Le aggressioni israeliane contro Gaza si concluderanno probabilmente quando le forze armate israeliane avranno esaurito la scorta di munizioni, senza un nulla di fatto, perché Hamas continuerà a governare la Striscia, e il governo israeliano sarà pronto a rispondere con crudeli rappresaglie ad ogni uscita offensiva dei palestinesi; ci sarà “solo” qualche migliaio di civili assassinati in più, quelli che le gerarchie militari chiamano “danni collaterali”.
Quanto è avvenuto in questi anni a Gaza dimostra che la soluzione “ due popoli, due stati” non elimina la minaccia di guerra. Ogni Stato non è che l’organizzazione della classe privilegiata per mantenere soggetta, tramite il monopolio della forza, la popolazione, per sfruttarla e costringerla a fare ciò che vuole chi controlla lo Stato. E un nuovo Stato palestinese non sfuggirebbe a questa logica, come ha dimostrato tutta la storia dell’OLP. Non solo: i due stati troverebbero la loro ragion d’essere nel mantenimento di una tensione reciproca, che periodicamente sfocerebbe in conflitti armati. L’abolizione degli stati è la premessa indispensabile della pace: lo stato di Israele, con il suo spropositato apparato militare e repressivo, va quindi abolito, così come l’Autorità Nazionale Palestinese, e sostituiti entrambi da una federazione di comunità disarmate.
La situazione politica in Palestina non è più quella degli anni ’70 del secolo scorso, quando la presenza di componenti di sinistra dell’Olp alimentava la speranza che una vittoria della lotta di liberazione palestinese potesse portare ad un’evoluzione in senso socialista; oggi questa evoluzione è possibile solo col rovesciamento della dirigenza dell’Olp e di Hamas, che può venire solo dalla sconfitta militare, cosi’ come solo la sconfitta militare può portare al rovesciamento dell’attuale governo israeliano. La situazione del resto è chiara: Hamas e’ sostenuta dal Qatar, dagli Emirati Arabi Uniti e dalla Turchia, tutti e tre alleati o membri della NATO; la partita che si sta giocando oggi in Medio Oriente e’ quindi evidentemente truccata.
La nostra posizione non è di neutralità o indifferenza tra i due contendenti: la pace può essere veramente una soluzione, ma per raggiungerla c’è bisogno di sconfiggere quelle classi dirigenti, palestinesi e israeliane, che della prosecuzione della guerra fanno la base del proprio potere; il pacifismo assoluto degli anarchici si accompagna all’internazionalismo proletario e al disfattismo rivoluzionario, cioè a quella pratica concreta di azioni in contrasto della guerra, pratica che nasce dal rifiuto di ogni patriottismo e di ogni gerarchia statale e militare.
La ricerca di soluzioni per le popolazioni del settore mediorientale e di altri contesti internazionali tormentati dalle guerre deve comunque necessariamente tradursi anche in concrete iniziative per la pace da condurre in Italia, per contrastare in senso antimilitarista ed internazionalista quelle misure del governo che si inseriscono, come in un gigantesco puzzle, nel controllo imperialistico del Medio Oriente: l’operazione “Mare Nostrum”, la base MUOS di Niscemi, l’acquisto degli F-35, la vendita di armi alle forze armate israeliane sono occasioni per una lotta concreta contro la guerra e contro l’impegno militare del governo italiano.
La fiaccola dell'anarchia (comunità multietnica aperta)