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Le politiche di esternalizzazione dei confini promosse dall’UE avvantaggiano l’industria della sicurezza ma provocano costi umani e di sviluppo altamente dannosi

L'Unione Europea ha voltato le spalle ad un impegno incondizionato per i diritti umani, la democrazia, la libertà e la dignità umana espandendo negli ultimi anni in maniera problematica le proprie politiche di esternalizzazione delle frontiere. Lo sostiene un nuovo Rapporto elaborato dal Transnational Institute e Stop Wapenhandel (Campagna olandese contro il commercio di armi) e rilanciato in Italia dalla Rete Italiana per il Disarmo e dall’ARCI.

In occasione dei sessanta anni dalla firma dei trattati di Roma ci riuniamo, consapevoli che, per salvare l'Europa dalla disintegrazione, dal disastro sociale ed ambientale, dalla regressione autoritaria, bisogna cambiarla.

Un grande patrimonio comune, fatto di conquiste e avanzamenti sul terreno dei diritti e della democrazia, si sta disperdendo insieme allo stato sociale, a speranze e ad aspettative.

La Grecia ha intrapreso la strada per uscire dalla crisi. Il Fmi e la Commissione Europea pretendono nuove misure di austerità per dopo il 2018, peraltro in contraddizione tra di loro, che non sono previste né dai Trattati europei né nella costituzione di nessun paese al mondo, e per questo assolutamente ingiuste, dannose ed inaccettabili.

Associazioni, sindacati, reti e ong hanno inviato una lettera aperta a Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, in cui esprimono profonda preoccupazione per la deriva autoritaria assunta dal governo turco.

Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell'uomo, della democrazia e della libertà?”. La domanda di papa Francesco ha guidato l'1-2 luglio 2016 il seminario promosso dal Centro Studi di Pax Christi Italia intitolato “L'Europa per la pace”, aperto da mons. Luigi Bettazzi e Romano Prodi e proseguito con i contributi di Sergio Paronetto, Paolo Beccegato, Renato Sacco, Franco Dinelli, Siriana Farri (nuova segretaria del Centro Studi) e Maurizio Simoncelli.

Tra un mese, una barriera metallica di 250 metri, che, volendo, si può estendere fino a 370, chiuderà il confine tra l’Italia e l’Austria, al Brennero. Alla barriera si accompagna una legge, definita “blocca profughi”, che consentirà al governo austriaco, di dichiarare lo stato di emergenza e respingere i richiedenti asilo che riterrà in più, senza alcuna distinzione rispetto al Paese di provenienza. Queste sono le notizie che aprono la maggior parte dei quotidiani di oggi.

«L’Europa sta male. Ma tutti i problemi che abbiamo non troveranno soluzioni senza l’Europa». Per anni co-presidente dei Verdi al Parlamento di Strasburgo, Daniel Cohn-Bendit, oggi settantenne, si dichiara «profondamente europeo». Figlio di ebrei tedeschi rifugiati a Montauban nel ’33, diventato cittadino francese l’estate scorsa, l’ex leader del Maggio ’68 parigino non crede alla fine dell’Ue. Ma di questa «policrisi» (migranti, economica, rischio di Brexit..), dice «L’Europa non uscirà come ci è entrata. l’Europa sopravviverà al 2016 ma non si sa in quale stato. La crisi greca aveva già messo la coalizione europea alla prova, la crisi dei profughi ancora di più. Ci sarà un’Europa dopo la crisi ma sarà un’altra Europa».

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