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La pericolosa deriva razzista e xenofoba che si è registrata negli ultimi tempi  in Italia fa pensare ad un rigurgito di autoritarismo, ad una fuga dalla ragione, ad una deriva reazionaria come superamento onirico e brutale delle evidenti contraddizioni sociali e politiche. Tutti si appellano alla pace, credenti e non credenti, sinistra e destra, una pace che è tanto più conclamata quanto più la violenza appare l'unico reale fattore prospettico di lavoro per l'uno e l'altro degli elementi in contesa.

Articolo dell'iraniana Shirin Ebadi, Nobel per la pace 2003, pubblicato su "La Stampa" del 18 settembre 2007 e tratto da "Nonviolenza. Femminile Plurale", n. 194 del 17 luglio 2008.


Di fronte a governi islamici non democratici che giustificano l'oppressione abusando del nome dell'Islam, sono sorti moderni pensatori e studiosi islamici, formando un fronte unico di musulmani di diverse nazionalità che, mantenendo la sacralità dell'Islam, ha intrapreso una lotta contro i governi totalitari. Questo fronte unico non ha un nome, non ha un leader, non ha sede o filiali, ma ha luogo nella mente di ogni pensatore musulmano che, mantenendo la religione dei propri padri e dei propri antenati, rispetta la democrazia e non vuole ubbidire a nessun pretesto errato e non tollera l'ingiustizia. Crede fermamente che i governi che rifiutano la democrazia e i diritti umani siano obsoleti tiranni che, mascherando la loro natura oppressiva con una cosiddetta cultura nazionale o religiosa, intendono violare i diritti dei propri popoli.

Nel quadro politico attuale, caratterizzato da un continuo “fare e disfare” dei vari progetti in campo economico e sociale , pochi sono i punti fermi su cui le opinioni del centrodestra e del centrosinistra tendono a convergere, consentendo un evoluzione costante di attività gia’ intraprese. Una di queste è senz’altro quella relativa al dialogo nell’ambito della Consulta per l'Islam italiano, voluta e costituita dal ministro Giuseppe Pisanu nella scorsa legislatura, per fornire suggerimenti per una migliore integrazione e per la lotta al terrorismo di matrice religiosa.
Il Ministro dell’Interno Amato, infatti, ha proseguito all’attività in questione, presiedendo, il 14 u.s., al Viminale, la quarta riunione della Consulta per l’Islam italiano, focalizzandola sul tema della cittadinanza, che il Ministro considera “uno dei primi obiettivi del suo ministero, in quanto vista come elemento fondamentale per una reale integrazione e per il radicamento delle comunita' immigrate in Italia, delle quali la componente di cultura islamica e' parte consistente”.
In tale riunione, tutti i componenti della consulta hanno convenuto sulla necessita' della riforma della legge che consideri tra l'altro un riequilibrio fra il principio dello 'jus sanguinis' e quello dello 'jus soli' ed, al riguardo, hanno proposto di costituire, in seno all'organismo, un apposito gruppo di lavoro che avrà il mandato di formulare concrete proposte per contribuire alla riforma della normativa.
Nell'ambito della riunione il ministro ha anche dato notizia della costituzione di un'unita' specifica in seno al gabinetto ministeriale per il supporto alla consulta, che si avvarra' di una apposita sede, in attesa delle due nuove convocazioni della consulta per il prossimo autunno.
E’ da evidenziare che in questa prima riunione con il nuovo Ministro ( e forse proprio per questo ) non si è palesata nessuna discordanza di vedute o di iniziative che, è invece opportuno ricordare, iniziavano ad emergere in qualche precedente riunione ( quando le attività iniziavano a prendere sviluppo) e che riterrei opportuno tenere a mente per il futuro.

La precedente riunione ( in particolare quella del 7 marzo u.s. ) si è distinta, infatti, nei contenuti, per aver dato vita a due correnti di pensiero palesate attraverso l’elaborazione di due documenti: uno, elaborato da Souad Sbai,, giornalista e ricercatrice universitaria di diritto islamico presso l’università di Caserta, presidente della confederazione delle donne marocchine in Italia, nonchè direttore responsabile del giornale “Al Maghrebiya” che, come sostenuto da un altro membro della Consulta, Yahya Pallavicini, “ è quello che ha ottenuto maggiori consensi e che definisce le linee guida di orientamento dell’Islam italiano: un Islam, cioè, ‘distinto’ e ‘distante’ da ogni forma di terrorismo e di fondamentalismo” ed il secondo, presentato dall’Ucoii (Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia ) che “invece, punta su una islamizzazione formalista e sulla legittimazione dell’Islam all’interno della società italiana, più che su una vera integrazione, con il rischio di creare società parallele”.
Cosa è successo? Un improvviso ravvedimento di posizioni o una strategia della prudenza tra le parti in causa ( per non allarmare il nuovo Ministro ) ? E’ troppo presto per dirlo. Per adesso conviene seguire da vicino le attività della Consulta che, comunque si è già imposta quale organismo di cui nessun governo puo’ non tenerne conto.
CLAUDIO BRAGAGLIA