Egregio ministro Ronchi, ho letto il suo intervento sul manifesto e mi permetto di risponderle da cittadino qualunque ma informato, visto che mi occupo di acqua privatizzata ormai dal 2003. Credo che Lei faccia pura demagogia quando lascia credere che la panacea per la risoluzione dei problemi siano gare, standard di servizio e authority. Innanzitutto, credo che le vere infrazioni in Italia riguardano il fatto che in ogni caso dopo l'assegnazione del servizio le condizioni contrattuali siano tutte cambiate, alterando le gare stesse (dove sono state fatte). Emblematico è il caso che viviamo noi con Acqualatina spa, presieduta in palese incompatibilità di ruolo dal senatore Pdl Claudio Fazzone, sicuramente a Lei noto. Il contratto di servizio messo a gara, già cambiato rispetto a quello di legge appena prima della stipula, ha subito ulteriori "adattamenti benevoli" nel corso degli anni. Nel 2004-2005 (riconoscimenti di mancati incassi del gestore come debiti garantiti dai comuni dell'Ambito per oltre 10 milioni), nel 2006 (quota investimenti per 146 milioni "procrastinata" per altri 3 anni e contemporaneamente "bloccate" fino al 2012 le penali che il gestore deve pagare per lo standard di servizio non reso, oltre 23 milioni per il periodo 2006-2009), poi ancora nel 2009 (canone da pagare ai consorzi di bonifica, oltre 6 milioni, "traslato" da obbligo assunto dal gestore in fase di gara a impegno da onorare da parte dei comuni con la fiscalità generale). Per non parlare del costo annuo di circa un milione di euro per il trasporto d'acqua con navi-cisterna alle isole Pontine (Ponza e Ventotene), che il gestore avrebbe dovuto pagare e che invece è stato messo in carico alla Regione Lazio. Le ho reso solo uno spaccato dell'acqua privatizzata e inviterò gli amici di Arezzo, Roma, Frosinone e Palermo a metterla al corrente delle loro situazioni, tutte simili alla nostra. Dovunque, con la demagogia che il privato è bello e funziona, è stato promesso che avremmo avuto a disposizione una Ferrari del sistema idrico. Ma ci è stata assicurata una Panda. Eppure continuiamo ad assicurare ai gestori le tariffe, quelle sì previste (e aumentate) come nei piani di gara.
Sfatiamo poi la storia degli obblighi europei. Il problema delle infrazioni per gli affidamenti diretti a società di capitali sussiste solo per mancanza di chiarezza tutta italica. Se l'Italia non avesse deciso ambiguamente di riconoscere un profitto garantito del 7% sulle tariffe idriche e avesse invece scelto che il servizio idrico dovesse essere fuori dal mercato, l'Europa non avrebbe potuto parlare di necessità di gara. L'Ue obbliga i paesi membri a fare scelte senza celarle: se il nostro paese vuole consegnare la gestione idrica al profitto è libero di farlo, ma è altrettanto libero di non farlo e di affidare la gestione a enti pubblici.
Eliminiamo anche la demagogia sulle garanzie che darebbero le authority, sia perché spesso sono delle "poltrone politiche", sia perché le loro decisioni non sono "conclusive" ma passano al vaglio di tribunali amministrativi e civili. Studi inglesi ci dicono anche che le forti authority britanniche di fronte alle multinazionali si comportano "timidamente" perché hanno paura di dare scossoni al mercato. Insomma, questi organismi di garanzia sono spesso un costoso passaggio in più, che poteva essere eliminato lasciando un controllo serio ed efficace nelle mani dei cittadini, con una vera e robusta "class action". Ancor meglio si può fare se il controllo non è successivo ma preventivo, inserendo il cittadino come attore diretto nelle scelte e nella gestione, fatta con gli amministratori locali e i lavoratori idrici. Un nuovo modo di intendere la gestione "comune".
Egregio ministro, il futuro che Lei difende è già tra noi e come ho cercato d'illustrarLe è già fallito. Ne prenda atto senza demagogia, senza ostinarsi a ripeterlo. Perché non mettersi di buona lena a pensare a un nuovo pubblico? Capace, efficiente, non invaso dalla politica partitica. Sono convinto che spogliandoSi da ministro è d'accordo con me, come stanno dimostrando le migliaia di cittadine e cittadini che ci assalgono per firmare i referendum per la nuova acqua pubblica. Arrivederci al voto, che vinca la nuova democrazia dell'acqua.
* comitato acqua pubblica Aprilia
Fpnte: Il Manifesto del 20 aprile 2010