Perdonatemi se dal 24 febbraio ripeto la stessa cosa, come un disco rotto, ma questa guerra non potrà essere vinta. Non potrà essere vinta dall’Ucraina contro una potenza nucleare come la Russia, e Zelens'kyj non potrà riprendere il Donbass, tanto meno la Crimea. Né potrà essere vinta dall’aggressore, anche se in questo caso gli obiettivi militari e geopolitici sono certamente megalomani ma meno chiari: probabilmente la vera aspirazione di Putin è sedersi a un tavolo con Biden e Xi Jinping per ridiscutere gli equilibri di potenza globali.
Il partito della guerra a oltranza, del prolungamento del conflitto fino alla riconquista della piena integrità territoriale dell’Ucraina, non può che ottenere un numero di morti e di massacri sempre maggiore. Più passerà il tempo e peggio sarà, in termini di sangue versato, sopratutto di civili. Coloro che pensano che la trattativa con Putin possa iniziare solo dopo la riconquista, con le armi, del Donbass o altre simili follie non ha capito cosa sia una trattativa. Quella si chiama vittoria militare, non trattativa di pace.
La pace non si negozia quando la guerra è già finita perché l’abbiamo vinta o perché l’escalation ha portato alla distruzione di tutti i contendenti e del pianeta intero. La pace si negozia immediatamente, utilizzando ogni spiraglio possibile e facendo lavorare la diplomazia notte e giorno.
La via della riconquista totale dei territori ucraini è comprensibilmente perseguita dal governo Zelens'kyj, e fino a pochi giorni fa dagli Stati Uniti i cui interessi geopolitici ed economici in tutta questa vicenda sono opposti a quelli europei. Ieri avrete sicuramente letto lo sfogo del ministro macroniano dell’economia francese Le Maire: “Il conflitto in Ucraina non deve sfociare in una dominazione economica statunitense e in un indebolimento dell’UE” e “non possiamo accettare che il nostro partner statunitense ci venda il suo GNL a un prezzo quatto volte quello al quale vende agli industriali americani”.
Il problema, però, è che Zelens'kyj pare ormai disposto a tutto pur di ottenere un’escalation del conflitto. Il fatto che abbia vietato per decreto la possibilità di condurre trattative di pace con Putin, caso unico nella storia, oltre a rivelare involontariamente la presenza in Ucraina di un consistente fronte pro-trattativa e pro-accordo di pace, mostra la volontà di sabotare ogni sforzo diplomatico ancor prima che possa nascere. L’UE su questo non sembra aver nulla da dire, il Parlamento europeo si è anzi affrettato a votare una risoluzione bellicista che conferma che l’unica strategia è “rafforzare massicciamente l’assistenza militare” all’esercito ucraino. Una risoluzione nella quale non appaiono, neppure come mero richiamo retorico, le parole “cessate il fuoco”, “trattativa” o “negoziato”.
Tempo fa in una trasmissione televisiva il giornalista de La Stampa Domenico Quirico commentò, alludendo allo scarsissimo utilizzo dell’aviazione da parte di Putin, “i russi fino ad oggi hanno usato un millesimo della loro capacità distruttiva”, mentre un generale presente in studio annuiva. Mi pare che la conferma l’abbiamo avuta nei giorni scorsi con i criminali bombardamenti di Putin in reazione all’attacco ucraino al ponte in Crimea. Una sanguinosa reazione che è stata allo stesso tempo una risposta di Putin ai critici interni che considerano eccessivamente morbida la sua gestione del conflitto in Ucraina. Eh sì, perché la situazione è questa e un “regime change” in Russia non condurrebbe purtroppo ad un governo di colombe in cerca di ramoscelli d’ulivo ma piuttosto ad un governo di falchi, con ogni probabilità più pericolosi dello stesso Putin.
E noi semplici cittadini e cittadine che possiamo fare? Possiamo farci sentire, manifestare per la pace, fare pressione sui nostri governi affinché l’UE recuperi un ruolo autonomo e si adoperi per avviare immediatamente trattative e negoziati, coinvolgendo anche la Cina, che può avere un’influenza decisiva sulla Russia, e persuadendo Zelens'kyj a sedersi al tavolo. Il segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato pochi giorni fa che gli Usa sono pronti a un negoziato. Saranno poi i diplomatici a individuare condizioni accettabili per i contendenti: una strada razionale diversa da quella negoziale non c’è, a meno che non si sia disposti a portare il pianeta a un passo dalla guerra nucleare totale.
Leggo in queste ore nuovi attacchi polemici al movimento per la pace che sicuramente nei prossimi giorni si faranno ancor più violenti, via via che ci avvicineremo alle manifestazioni di piazza. Se ritenete che la via diplomatica e le trattative di pace non siano percorribili e che solamente la vittoria finale contro la Russia sia la soluzione augurabile di questo conflitto, dite con chiarezza che volete la guerra fino alla vittoria, chiedete anzi il coinvolgimento diretto dell’Italia e della Nato, perché mandare armi non basta. Risparmiateci però la pantomima delle manifestazioni belliciste tempestate di bandiere arcobaleno: non si può voler incarnare contemporaneamente lo spirito della pace e l’estremismo guerrafondaio.
Post su Facebook del 12 ottobre 2022