Ieri 10 ottobre l’Occidente si è accorto di avere dichiarato guerra alla Russia, una guerra di cui si dice che non possa avere alcun altra fine che la sua sconfitta, con la vittoria dell’Ucraina, cosa che nessuno aveva mai osato pensare durante tutto il lungo calvario della guerra fredda, neppure il peggior Biden che gli Stati Uniti possono avere avuto, Nixon o Johnson che fosse La sorpresa è che la Russia questa guerra si è messa a combatterla, invece di scappare, come aveva detto mettendola alla gogna Zelensky.
E che cos’altro ci si poteva aspettare nell’escalation perversa innescata dalla guerra portata dalla Russia nel cuore dell’Ucraina? Si credeva davvero che la Russia avrebbe scatenato la nuova Apocalisse con l’arma nucleare tattica? E invece lei ha ripetuto le vecchie Apocalissi ben note, al netto di Hiroshima e Nagasaki, con bombe missili e droni “convenzionali”, quelli che come di norma ammazzano, e perché no?, pure i bambini.
E quanto alla NATO, cui è gloria per noi appartenere, è proprio lei a stare in guerra con la Russia, ne affonda la flotta nel mar Nero, ne distrugge l’oleodotto nel Baltico, gioisce per il sabotaggio del ponte per la Crimea, annuncia l’invio di 3000 soldati al suo confine, pianifica e dirige la controffensiva militare dell’Ucraina. Biden poi ha assicurato alla Russia che con le sue sanzioni, “quali non si sono mai viste prima” l’avrebbe messa nella condizione in cui sono i fuori casta, gli “intoccabili” indiani, che appunto non devono essere toccati perché contaminanti, meno che uomini.
E ai suoi officianti europei manda dollari e armi obsolete.
Quanto all’Europa, essa è vociante e introversa, indossa i colori dell’Ucraina come i ragazzi le magliette dei calciatori, ma tifa per il suo olocausto, tutta atlantismo e niente visione. E il suo Parlamento ben più che votare i crediti di guerra come fecero i socialisti nel 1914, proclama e incoraggia il conflitto, e chiama alle armi per la guerra totale alla Russia. Né mai nomina “negoziati” o “trattative”, che Zelensky ha proibito per legge, non lasciando aperta altra strada, che non sia la guerra, questa sì nucleare.
L’Italia poi manda le armi su liste segrete, bacia la destra ma pensa alle bollette.
E nessuno pensa che tra i popoli da difendere ci sono pure quelli del Donbass, che hanno diritto anche loro all’autodeterminazione, e per i quali tutto è cominciato già otto anni fa.
In tutto questo la posizione più decente sarebbe il silenzio, è impossibile dire qualcosa che non produca la veemente ripulsa di qualcuno. Basta leggere i giornali, accendere, finché c’è la luce, la TV. La guerra e i dibattiti sulla guerra sono i soli spettacoli che agli editori non costano niente; c’è un profitto anche per loro.
Tuttavia in questa situazione nessuno può mettersi fuori. Ciò che comunque e sempre è da fare, è testimoniare per la pace: e infatti finalmente si sta pensando a una o più grandi manifestazioni per la pace il che vuol dire condannare e lottare per sopprimere la guerra che già noi avevamo ripudiato.
Conte ne promuove una senza bandiere di partito, e questa è purtroppo una richiesta fondata perché non possono scagliare la prima pietra i partiti che con la ripudiata erano tornati a far causa comune e a fornicare. Però non si può scendere in piazza senza aver chiaro per che cosa si manifesta, che cosa veramente si vuole, qual è il grido per striscioni e manifesti. Perché, come la destra rinfaccia giustamente a molti, tutti dicono di volere la pace, tutti si ammantano della livrea della pace, ma la pace non la fanno. E c’è chi dice no all’aggressione, ma sì alle armi, sì alle sanzioni,, sì alla vittoria contro i russi invasori , e chi esige che il metro di ogni misura sia il voler stare dove già stiamo, la fedeltà alle alleanze, il professarsi, magari anche senza esserlo, europeisti e atlantisti. E dunque che pace sarebbe? E si manifesterebbe per cosa? Bisogna allora ricordare che la pace non è la vittoria, come non può essere la sconfitta. E bisogna dire almeno quattro No: No all’invasione e alle annessioni. E questo vale per Putin. No all’invio di armi per attizzare il fuoco. E questo vale per la NATO, per Draghi e per Guerini. No alle sanzioni. E questo vale per Biden e mezzo mondo che vuole buttare fuori della storia l’altro mezzo mondo. No al “principio guerra” come vanto e stato del mondo. E questo vale per Zelensky. E dire quattro Si: Si al “Cessiamo il Fuoco”. Si all’unità umana. Sì alla Terra di Tutti. E in questo 11 ottobre che ricorda quello del 1962, in faccia ai popoli oppressi dire Si alla Terra di Tutti e particolarmente alla Terra degli altri.
E questo vale per noi.
Nel sito pubblichiamo un articolo di Domenico Gallo su una scandalosa risoluzione del Parlamento europeo.