale sempre più complessa, e nell'imporsi di considerazioni folcloristiche e balzane, si impone un ritorno di razionalità e spiritualità.

Qualche mese fa è uscito il libro Il mondo al contrario scritto dal generale Vannacci. L'autore, insieme alla rivendicazione di diritti, secondo lui conculcati, dalla prassi attuale, mette in evidenza “il diritto all'odio”.

Al di là delle discutibili opinioni e della deriva di razzismo, omofobismo, estremo nazionalismo presenti nel libro, che ovviamente bisognerebbe leggere con attenzione per verificare, quello che maggiormente mi ha colpito è stata proprio l'affermazione che esisterebbe il diritto all'odio.

Care amiche e cari amici, come sempre, il papa bisogna leggerlo. Per capire bene il tono e il senso di quanto dice. Per denunciare il travisamento per ignoranza o mala fede del suo pensiero sim-bolico (cioè unitivo), laico e universale, sorprendente e innovativo, coraggioso e scomodo, realista e profetico a un tempo. Quanto dice mi sembra un sasso lanciato nello stagno dell'indifferenza, della pigrizia, del comodo dualismo argomentativo, del pensiero unico bellicista assurto a nuova religione in-civile.

In attesa che qualcuno la colga, alta sul mondo sventola la gloriosa bandiera bianca di Papa Francesco.

Se il Papa, rispondendo alla Televisione svizzera, avesse parlato solo del negoziato, come fa incessantemente da quando è scoppiata la guerra, presentandolo come un dovere morale, oltre che politico, nessuno lo sarebbe stato a sentire, perché ormai le parole di buon senso non si possono più nemmeno pronunciare in questo mondo (occidentale) a una sola dimensione (la guerra). Invece ha preso in carico la metafora offertagli dall’intervistatore, e ha parlato di bandiera bianca, e tutti si sono indignati, soprattutto quelli, come Biden e i nostri giornali, che alla guerra ci mandano gli altri.

Se c’era una cosa che nella spietata guerra di Gaza Israele doveva evitare. era di fornire un simbolo che per la sua forza evocativa fosse pari all’orrore suscitato dalla strage compiuta il 7 ottobre da Hamas al confine settentrionale della Striscia.

Questa colpì gli inermi civili e i giovani che partecipavano a un festival musicale nel kibbutz di Re’im, mentre l’ultimo attacco israeliano contro la folla nel Nord della Striscia ha colpito civili e giovani innocenti che mossi dalla disperazione cercavano di strappare qualche frammento degli aiuti umanitari per lenire la fame, ciò che ha provocato oltre 100 morti e 700 feriti.