Dopo le due vittime di quindici giorni fa in cava, un'altra morte nella filiera del marmo.
Non è né destino, né casualità...
Il lavoro in cava, così come quello della segagione, è cambiato, gli interessi in gioco sono aumentati... e tutto, dai tempi ai modi dell'escavazione e della lavorazione vengono sacrificati per aumentare in misura esponenziale la produzione.
L'utilizzo di macchine sempre più potenti e di tempi di lavoro sempre più incalzanti aumentano i fattori di rischio di un lavoro già di per sé altamente pericoloso, così come aumentano la quantità di detriti utili e di scarti.
Non è accettabile ed è immorale il sacrificio di vite umane sull'altare del profitto e del capitale.
Tutte queste morti sono un monito per gli imprenditori di trovare forme e modi di lavoro che pongano al primo posto la sicurezza di chi lavora.
Tutte queste morti chiedono alla politica e alle istituzioni di stabilire regole di lavoro e quantità di escavazione che rendano sicuro il lavoro e tutelino l'ambiente.
Tutte queste morti ci dicono che non è pensabile oltre una certa età lavorare ancora in cava o comunque svolgere attività lavorative pericolose: è necessario quindi prevedere per tali lavoratori forme diverse di pensionamento, così come è previsto per chi lavora in miniera.
L'Accademia Apuana della Pace è vicina al dolore dei familiari e dei lavoratori del comparto del marmo. Di nuovo chiede con forza che si ponga fine a questo stillicidio di morti e di incidenti, intervenendo con la massima urgenza... perché di emergenza ora si tratta!
Accademia Apuana della Pace