Care Compagne e cari Compagni,
Buon pomeriggio a tutte e a tutti, intanto grazie. Grazie a chi ha scelto di esserci, grazie ai relatori e grazie a Valentina, che modera l'incontro.
Perché questo incontro e perché proprio qui. Nel mio intervento voglio provare a spiegarlo.
Quando abbiamo scelto di organizzare questo attivo all'interno di una scuola, lo abbiamo fatto perché volevamo un luogo significativo per parlare di pace. Perché la scuola per noi è anche e soprattutto questo: quel luogo dove crescere cittadine e cittadini liberi e consapevoli, dove far conoscere alle giovani generazioni la nostra Costituzione, la Via Maestra che, a differenza di quanto sostiene la seconda carica dello Stato, è antifascista dal primo all'ultimo articolo.
Una Carta che mette al primo posto, articolo 1, ciò che noi ci impegniamo a difendere ogni giorno, il lavoro, dichiarando la nostra Repubblica fondata su questo. La Costituzione, con l'articolo 11 lo dice, lo grida forte e chiaro: l'Italia ripudia la guerra.
Ecco dunque perché siamo in una scuola: perché qui vogliamo crescano bambine e bambini, ragazze e ragazzi, consapevoli dell'orrore delle guerre, di tutte le guerre, vogliamo crescano qui instancabili costruttrici e costruttori di pace.
Siamo qui perché lavoro, scuola e sanità pubblica sono al centro delle nostre lotte, delle nostre rivendicazioni sindacali, da sempre.
Perché quando si parla di scuola pubblica si parla di investimenti, non di costi, non di spesa, non di qualcosa rispetto al quale si può razionalizzare, tagliare, come sta facendo questo Governo; penso al tema del dimensionamento e agli accorpamenti degli istituti scolastici, rispetto al quale poi, con il decreto Milleproroghe il Governo è stato costretto ad una parziale ma non sufficiente marcia indietro, perché il problema è solo rimandato, fra un anno saremo di nuovo costretti a parlarne e noi continuiamo e continueremo a dire che è un grande errore e a batterci perché si torni definitivamente indietro e so che la CGIL nazionale, con Christian, sarà al nostro fianco.
Siamo qui nella scuola "Don Lorenzo Milani" intitolata ad una figura straordinaria, di cui abbiamo celebrato il centenario dalla nascita, perché la nostra idea di scuola è esattamente quella del Priore di Barbiana: la scuola non come ospedale che cura i sani e respinge i malati, ma la scuola come leva dell'ascensore sociale, che consente a tutte e tutti di emanciparsi, indipendentemente dalle condizioni socio-economiche di provenienza. Non è la scuola del Merito del Ministro Valditara, la scuola delle classi differenziali, delle gabbie salariali per le e gli insegnanti, dell'umiliazione come metodo educativo, la scuola che concepisce solo il linguaggio delle punizioni, della competizione smodata che porta persino i giovani a gesti drammatici, non è la scuola del ritorno al voto numerico alla primaria perché le nostre bambine e i nostri bambini non sono numeri; sono sogni, passioni, inclinazioni, e la scuola ha il dovere di accompagnarli, non di svilirli.
C'è una narrazione urticante sui giovani: fannulloni, apatici, senza valori e ideali. Menzogne. Ragazze e ragazzi si sono mobilitati in tutto il mondo e in Italia per l'ambiente, per i diritti civili, per i diritti delle donne, contro la violenza di genere, per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni, per difendere la Costituzione insieme a noi, per la Pace.
E poi.. e poi dal 23 febbraio aver scelto di tenere questo incontro in una scuola ha anche un altro significato: vogliamo esprimere solidarietà alle studentesse e agli studenti manganellati a Pisa mentre stavano manifestando per chiedere la pace.
Non ci sono giustificazioni, quelle ragazze e quei ragazzi erano disarmati, a volto scoperto, stavano esercitando il loro sacrosanto diritto a manifestare contro quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza.
Andrebbero ringraziati perché si indignano, perché non si voltano dall'altra parte, perché gridano il loro desiderio di pace, il loro rifiuto della guerra.
Invece sono stati manganellati, riportandoci indietro di quasi 13 anni, facendoci tornare alla mente le immagini vergognose di Genova.
Grazie a chi, del nostro Sindacato e del nostro territorio, ha partecipato alle manifestazioni che hanno inondato Pisa.
Hanno provato a fermare qualche decina di giovani. Hanno fatto scendere un piazza qualche migliaia di giovani, accompagnati da genitori, insegnanti, cittadine e cittadini antifascisti e democratici.
In quella piazza c'eravamo anche come CGIL, contro le bombe e contro i manganelli.
Come Cgil Massa Carrara siamo da sempre costantemente impegnati contro le guerre.
Lo siamo stati in questi anni, siamo scesi in piazza con le nostre bandiere e con la bandiera della pace, e lo saremo ancora in futuro, senza se e senza ma.
Dopo la giornata nazionale del 24 febbraio, convocata dalle Coalizione di AssisiPaceGiusta e Europe for Peace, che ha visto più di 120 città e decine di migliaia di cittadine e cittadini mobilitarsi per chiedere di fermare tutte le guerre, per difendere i diritti democratici fondamentali come la libertà di manifestare, il diritto di sciopero, il diritto di associazione e di espressione, oggi messi in discussione, sabato scorso, il 9 marzo, eravamo di nuovo a Roma per difendere il diritto e la libertà di manifestare, per chiedere il cessate il fuoco, la fine di questa strage nella Striscia, per chiedere che sia garantita assistenza umanitaria alla popolazione di Gaza, la liberazione di ostaggi e prigionieri, la fine dell'occupazione e riconoscimento dello Stato di Palestina sulla base delle risoluzioni ONU, per chiedere che si tenga una Conferenza internazionale per la pace e la giustizia in Medio Oriente.
Ecco perche siamo qui oggi. Per proseguire questo impegno, per farlo insieme. Insieme all'Accademia Apuana per la Pace, con cui da tempo spesso portiamo avanti battaglie comuni. Voglio ringraziare, per tutti, il suo portavoce, Gino Buratti, per aver fin da subito convintamente aderito al nostro appello a manifestare il 27 Gennaio, Giorno della Memoria, quando la città capoluogo della prima Provincia italiana medaglia d'oro al valor militare ha subito lo sfregio, in quella Giornata così densa di significato, della presentazione di un libro fascista, razzista, misogino e omofobo come quello del Generale, oggi indagato, Vannacci.
E grazie a Padre Mario Vaccari, Vescovo di Massa Carrara e Pontremoli che ho voluto fortemente fosse presente oggi qui.
In una recente chiacchierata, benché la CGIL sia una organizzazione ovviamente laica, abbiamo trovato vari punti di convergenza, a partire dalla necessità e dell'urgenza di mettere al centro l'impegno per la pace ma non solo penso anche ad una grande alleanza contro la povertà. Crediamo che oggi il nostro compito sia quello unire, di ritessere nella società alleanze capaci di costruire ponti e non steccati.
E poi perché a colorare con i colori della pace le piazze che in questi mesi si sono riempite, c'erano le associazioni cattoliche insieme a noi, c'era il mondo della Chiesa, sulla scia delle parole di Papa Francesco e dell'impegno del Cardinale Matteo Maria Zuppi che, si sono fin da subito prodigati, spesso fin troppo soli, nel chiedere che si lavorasse ad una soluzione diplomatica del conflitto russo-ucraino. Non è con le armi che finirà quella guerra.
Non abbiamo mai accettato che chi parla di questo, venga tacciato di essere amico di Putin. Non abbiamo mai avuto dubbi su chi sia l'aggredito e chi l'aggressore.
Condanniamo fermamente l'aggressione di Putin e condanniamo anche i metodi con cui da anni reprime il dissenso, basti pensare all'assassinio di Navalnyj. Non siamo noi quelli che hanno avuto tentennamenti o sbandate rispetto a Putin.
Ma siamo noi, da sempre, quelli che invocano la pace. Quelli che chiedono al Governo e all'Europa di esercitare, fino in fondo, il loro ruolo per una soluzione diplomatica. Non è con la corsa al riarmo, non è destinando a questo ulteriori risorse, non è rischiando una guerra nucleare che si risolverà la vicenda, non è così che i civili smetteranno di essere uccisi. Quante vite umane ancora?! Se lo chiede Papa Francesco e ce lo chiediamo anche noi.
E ancora...come possiamo tapparci gli occhi di fronte a quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza?
Abbiamo condannato fin da subito il vergognoso attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. Un attacco da condannare senza se e senza ma.
Ma questo non può giustificare quello che è accaduto dopo, che è e resta ingiustificabile. Ancora più ingiustificabile e terribile ora dopo ora.
Parliamo di oltre 30.000 morti, un terzo dei quali bambini e bambine, parliamo del fuoco sui palestinesi in fila per gli aiuti, parliamo di aiuti umanitari che non riescono ad arrivare a Gaza. Parliamo di questo.
E di fronte a questi morti, a questo dolore, c'è chi pensa persino di definire la parole del Segretario di Stato Vaticano Parolin "deplorevoli", solo per aver detto la verità.
L’unica cosa che trovo deplorevole sono le immagini che arrivano dalla striscia di Gaza, sono quelle bambine e quei bambini morti, quelle donne piegate da un dolore insopportabile.
Non riuscirete a silenziare le voci che si stanno alzando contro questo orrore indicibile.
Voglio però fare una precisazione: le responsabilità gravissime, gravissime, di un Governo, quello di Netanyahu, non possono ricadere sul popolo di Israele nel suo complesso riaccendendo un pericoloso odio antisemita che ci riporta al periodo più buio e vergognoso della storia. Lo dico perché questa situazione mi preoccupa anche da questo punto di vista.
Noi chiediamo con forza la fine della guerra, il rilascio degli ostaggi, la fine dell' occupazione e il riconoscimento dello Stato di Palestina sulla base delle risoluzioni ONU.
Intendiamo continuare a far sentire la nostra voce sul conflitto russo-ucraino, sul Medio Oriente ma anche sulle altre guerre che insanguinano il mondo spesso in un vergognoso, complice, silenzio, nell'indifferenza, se non nella convenienza di tanti, troppi Paesi, Italia inclusa.
Intendiamo far sentire la nostra voce, forte e chiara, per quelle parti del mondo dove vengono quotidianamente negati e calpestati diritti umani e libertà fondamentali: penso alla battaglia, che dobbiamo sostenere, partita dalle donne in Iran, "Donna, Vita, Libertà" è anche il nostro grido. Penso al silenzio, vergognoso, calato sulla condizione delle donne in Afghanistan. E la lista sarebbe lunga.
Serve agire un cambiamento che parta dalla messa in discussione dell’attuale modello capitalistico imperniato sul dominio della finanza, che determina conseguenze drammatiche, che acuisce le disuguaglianze, le ingiustizie, le paure che portano i sovranismi a dare risposte populiste e costringono i penultimi della società a lottare contro gli ultimi invece di creare quella coesione sociale, facendo scattare quel meccanismo solidaristico capace di non lasciare nessuno indietro, di invertire la rotta.
Abbiamo la necessità di rimettere al centro della nostra azione diritti sociali e diritti civili, che devono progredire di pari passo, l'istruzione come leva dell'ascensore sociale, non la scuola del merito senza uguaglianza, ma quella di Don Milani, la sanità pubblica perché potersi curare sia realmente un diritto per tutte e tutti, non solo per chi può permetterselo e può permettersi di rivolgersi al privato per evitare interminabili liste di attesa; abbiamo bisogno di mettere al centro salari giusti e dignitosi perché lavoro non può essere sinonimo di sfruttamento, e perché una lavoratrice non può essere discriminata rispetto ad un lavoratore. Abbiamo bisogno di rimettere al centro un modello di sviluppo finalmente davvero sostenibile, rifuggendo dal ricatto occupazionale e dalla contrapposizione tra ambiente e lavoro, abbiamo bisogno di rimettere al centro la nostra preziosissima e bellissima Costituzione, la democrazia, messa in pericolo dai progetti di riforma istituzionale che questa destra sta portando avanti, penso al Premierato o all’autonomia differenziata, la pace appunto, e ancora il lavoro, che deve essere stabile, sicuro e di qualità e infine voglio citare un tema forse scomodo, il fisco: non è possibile vivere in un Paese dove l’80% di quello che entra nelle casse dello Stato proviene dalla tassazione che grava su lavoratrici e lavoratori dipendenti, pensionate e pensionati.
Doveri inderogabili e diritti inalienabili, ma se i doveri sono sempre e solo per alcuni non va bene.
Agire il cambiamento significa anche ribadire orgogliosamente chi siamo, il DNA della nostra terra, antifascista, accogliente e solidale. Il nostro DNA è quello venuto fuori davanti al porto di Marina di Carrara, dove da mesi sbarcano persone, persone non numeri, persone, in cerca di una vita degna di essere definita tale. Noi eravamo, insieme, davanti a quel porto a dire con i nostri cartelli, che nessuno qui è straniero, ad esprimere la solidarietà e sostegno, anche concretamente, all'equipaggio della Open Arms, ingiustamente sanzionato e fermato per cosa?! per aver salvato TROPPE vite umane, TROPPE.
Siamo orgogliosi che la Open Arms sia protagonista di un'operazione pilota per testare un nuovo corridoio marittimo umanitario che porterà aiuti direttamente da Cipro alla popolazione palestinese.
Questa è la CGIL di Massa Carrara di cui mi onoro di essere il Segretario.
Nicola del Vecchio
Segretario Generale CGIL Massa Carrara
Massa, 11 marzo 2024